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Cronaca

Giovani, Covid e hikikomori: Bologna prepara il "sistema d'allerta"

Pandemia, lockdown e chiusura delle scuole hanno modificato lo sguardo anche sul fenomeno dei ragazzi che si ritrovano in isolamento patologico finendo per autorecludersi

A Bologna è allo studio un "sistema di monitoraggio e di allerta tempestiva", dopo che la pandemia, il lockdown e la chiusura delle scuole, hanno modificato lo sguardo anche sul fenomeno degli hikikomori, ragazzi che si ritrovano in isolamento patologico finendo per autorecludersi.

"Alla luce dell'isolamento forzato durante il lockdown il tema è tornato grandemente all'attenzione dei servizi, nel senso che l'emergere di situazione di malessere e di difficoltà a raggiungere la Dad ha rimesso al centro l'attenzione su chi sono questi ragazzi", spiega Fabiana Forni, responsabile dell'unità Sistema formativo integrato infanzia e adolescenza del Comune, nel corso di una commissione del Consiglio comunale dedicata proprio al tema hikikomori.

Nell'ambito di un programma della Regione Emilia-Romagna, attraverso i Tavoli adolescenza, anche a Bologna "ci siamo confrontati su come affrontare le situazioni di isolamento dei ragazzi" per capire "cosa fare, anche rifondando nuove modalità di intervento- continua la specialista del Comune- per prendere in carico queste situazioni un po' border line, nel senso che nelle manifestazioni di ritiro il primo campanello che ci deve preoccupare e' l'assenza scolastica prolungata".

Una delle prime azioni sul territorio sarà un seminario in programma per il 22 gennaio, costruito con il Tavolo, dove si parlerà della rete tra i diversi servizi interessati e della "definizione di quelli che possono essere interventi sperimentali da attivare in questa situazione pandemica". Al convegno è previsto anche un intervento della Procura, segnala Forni, perchè tra i ragazzi che "scompaiono" dai radar ci sono anche situazioni "in cui i genitori sono assenti" e quindi si pone "un tema anche sociale di tutela del minore, che va affrontato".

Nel convegno, poi, "presenteremo il nostro protocollo di raccordo tra Istituti comprensivi, servizi sociali e servizi educativi e scolastici territoriali- anticipa Forni- che promuove la segnalazione di situazioni di fragilita', in particolare di evasione e dispersione scolastica, in modo di cercare di essere il piu' tempestivi possibile laddove ancora ci sono margini di manovra e le situazioni non sono ancora cronicizzate".

"Andare a vedere chi sono i ragazzi dispersi"

Inoltre, "un'altra azione che svilupperemo, sempre a livello metropolitano- continua l'esperta del Comune- e' un raccordo con gli Sportelli ascolto", che in questo momento "sono punti ancora non proprio in rete con il sistema": nei primi mesi del 2021 sara' quindi potenziata la formazione degli operatori degli Sportelli, per far sì che siano maggiormente in grado di "supportare gli insegnanti nell'iter di segnalazione e consigliare alle famiglie a quale servizio rivolgersi".

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Insieme all'Università, poi, verra' sviluppato un lavoro di approfondimento sulle "case history" e sulle "buone prassi" da diffondere, continua Forni, aggiungendo che la collaborazione con l'Ateneo servirà anche ad ottenere una "fotografia più puntuale" del fenomeno. Si tratta di "andare a vedere chi sono i ragazzi dispersi", sottolinea Forni:

"Abbiamo visto durante il lockdown che c'erano tante dispersioni 'di strumento', nel senso che mancavano i router e i pc, adesso che abbiamo fornito i dispositivi vogliamo vedere se c'è un tema di negligenza familiare o invece di difficoltà socio-relazionale e psicologica da parte dei ragazzi". E' necessario "un approfondimento su chi sono i ragazzi che non stanno frequentando o che frequentano poco, è un dato che manca: siamo in una situazione pandemica particolare ed essere tutti in allerta e' fondamentale", avverte Forni.

Il ruolo delle famiglie 

Vale anche per i genitori, continua Forni, perchè già da una ricerca condotta dall'Usr nel 2018 emergeva che "moltissime famiglie non erano sufficientemente in rete con la scuola" ed erano poco propense a collaborare: segno che "con il mondo scolastico dobbiamo lavorare molto per favorire l'abbattimento delle diffidenze e favorire il riconoscimento delle difficoltà". Per tutti questi motivi "abbiamo bisogno di poter guardare meglio ai dati", sottolinea la funzionaria di Palazzo D'Accursio: "Ci piacerebbe attivare un sistema di monitoraggio e di allerta tempestiva per capire da tutte le scuole che fenomeno stiamo vedendo" e quindi ottenere "fotografie dei bisogni" più precise. Un altro elemento che interviene su queste tematiche, poi, è che a livello nazionale sta emergendo un aumento di richieste di scuola parentale, riferisce Forni: cosa che preoccupa i servizi perchè questo tipo di istruzione in famiglia rischia di far perdere le dinamiche di gruppo. (dire)

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