Coronavirus e fase due, quasi tutte le aziende prevedono calo di fatturato: "Ci saranno problemi di occupazione"
Il numero uno degli industriali emiliani Caiumi: "Obiettivamente ci saranno problemi di occupazione, non c'è dubbio"
Quasi il 94% delle imprese prevede una riduzione del fatturato: tra il 15% e il 30% per quasi il 75% dei casi, del 50% e oltre per il 19%. Ancora, quasi il 66% prevede ritardi negli approvvigionamenti, di un mese nel 43% dei casi. Sono i principali indicatori del sondaggio di Confindustria Emilia, tra i propri associati, per testare gli effetti di un oltre un mese di lockdown.
Il 42% di imprese, così, ha già richiesto moratorie alle banche, ottenendo per meta' dei casi risposte positive e per l'altra meta' ancora "nessuna risposta". Intanto, quasi il 69% delle aziende ha chiesto la cassa integrazione Covid.
A conti fatti, precisa il presidente industriale Valter Caiumi illustrando il sondaggio in videoconferenza, solo il 10% delle imprese registra un andamento positivo del portafoglio in termini tendenziali rispetto allo stesso periodo del 2019, mentre il 20% risulta "in linea". Le principali filiere che non risentono di cali, al momento, sono la chimica-farmaceutica, l'agroalimentare, la plastica.
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Confindustria, nei territori di Bologna, Modena e Ferrara, ha chiesto dunque alle sue 3.311 imprese di illustrare i numeri dell'emergenza: al 31 marzo hanno risposto 851 aziende, pari al 25% degli associati, che rappresentano oltre 52.000 dipendenti e quasi 18 miliardi di fatturato. L'83% è manifatturiero e conta il 93% dei dipendenti in questione, con quasi il 95% del fatturato. Inoltre, le piccole imprese che hanno risposto valgono oltre il 73% del campione, a fronte di un 23% di medie imprese e di un 4% di grandi imprese.
"Più le settimane passano, più non amministriamo questa fase, e peggio è. Perché, purtroppo, se non prepariamo un piano di riapertura, il rischio è che possa attivarsi una deregulation che farebbe più male che bene". Lo afferma il presidente di Confindustria Emilia, Valter Caiumi.
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L'obiettivo era ed è quello, puntualizza Caiumi, "di cercare un'apertura progressiva, che poteva essere molto più lenta, graduale, una settimana fa. Adesso, invece, più le settimane passano, più il fermento ci porta a dover ripartire in modo meno ragionato e più impulsivo".
Il fronte è anche sui tanto temuti licenziamenti. "Non ho avuto sensazioni dirette" riconosce Caiumi ma "obiettivamente ci saranno problemi di occupazione, non c'è dubbio. Auguriamoci di avere la forza prima di limitarli al minimo, e poi di avere ammortizzatori sociali che ci possano portare lontano". (Dire)