Coronavirus, invito a lasciare gli studentati: "Struttura collettiva fonte di pericolo"
Alcuni studenti non hanno apprezzato. La direttrice Er.Go: "Scarsa problematizzazione sulle residenze di questo tipo, abbiamo gli studentati pieni"
Alcuni studenti non hanno apprezzato, definendola persino dal contenuto "folle", la lettera di Patrizia Mondin, direttrice degli studentati Er-Go, che a Bologna sono una ventina, tra città e periferia. Un invito a lasciare l'alloggio universitario e a tornare nella propria residenza, con lo sconto sulla retta per il periodo di assenza, ma gli "ospiti" si interrogano sul valore dei decreti che obbligano a non spostarsi, se non per motivi più che validi, pena la denuncia.
"Nessun dovere, chi vuole, lo può fare - ha spiegato a Bologna Today la dottoressa Mondin - lo studentato è una comunità eterogenea, c'è anche chi abita poco lontano, il mio è solo un appello a rientrare nelle proprie abitazioni di residenza". Fino al 3 aprile infatti l'Ateneo, le sale studio e tutti i locali utilizzati dagli universitari rimarranno chiusi.
Ma come si concilia l'invito con i decreti governativi? "Siamo in un momento paradossale - da una parte bisogna evitare gli spostamenti, dall'altra gli assembramenti - le strutture universitarie sono di tipo collettivo e probabilmente c'è stata una scarsa problematizzazione sulle residenze di questo tipo che costituiscono cioè fonte di pericolo, per dirla in maniera semplice, più larghi stanno, meglio è". Così la direttrice - che difronte alle rimostranze di alcuni studenti, sottolinea - "Ho scritto 'se possibile' infatti, e ho pensato che la mia lettera fosse un rafforzativo da allegare all'autodichiarazione prevista per chi si sposta o esce da casa, qui abbiamo gli studentati pieni".