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Cronaca

"Caro diario, vorrei tornare a scuola con il sorriso”. La lettera di Paola e l’appello della sua mamma

Laura, la mamma di una ragazzina affetta dalla sindrome di down: "Vorrei dire a chi sta ripensando alla scuola e alle possibili modalità in cui torneremo in classe di non trascurare i più fragili, quelli che restano sempre per ultimi"

"Sono la mamma di Paola, una ragazzina di 14 anni. Ogni mercoledì mattina vivo la preoccupazione di cosa mia figlia combinerà da sola davanti al pc e ai suoi insegnanti senza di me, perché io sono in riunione. Eppure l'ultima volta, davanti a una consegna dell’insegnante d’italiano che chiedeva di scrivere una pagina di diario lei ha saputo dare il meglio di sé.

Sono poche righe, ci sono tanti errori di ortografia, la punteggiatura è un po' così, ma esprime a pieno l’idea di qualcosa che hai dentro e devi dire tutto d’un fiato. 

Caro diario, quest'anno mi sento tanto felice perché mi il mio papà quando andava al lavoro era sempre scontroso e un po' stanco e non stava mai con me e adesso stiamo un po' insieme. Non posso vedere la mia nonna e altri nonni e non posso vedere la mia migliore amica che abita a Zolino. Mi manca tanto, anzi tantissimo. Spero che Conte e il Governo decide al più presto di riaprire le scuole per noi ragazzi, i lavori dei nostri genitori e le insegnanti al loro posto per insegnarci qualcosa di nuovo. Per noi ragazzi siamo molto stanchi di rimanere a casa da scuola da due mesi e siamo un po' tristi e vorremmo tornare a scuola con il sorriso in faccia. Devo ammettere che mi manca tanto, anzi tantissimo la scuola, da quando non c'è più la scuola non so cosa devo fare vado a correre intorno al cortile, gioco a carte con mio padre, cucino, apparecchio la tavola per pranzo e cena però così non vale tra le videolezioni tutte le mattine tranne il sabato che c'è riposo.

Paola, 14 anni, classe 2F

Dal primo momento ho capito l’enorme sforzo dei docenti per portare avanti quella che è stata una didattica d’emergenza, mi sono sentita supportata, appoggiata e letteralmente supportata da tutti loro, dal sostegno all’educatrice che ha aggiunto persino ore pomeridiane per risolvere la nostra matematica.

Credo che sia sotto gli occhi di tutti come questa didattica abbia sviluppato molti pregi, ad esempio tirando fuori dagli insegnanti risorse e competenze che non pensavano di avere, creatività tecnologiche che non avremmo mai immaginato, ha dato un ritmo alle giornate dei ragazzi che altrimenti sarebbero in pigiama tutto il giorno.

C’è anche un grande limite però: è la relazione. Con uno schermo non potrai mai sostituirla, una video lezione non sarà mai la stessa cosa, di trovarsi a tu per tu con l’altro. In una grande crisi che ha provocato quest’epidemia dal punto di vista sanitario, economico, una delle più grandi è la mancanza di relazione con l’altro. I nostri rapporti anche in una fase successiva al lockdown non saranno gli stessi di prima, dovremo continuare a stare un po’ distanti gli uni dagli altri. Penso a mia figlia che abbraccia tutti, che quando ti incontra ti stringe forte e ti riempie di baci.

Vorrei dire a chi sta ripensando alla scuola e alle possibili modalità in cui torneremo in classe, ma anche per strada, di non trascurare questo aspetto, di non trascurare i più fragili, quelli che restano sempre per ultimi.  Essi devono venire prima di tutto, al di sopra di contenuti e didattiche. Quando Paola scrive: “Mi manca tantissimo la mia migliore amica, i miei compagni, i miei insegnanti al posto dei genitori per imparare qualcosa di nuovo;  noi ragazzi siamo tristi a casa da due mesi, vorremmo tornare a scuola con il sorriso in faccia!  Senza la scuola non so cosa fare… sì cucino, apparecchio, gioco con mio padre, però così non vale!”

Ah, dimenticavo! Paola ha la sindrome di down, non usa la punteggiatura, ma il cuore lo sa usare benissimo!"

(Laura Ferazzani, mamma di Paola 14 anni, classe 2F)
 

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