Coronavirus, supermercati: "Dobbiamo abituarci a lentezza e mascherine, i nostri occhi saranno i nostri sorrisi"
"Ho sempre pensato che il mio ruolo all'interno del supermercato fosse un ruolo sociale e oggi lo è diventato più che mai. In tanti buttano sui rulli spese senza senso, riempiono la casa di quintali di roba che probabilmente butteranno. Credo ci sarà un incremento di scarti"
Tra coloro che non hanno interrotto le proprie attività in questo lungo periodo di quarantena, ci sono i lavoratori e le lavoratrici della grande distribuzione.
Tra file e shopping compulsivo, anche quelle realtà sono probabilmente destinate a cambiare. Abbiamo parlato con Anna Maria, responsabile del reparto casse di una grande catena di supermercati: "Lavoro al box informazioni, quello che per i clienti è il punto d'ascolto, quindi qualsiasi tipo di lamentela o di lode arriva a noi".
Le difficoltà maggiori in questo periodo, distanziamento, file... "Non facile per nessuno, il mio ruolo è più che mai sociale, di assistenza, di accompagnamento al cliente. Per loro siamo un punto di riferimento, le persone che li aiutano a comperare qualunque cosa pur di non rimanere senza cibo. Il flusso è costante ogni giorno.
Ora per fare la spesa ci si mette in fila indiana, a un metro di distanza l'uno dall'altro, metro che i clienti trovano evidenziato a terra con delle strisce adesive, posizionate sia lungo la galleria del nostro centro, sia alle casse. Il discorso della distanza, quello, nella maggior parte dei casi è stato capito quasi immediatamente, a parte qualche caso di anziani che sono stati, a parole, maltrattati dai clienti più giovani e poco pazienti.
"Ormai non uscendo più di casa hanno riscoperto un nuovo parco dove ammirare scaffali invece di alberi, oggetti senza vita invece di uccelli e farfalle. Spesso entrano e passeggiano, si fermano a fare telefonate, parlano a distanza col vicino che non vedevano da giorni"
Non ci siamo dati un numero preciso per le entrate contingentate. Cerchiamo col buon senso e in base alla metratura del nostro negozio di regolarci. Il più dipende sempre dai clienti, che ormai non uscendo più di casa hanno riscoperto un nuovo parco dove ammirare scaffali invece di alberi, oggetti senza vita invece di uccelli e farfalle. Spesso entrano e passeggiano, si fermano a fare telefonate, parlano a distanza col vicino che non vedevano da giorni, portano bambini anche senza mascherine con loro. Per cui il loro svago li porta a dilungare il tempo di permanenza all'interno del punto vendita e di conseguenza si creano file lunghe. Devo dire che siamo bravi nel gestirle e i tempi di attesa vanno sui 20/30 min circa, a volte meno. So di altri supermercati dove si fanno anche 2 ore di coda.
Ecco la pazienza, il fatto di cambiare la nostra abitudine di correre, ancora turba tanti che hanno la pretesa di entrare subito, di saltare la fila se devono acquistare un solo prodotto, senza ancora aver capito che bisognerebbe uscire il meno possibile da casa e fare una spesa grande per evitare proprio questo.
Adottate procedure particolari? "Per entrare ora dobbiamo misurare la temperatura, chiedere ai clienti di indossare guanti e si consiglia di coprire naso e bocca con mascherina o altro. Hanno accettato nella maggior parte dei casi di adeguarsi a queste nuove regole, ma capita spesso di trovarsi davanti a casi difficili da gestire, perché non esiste l'obbligo di una mascherina o perché vogliono privacy per la loro temperatura. E poi, la furbizia di entrare in due per famiglia, pur sapendo che si dovrebbe evitare, facendo finta di non conoscersi.
Oppure si arrabbiano se vedono passare davanti a loro operatori sanitari o invalidi per ovvi motivi, pretendendo ogni volta che gli si diano delle spiegazioni. Quello che manca è il buon senso, il senso civico, prevale come al solito la furbizia, piuttosto infantile ed evidente".
Siete stati dotati di dispositivi di protezione? "Sì, quasi da subito. La prima cosa sono stati i guanti, poi sono arrivate le mascherine e i plexiglass davanti le casse. Inoltre siamo forniti di gel igienizzante. È chiaro che il rischio c'è comunque e si cerca di fare attenzione ogni giorno. La paura è tanta e credo che per quanto sia, non saremo mai tutelati abbastanza, ma abbiamo un ruolo oggettivamente importante in questo momento, se ne prende consapevolezza e si va avanti sperando solo di stare bene, per tutelare i nostri familiari, perché tornando a casa il rischio chiaramente lo corrono anche loro e ci si sente responsabili. È un macigno ogni volta se mi fermo a pensarci".
Quali sono i prodotti più acquistati in questo periodo? "Ho stilato una classifica personale. Al primo posto il gel igienizzante per mani, al secondo posto l'alcool, al terzo i guanti in lattice. Si passa poi al lievito di birra, si sono riscoperti tutti fornai in questo periodo. Poi ahimé vedo passare in cassa anche molti alcolici, birra per lo più. Per il resto chi è bravo, fa spese ragionate, ma tanti, proprio tanti, fanno shopping compulsivo e buttano su quei rulli spese senza senso, come litri di disinfettanti. Si riempiono la casa di quintali di roba, che molto probabilmente butteranno. Credo ci sarà un incremento di scarti, ma l'importante è stare tranquilli e avere la serenità di avere anche 4 spazzolini da denti in casa, non si sa mai... "
Come immagini il futuro all'interno di un ipermercato? "Temo che dovremmo abituarci a questa nuova vita, fatta di mascherine e guanti, i nostri occhi saranno i nostri sorrisi. Dobbiamo abituarci alla pazienza. Saremo costretti ad accettare questa lentezza, di cui sono convinta il mondo, l'ambiente avesse bisogno. Credo comunque che sia solo un cambio di abitudini per noi e che l'unica cosa che conta sia stare bene.
Quello che provo da donna lavoratrice non è tanto la stanchezza fisica, quanto quella psicologica, come tanti, come tutti forse. Ho sempre pensato che il mio ruolo all'interno del supermercato fosse un ruolo sociale e oggi lo è diventato più che mai. Se posso aggiungere solo un messaggio importante: Buon senso e Rispetto - conclude Anna Maria - se riusciamo a fare questo, avremo un mondo migliore, ma forse questa è chiedere troppo, pura utopia per una sognatrice come me".