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Cronaca

Covid-19 e il duro lavoro di medici e infermieri: "Rischio 'crollo' nella fase due"

A fare il punto Gioacchino Pagliaro, direttore di Psicologia Ospedaliera Ausl di Bologna: "I nostri professionisti si sono dimostrati all'altezza nonostante i livelli di stress. Attenzione a quando calerà la tensione: rischio di risposte di tipo depressivo"

Come stanno i medici e gli infermieri che dall'inizio dell'emergenza Coronavirus lavorano notte e giorno, a ritmi incalzanti, con il pensiero delle proprie famiglie e un'enorme responsabilità sulle spalle e centinaia di pazienti di cui occuparsi? Fisicamente sono molto stanchi certo, ma il loro stato mentale? Cosa stanno vivendo e soprattutto cosa vivranno quando le cose si saranno gradualmente normalizzate o comunque stabilizzate? 

Gioacchino Pagliaro è il Direttore della UOC di Psicologia Ospedaliera dell'AUSL di Bologna che supporta i professionisti sanitari coinvolti nell' emeregenza Covid-19: "Innanzitutto va detto che abbiamo rilevato subito come la grande professionalità e sensibilità dei nostri medici,infermieri e operatori socio-sanitari riuscivano a contenere la loro problematica psicologica. Infatti i disturbi psicologici, sicuramente presenti, non limitavano la capacità operativa nel lavoro ed il desiderio di essere vicini al paziente ed ai famigliari."

Una cosa buona, determinata da cosa secondo lei? "La forza di questi professionisti sta nel sentirsi all'altezza della situazione, di percepirsi un gruppo coeso anche in una situazione inedita come questa. Abbiamo rilevato dei professionisti in grado di gestire i livelli di stress determinati dal Coronavirus. I momenti di crisi in genere si manifestano con forme di  forte preoccupazione e paura, che spesso sfocia nel panico o nella classica ansia e stati ansiosi. Connesso alla paura,è il fatto di sentire la patologia come qualcosa di genericemente minaccioso, non solo per sè ma soprattutto per i propri familiari".  

Cosa accade quindi quando la paura prevale? "La paura diventa emozione negativa strutturata creando malessere: una reazione da stress legata al ritmo di lavoro e a preoccupazioni differenti che persistono tutte insieme, in modo incrociato e sovrapposto: irritabilità e stanchezza sono i primi effetti, fatica psicologica e fisica che porta anche a una forma di chiusura e ritiro. Poi ci sono i disturbi psico-patologici come  l'ansia o lo stato ansioso-depressivo (non sono quelli prevalenti) . Il più rilevante è sicuramente lo stress, ma troviamo anche il senso di fragilità, di insicurezza, legati anche  alla fretta con la quale hanno dovuto apprendere l'uso dei dispositivi di sicurezza e il dover prendersi cura dei tanti pazienti che richiedono assistenza continua e decisioni immediate... Tuttavia un aspetto non meno faticoso è quello del rientro a casa dove si continua a vivere nello stress  e si è costretti a rispettare ancora distanze di sicurezza, con compagni, mariti, mogli e figli".  

Fino a qui abbiamo parlato del presente. Come possiamo immaginare la fase 2, quella del graduale ritorno a una specie di normalità lavorativa per questi preziosissimi lavoratori? Cosa potrebbe accadere nel momento in cui il livello di stress cala? "Così caricati in termini di forza ed energia da quegli ormoni ormai noti come il cortisolo, l'adrenalina, la noradrenalina etc che produciamo in momenti particolari, non mi stupirei che nel momento dell'uscita dall'emergenza più grave potremmo ritrovarci di fronte a risposte psicologiche reattive di tipo simil depressivo o ansiose. Pensiamo ad esempio ad un evento inaspettato da usare come paragone: un lutto. C'è la fase dello shock e del trauma, poi la risposta attiva e operativa che ci fa organizzare quello che è il da fare...e quando avviene il crollo? A distanza di tempo, quando si comincia a rientrare nella normalità, ma senza quella risposta ormonale che c'era prima e la cui assenza fa cadere il tono dell'umore. Questo è un fenomeno che noi psicologi conosciamo molto bene e che ci trova pronti. Proprio per questo motivo la nostra Ausl ha già strutturato un piano di allerta psicologica in cui sono coinvolti anche tanti psicologi della salute mentale e del SPP che si sono resi disponibili anche per i pazienti, oltre che per i cittadini attraverso colloqui psicologici telefonici. Abbiamo un piano completo da questo punto di vista e se un professionista è in difficoltà sa come fare". 

