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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

"Riempi il piatto vuoto", Cefa porta sul Crescentone 5mila piatti per combattere la fame nel mondo

L'evento per la Giornata Mondiale dell'Alimentazione

5000 piatti vuoti, poi riempiti dalla generosità dei bolognesi hanno trasmesso un grande segnale di impegno e solidarietà. Solidarietà che si è estesa oltre i confini bolognesi ed è arrivata in Etiopia dove le locuste, la siccità e gli effetti della pandemia da Covid continuano a minacciare la sicurezza alimentare di milioni persone. L’accesso al cibo è compromesso e il rischio di una nuova carestia è sempre più incombente.

Cefa a Bologna: "Riempi il piatto vuoto"

Nel 2019 le persone denutrite in tutto il mondo erano 690 milioni. Oggi sono 860 milioni, praticamente una persona su 9. La pandemia, il protrarsi dei conflitti in alcune zone del mondo e le condizioni metereologiche estreme hanno messo i sistemi alimentari sotto pressione e ad esserne più colpiti sono sempre i più vulnerabili, bambini e poveri. In Africa e Asia si registra il 90% della malnutrizione cronica. E se si considera la possibilità di accesso al cibo (insicurezza alimentare) a rischio ci sono 2 miliardi di persone.

Ma non solo in Africa o in Asia. Anche in Italia siamo stati messi a dura prova. Nel nostro Paese, durante la pandemia, molte persone si sono impoverite e hanno dovuto per forza trascurare la loro alimentazione.

Abbiamo voluto dare un segnale di solidarietà senza confini, perché la fame oggi non è solo un problema dell’Africa, ma di tutto il mondo e anche nostro. Insieme possiamo superare la malnutrizione. Raccogliendo cibo nei carrelli aiuteremo le mense di Bologna, mentre con le donazioni garantiremo alle comunità che sosteniamo in Etiopia un’alimentazione nutriente e sostenibile.  

L'evento

In Piazza Maggiore a Bologna oltre 392 volontari si sono alternati da questa mattina alle 6 per preparare il più grande piatto vuoto del mondo formato da circa 5000 piatti bianchi e riempirlo grazie a 100 carrelli colmi di cibo e provenienti da associazioni, parrocchie, aziende, scuole della provincia. Dalle 9.00 i carrelli spinti dai volontari hanno percorso le strade della città, colmi di cibo per le mense di Bologna e offerte per l’Etiopia. Arrivati in piazza i carrelli sono stati svuotati dal cibo che è stato posto su tutti i piatti, mentre le offerte dei salvadanai sono state posizionate in un simbolico carello con le ali, destinati all’Etiopia.  

In piazza con una donazione di 5 euro i cittadini hanno ricevuto un sacchetto di legumi (donati da Coop Alleanza 3.0) con cui riempire un piatto vuoto che sarà destinato alle mense di Bologna, mentre il denaro raccolto ci permetterà di distribuire kit di sementi di legumi per aumentare la produzione agricola in Etiopia.

Alle 12.00 un minuto di silenzio per tutti morti a causa della fame e sono intervenuti la Consigliera Comunale Roberta Li Calzi, il presidente di Granarolo Giampiero Calzolari, frate Giampaolo Cavalli dell’Antoniano, il direttore di CEFA Onlus Luciano Centonze e diversi rappresentanti delle Cucine Popolari e della comunità di Sant’Egidio. 

Nel pomeriggio i carrelli sono tornati a riempirsi, questa volta sono i volontari delle sei mense cittadine ad entrare in azione: Comunità di Sant’Egidio, Cucine Popolari, Caritas, Emporio Zanardi, Antoniano e Agostiniani Mensa via Zamboni.

Sono stati loro a spingere i carrelli da piazza Maggiore verso la loro destinazione finale a cui si è aggiunta la sede di Cefa onlus come destinazione simbolica delle offerte per l’Etiopia. Chi non ha potuto partecipare può ancora contribuire a riempire  il più grande piatto vuoto del mondo dal sito di cefa.

