rotate-mobile
Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Coronavirus, gli studiosi Unibo: "Potrebbe arrivare dal pangolino, trovati possibili farmaci"

Dal virus killer, al problema fondi per la ricerca in Italia. Intervista a Federico Giorgi, che ha pubblicato una importante ricerca sul coronavirus insieme a Carmine Ceraolo

Federico Giorgi è ricercatore di bioinformatica al Dipartimento di Farmacia e Biotecnologie dell’Università di Bologna e insieme a Carmine Ceraolo, studente della laurea internazionale in Genomics dell’Alma Mater, ha pubblicato una ricerca a tema coronavirus pubblicata sull'autorevole Journal of Medical Virology. Ma cosa dimostra questa ricerca e come è stata condotta? Da dove arriva il coronavirus e che caratteristiche ha? Esiste già il modo di debellare questo virus? E' vero che deriverebbe dal pipistrello? 

Tantissime domande alle quali Giorgi risponde pazientemente e con un linguaggio adatto a far comprendere bene tutto anche a chi scienziato non è: "Lo studio lo abbiamo condotto la scorsa settimana e scaturisce dalla genomica umana, che normalmente ci porta a confrontare i DNA di soggetti malati con quelli di soggetti sani per capire se tali differenze siano o meno causa, per esempio, di tumori. Abbiamo spostato il focus sul coronavirus attingendo dal database Genbank e osservando le sequenze di tutti gli organismi per paragonarle a quelle del 2019-nCoV. Un parolone da 30 mila lettere ci ha detto come sono fatte le sue proteine e a cosa è simile, quindi da cosa deriva: ecco il punto innovativo. Abbiamo potuto osservare come somiglia ad altre sequenze di genomi dello stesso virus e come siano diversi da paziente a paziente, da paese a paese...". 

E a questo punto vi serviva un altro database? A cosa siete arrivati? "Sì. Abbiamo allora consultato il Gisaid nel quale abbiamo trovato altri 55 genomi, da sommare al primo, compresi quelli condivisi dallo Spallanzani di Roma. Nessuno ancora li aveva confrontati e così lo abbiamo fatto noi dell'Unibo. Abbiamo identificato tre gruppi: quello della Sars del 2003, quello che causa la Mers, il virus naturale del pipistrello e il neo coronavirus, il 2019-nCoV. Abbiamo scoperto che tutto è derivato da un unico paziente e non molto tempo fa. Da lì poi il virus si è propagato". 

Dunque il coronavirus ha origine da una variante animale visto che la sua sequenza corrisponde a quella di un pipistrello che vive in Asia? "Il genoma del 2019-nCoV umano ha in comune circa 96,2% di identità con il suo probabile progenitore nel pipistrello rinvenuto in Cina, nella provincia dello Yunnan". 

Genomi coronavirus-2

Ma ecco un altro colpo di scena: fa la sua comparsa il pangolino, un piccolo mammifero simile a un armadillo in pericolo di estinzione..."Tre giorni fa su un sito cinese autorevole, il China Agricultural University in Guangzhou, è stato pubblicato un comunicato stampa che annunciava di aver scoperto che la sequenza genomica del pangolino è identica per il 99% a quella dei pazienti affetti da coronavirus". 

Pangolinis-2

Come si sarebbe trasmesso il virus da animale a uomo? "Non è chiaro come possa essere avvenuta la trasmissione, nè nel caso del pipistrello che in quello del pangolino, considerando anche il fatto che il virus può vivere anche diverse ore senza un corpo. E' comunque molto simile a un virus in natura". 

A che punto siamo con la cura? "Isolare il virus è stato fondamentale e comunque, per fortuna, il tasso di mortalità è basso e la propagazione lenta. Mentre le terapie della Sars sono risultate inefficaci ma alcune simulazioni informatiche hanno trovato possibili farmaci". 

Parliamo di ricerca? Si è discusso molto sulla precarietà delle ricercatrici dello Spallanzani...com'è la situazione per  voi in generale? Rischiamo di perdervi perchè vi trasferite all'estero? "Così è un po' come guardare il dito e non la luna. L'Italia non ha una percentuale più alta di precari della ricerca rispetto ad altri Paesi del G20. Da noi si chiamano assegnisti di ricerca, all'estero Postdocs. Il vero problema del nostro Paese è la tragicamente bassa percentuale di PIL dedicata alla ricerca. L'Italia spende l'1.3% del suo PIL in ricerca. Proporzionalmente anche meno della Cina, per dire! Quindi sta qui il problema della ricerca. Poi, da dove si prendono queste risorse e' un altro problema? Nessun partito ha una chiara politica di ricollocazione delle risorse per portare l'investimento della ricerca dall'1.3% al 3%. Sull'emigrazione: io sono tornato in Italia dagli Stati Uniti con un programma Montalcini. Al mio rientro ho trovato un patrimonio colossale di conoscenze, entusiasmo, idee...Rallentanto da questa cronica mancanza di fondi. Ottimismo sì, ma politici...fate qualcosa!"

Qual è la cosa che le viene chiesta più frequentemente? "Se è sicuro viaggiare. Mi hanno posto il quesito anche degli studenti che dovranno andare a Singapore fra qualche mese. In questo caso è bene attendere e capire cosa succede, mentre in generale direi che viaggiare è sicuro purchè non si vada a Wuhan o in altre zone della Cina colpite". 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Coronavirus, gli studiosi Unibo: "Potrebbe arrivare dal pangolino, trovati possibili farmaci"

BolognaToday è in caricamento