Cosa pensa sarà diverso per questi professionisti dal 4 maggio in poi o comunque nei prossimi mesi? " Ci siamo trovati di fronte ad un fenomeno nuovo, un numero improvviso e massiccio di pazienti gravi che ha sfidato le nostre strutture ed i nostri professionisti. Ma l'urto è stato retto bene. Per capire cosa succederà dopo il 4 maggio bisognerà attendere le disposizioni del governo. Da quel momento capiremo meglio le reazioni.Quello che è sicuramente certo è un logorio per le misure restrittive. Con le debite precauzioni e con gradualità a mio  parere si deve ritornare al più presto alla normalità. Bisogna capire che  medici, infermieri, professionisti sanitari ancora per altro tempo non lavoreranno più come prima, ma con molte più precauzioni. Non dobbiamo ignorare che se pur necessarie, queste saranno una fatica aggiuntiva". 

C'è chi li ha chiamati eroi, chi angeli...come è cambiata e cambierà la percezione delle professioni sanitarie? Ambite e importanti? Troppo rischiose? Chi pensava alla laurea in Medicina o a un percorso formativo per diventare Oss o infermiere come pensa che la vedrà dopo questa esperienza? "Non penso proprio ci possa essere una sorta di fuga dalle professioni sanitarie o socio-sanitarie: anzi. Molti sono motivati con ancor più ragioni: aldilà di quello che pensiamo, l'umanità è più orientata verso il bene che verso il male. La grande lezione di generosità dei tanti giovani motivati a fare questo lavoro è tangibile e sono molti gli specializzandi che si sono resi disponibili in questo momento complesso. ". 

Se la sente di fare un confronto con sistemi sanitari di altri Paesi? Critiche o encomi all'Italia? "Un dato va riconosciuto, questo è un fenomeno nuovo e dobbiamo risalire a molto tempo fa, ad un tempo di cui abbiamo solo memoria per via dello studio o della lettura,  per fare un paragone con questa alta contagiosità e una tale criticità. Di fronte a ciò si è risposto al meglio. L'Emilia-Romagna può vantarsi, di fronte all'eccezionalità dell'evento,di aver messo subito in moto la sua rete sanitaria operando scelte oculate e rapide, la nostra regione come molte altre ne esce a testa alta. Sicuramente si è anche imparato molto e questo servirà in futuro per operare ancor meglio. Io mi occupo di una visione scientifica olistica della salute e mi piace pensare ad una Medicina a tutto campo, che interviene sulla persona malata e non solo sul quadro clinico, sulla dimensione famigliare e oggi più che mai dell'ambiente. La salute della persona dipende dalla salubrità dell'ambiente. Oggi moriamo e ci ammaliamo di malattie provocate da squilibri prodotti dall'uomo nell'ambiente. E' ora che iniziamo a faci carico della riduzione dell'inquinamento, perchè anche questo è parte del processo di cura".

Gioacchino Pagliaro fra l'altro, farà partire proprio questa settimana, gli incontri per la pratica di esercizi Ba Duan Jin per il personale sanitario: Bologna come Wuhan insomma, prima in Italia. Le lezioni avranno cadenza settimanale a partire da giovedì (dieci alla volta in spazi molto ampi) e proporranno esercizi utili a ricreare armonia nel sistema energetico individuale: "Si tratta della prima esperienza italiana di Ba Duan Jin dedicata al personale di una Azienda sanitaria pubblica che opera in condizioni di emergenza. Abbiamo cominciato già nel 2003 con la meditazione per la gestione dello stress, ora aiutiamo i professionisti sanitari a proteggersi oltre che con i dispositivi di sicurezza anche con pratiche energetiche che agiscono sul Sistema Immunitario".

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