“L’aumento delle persone che soffrono la fame è stato vertiginoso negli ultimi due anni. Attualmente - afferma Luciano Centonze, Direttore Cefa Onlus - sono 860 milioni le persone che non hanno accesso al cibo. Due miliardi sono invece quelle che hanno difficoltà ad avere accesso a una quantità equa di cibo. Abbiamo scelto l’Etiopia come destinatario di questa raccolta fondi perché questo Paese è un paradigma rispetto a quello che sta succedendo in generale nel mondo: ci sono conflitti, immigrazioni interne, diritti umani calpestati e la capacità produttiva non è sufficiente per sfamare le famiglie. Di conseguenza l’accesso al cibo e alle materie prime è davvero un problema, anche perché i prezzi delle materie prime sono estremamente elevati. Inoltre l’alternanza di siccità, alluvioni e conflitti interni ha esasperato la situazione. In pratica il paese raccoglie in sé tutte le problematiche legate agli effetti del cambiamento climatico. Poi abbiamo voluto anche guardare al nostro territorio perché la pandemia ha creato tante difficoltà anche qui. La nostra realtà è nata a Bologna e non potevamo dimenticarci della nostra città, quindi abbiamo coinvolto imprese, associazioni, parrocchie e famiglie per raccogliere cibo per le nostre mense”.

“L’Antoniano da sempre si occupa di fragilità e di persone in difficoltà e abbiamo una mensa dedicata ai poveri che purtroppo è sempre più frequentata. Ogni giorno - afferma Fra Giampaolo Cavalli, direttore dell’Antoniano - diamo da mangiare a circa 150 persone e dal 2019 le persone che chiedono aiuto sono esattamente raddoppiate. Nel 2019 gli utenti unici registrati dalla mensa in 3 mesi erano circa 400, nel 2021 sono diventati quasi 900. Queste persone si sono avvicinate alla mensa, ma i loro bisogni non sono soltanto alimentari: il pasto è il primo passo per fare qualcos’altro perché il pane è fondamentale, ma da solo non basta. L’obiettivo deve essere costruire una rete, un sistema di relazioni e capire come si può stare vicino con dignità alle persone che hanno bisogno. Il Covid ci ha aiutato a costruire una rete più solida con le associazioni e gli altri enti di solidarietà della città di Bologna, ci siamo confrontati per dare servizi insieme, per dare le risposte alle domande che erano sempre di più, perché tutti eravamo in difficoltà. Noi siamo qui oggi per dimostrare che se non camminiamo insieme verso un obiettivo comune, non si va da nessuna parte. Camminare insieme vuol dire, a volte correre, a volte rallentare ma è l’unico modo per andare verso il futuro”.

“Collaboriamo con il CEFA da anni, abbiamo costruito insieme tante iniziative a livello locale e internazionale (in Tanzania e in Mozambico). Il nostro è un sodalizio consolidato nel tempo che ha coinvolto l’azienda, ma anche tante altre persone e oggi in piazza ci sono i nostri collaboratori con le loro famiglie, con i loro bambini. Lontano da noi, ma purtroppo oggi anche vicino a noi, ci sono tante persone in difficoltà. Le crisi degli ultimi anni - afferma Giampiero Calzolari, presidente di Granarolo Spa - quelle economiche e quella pandemica hanno esasperato le condizioni di vita di molti nostri concittadini e quindi dobbiamo dedicare ancora più attenzione a questi temi. La solidarietà deve poi rappresentare anche un momento di dignità, nel senso che le persone non si devono sentire a disagio nel ricevere. Bologna vive di relazioni e sa bene che in una comunità come questa tutti devono trovare un po’ di serenità. Chi ha di più deve mettersi a disposizione di chi ha meno, senza fare sacrifici enormi. La Granarolo ha costruito insieme al Cefa in Tanzania un caseificio che ha dato la possibilità di lavorare a circa un migliaio di allevatori, ma per noi non è stato un investimento insopportabile, anzi. Ognuno di noi dovrebbe prendere in carico una quota di solidarietà materiale, e mettere mano al cuore e al portafoglio. E Bologna questo lo sa fare, a livello di imprese e a livello di cittadinanza. E questo è un bel modo di vivere anche un momento difficile”.

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