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Cronaca

Coronavirus, la rabbia dei lavoratori della logistica: "Online? Si continua a vendere di tutto, basta"

Colpa, secondo i sindacati Cgil, Cisl e Uil, anche di un cavillo nei codici Ateco autorizzati dal ministero. "Serve stop, tranne filiere essenziali"

Zaini, profumi, abbigliamento. Tutti beni non essenziali che continuano ad essere venduti on line mettendo in pericolo i lavoratori della logistica. Per questo Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti dell'Emilia-Romagna chiedono una stretta.

"Ad eccezione delle quattro filiere essenziali, serve un fermo produttivo in tutta la regione. Solo così si mette fine al caos normativo sul quale si inseriscono le grandi multinazionali logistica. Ad oggi, infatti, il 90% degli acquisti on line è di beni non essenziali", denunciano i sindacati.

"Segnalazioni sulla scarsa sicurezza nelle postazioni di lavoro ci arrivano dalle nostre strutture in ogni angolo della regione: lavoratori preoccupati e impauriti non potendo attivare lo smart working. Nel 90% dei casi parliamo però di beni affatto essenziali: abbigliamento intimo, magliette, pantaloni, profumi, zaini. Questa confusa situazione è figlia di un paradosso normativo che ha diviso in due l'Emilia-Romagna e sta provocando perplessità non solo tra gli addetti ai lavori", puntano il dito i sindacati.

"L'ordinanza della Regione del 24 marzo, infatti, è valida solo per Piacenza e Rimini e definisce chiaramente quali sono le attività consentite (fino al 3 aprile, ndr). Le altre province seguono un altro riferimento normativo, il decreto del 22 marzo che inserisce senza alcuna distinzione la logistica all'interno del codice Ateco 52, andando così a vanificare qualsiasi differenziazione tra ciò che è essenziale e e quel che non lo è", spiegano Filt, Fit e Uiltrasporti.

"Serve omogeneità su tutto il territorio regionale, richiesta che abbiamo inoltrato in una lettera al presidente Stefano Bonaccini. L'assessore regionale al Lavoro Vincenzo Colla ha dichiarato essenziali solo quattro filiere: sanitaria, alimentare, energetica e dei servizi essenziali. Tutto il resto si deve fermare", aggiungono.

"È quello che chiediamo venga effettuato in tutta l'Emilia-Romagna, ossia il fermo di tutte le attività produttive, tranne le quattro filiere essenziali. Almeno fino a quando non ci sarà certezza, da parte del Comitato tecnico di supporto al governo, che il rischio sia alle spalle, che come tutti ci auguriamo avvenga il prima possibile", chiedono i sindacati.

"Perché è in queste contraddizioni normative che si inseriscono a gamba tesa con i propri studi legali le grandi multinazionali della logistica, veri potentati d'affari, per differire le tempistiche delle chiusure delle attività, impugnando questo o quell'avverbio, questa o quella parola", sostengono le tre sigle dei trasporti, che eccepiscono anche sulle 'faq' sul sito della Regione dedicate all'emergenza Covid-19, dove "è necessaria una maggiore chiarezza per evitare qualsiasi fraintendimento lessicale", come nella risposta in cui si dice che il commercio on line è sospeso.

"Una dicitura simile vanifica ogni sforzo fatto dai sindacati per cercare di ridurre il più possibile il rischio contagio nei depositi della logistica", ammonoscono Filt, Fit e Uiltrasporti. "Non può nemmeno accadere che spetti al lavoratore prendersi ferie o malattia solo perché l'azienda in appalto non apre nessun ammortizzatore sociale in quanto il proprio committente, a sua volta, è 'ricattato' da clienti, che altro non sono che i grandi marchi della moda o altri settori sicuramente non equiparabili a 'beni essenziali', che intimano la prosecuzione delle attività, pena l'applicazione di forti penali economiche o la rescissione del contratto commerciale", concludono. (Vor/ Dire)

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