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Cronaca

Coronavirus, la speranza viene dall'eparina: via al test in Emilia-Romagna

Pierluigi Viale, docente all'Alma Mater, coordinatore del test: "Necessità di acquisire rapidamente evidenze"

L’agenzia italiana del farmaco, Aifa, ha autorizzato l’inizio dei test clinici sull'utilizzo dell'eparina per trattare i pazienti colpiti dal Coronavirus. I test saranno coordinati da Pierluigi Viale, docente all'Alma Mater e infettivologo, nella nostra regione verranno condotti al Sant'Orsola-Malpighi, a Parma, a Modena e anche dall'unità Operativa Complessa Malattie infettive di Rimini e Forlì/Cesena dell’Ausl Romagna. Sembra che il medicinale abbia la capacità di "ingannare il virus e bloccare l’attacco alle cellule", come confermato dai primi test in vitro e dall'utilizzo sui pazienti in Cina. 

Lo studio valuterà - si legge in una nota della casa farmaceutica Hepalink - "l’impiego del biosimilare di enoxaparina sodica Inhixa" per verificare "la sicurezza e l’efficacia dell’anticoagulante, somministrato a diversi dosaggi, nel migliorare il decorso della malattia". 

"Enoxaparina sodica è un’eparina a basso peso molecolare con un’elevata azione antitrombotica che ne fa, ad oggi, uno degli anticoagulanti più utilizzati per la prevenzione e la terapia delle tromboembolie venose Tev e arteriose nei soggetti sottoposti a intervento chirurgico o allettati", spiegano dalla casa farmaceutica. 

"Tutti i 300 pazienti ammessi alla sperimentazione riceveranno enoxaparina biosimilare per via sottocutanea, Inhixa, in mono-somministrazione giornaliera: un gruppo di 200 pazienti con dose di profilassi pari a 4.000 Ui e un gruppo di 100 con dosi terapeutiche intermedie di 6.000, 8.000 o 10.000 Ui, in base alla massa corporea". 

"Alla luce delle evidenze scientifiche raccolte finora e dei risultati incoraggianti che provengono dagli studi svolti in Cina, sia in vitro sia sui pazienti, è nata l’idea di promuovere una sperimentazione anche in Italia impiegando, a scopo terapeutico, un dosaggio medio alto del farmaco", chiariscono da Hepalink.

L'eparina che "inganna" il virus

"I dati che giungono dall'Oriente suggeriscono un ruolo di Inhixa nel limitare l’azione patogena del virus. L’eparina ha una struttura molto simile all’eparan solfato, molecola presente sulla superficie cellulare del nostro organismo e usata dal Sars-CoV-2 per aderire alla cellula, prima di entrarvi e liberare all’interno sostanze tossiche chiamate citochine. L’anticoagulante attrae il virus - questa la speranza nell'utilizzo dell'eparina - che si attacca alla molecola del farmaco: il virus viene così ingannato e, anziché aggredire le cellule sane, aggredisce l’eparina".

"A conferma di ciò, i test cinesi effettuati da Techdow mostrano in vitro l’efficacia antivirale di Inhixa, associata alla capacità di interferire altresì con la “tempesta citochinica” che caratterizza la fase iper-infiammatoria della malattia, che è quella più pericolosa per il paziente", sottolineano dalla casa farmaceutica.

I test saranno effettuati a "Azienda Ospedaliero-Universitaria Sant'Orsola-Malpighi di Bologna, Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico V. Emanuele di Catania, Azienda Ospedaliero-Universitaria Integrata di Verona, Azienda Ospedaliera San Carlo di Potenza, ASST Cremona, ASST Spedali Civili di Brescia, Fondazione Poliambulanza di Brescia, IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo (FG), IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano, Ospedale Amedeo di Savoia di Torino, Policlinico di Modena, Policlinico Universitario Gemelli di Roma, Unità Operativa Complessa Malattie infettive di Rimini e Forlì/Cesena dell’Ausl Romagna".

“Un altro importante tassello del nostro armamentario terapeutico verso Covid-19 entra nella fase di sperimentazione clinica, quanto mai necessaria per capirne al meglio il ruolo e l’applicabilità”, dichiara il professor Pierluigi Viale, coordinatore dello studio. “Siamo grati ad Aifa per questa celere approvazione, che consentirà ai centri coinvolti di iniziare a lavorare per dimostrare il razionale di questa ipotesi scientifica. Abbiamo necessità di acquisire rapidamente evidenze e pertanto dobbiamo lavorare all’interno di trial clinici, associando alle nostre intuizioni e speranze il necessario rigore metodologico”.

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