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Cronaca

Crisi di governo, non va: Draghi al Colle, verso elezioni a ottobre

Giornata al cardiopalma con risoluzioni opposte e infine la non partecipazione al voto di centrodestra di governo e M5S. Le reazioni dei politici bolognesi

E alla fine è successo. Manca la sfiducia ufficiale, ma il governo Draghi è ufficialmente al capolinea. Nel tardo pomeriggio di oggi, dopo ore di fibrillazione, si è consumata in aula la fine dell'esecutivo dell'ex capo della banca centrale europea. Con una vera e propria giravolta, tutti gli equilibri che si erano composti nei cinque giorni precedenti sono stati spazzati via prima da un intervento dal gruppo leghista e poi da quello grillino. Poi una serie di veti incrociati hanno fatto rapidamente precipitare la crisi verso l'avvitamento, con lo stesso premier a scambiare parole di fuoco durante la seduta in senato nei confronti in particolare di M5S e Lega.  Una pietra tombale sulle speranze di mantenere in vita il governo, alle prese con una serie di scadenze e con le note questioni di agenda internazionale, che a questo punto dovranno essere sbrogliate non prima di ottobre: devono infatti passare almeno 60 giorni dallo scioglimento delle camere per l'indizione della consultazione elettorale.

La risoluzione Casini

Proprio nel pomeriggio era stato il senatore bolognese Pierferdinando Casini a mettere nero su bianco una risoluzione che supportava il governo, risoluzione poi adottata dallo stesso Draghi per chiedere la fiducia al Senato. Tentativo non andato in porto: Lega e Forza Italia hanno fatto subiro sapere che avrebbero votato solo la risoluzione opposta. A distanza di un paio di ore, anche il Movimento è uscito allo scoperto -non senza tensioni interne- facendo sapere che sarebbe uscito al momento del voto. Quando Draghi ha capito come sarebbe finita, ha infilato l'uscita e si è recato in auto a Palazzo Chigi, destinazione finale però il Quirinal per restituire l'incarico al presidente MAttarella.

De Maria: "Ha prevalso irresponsabilità"

Iniziano le prime reaizoni dei politici bolognesi. "Il Pd ha fatto ancora una volta la sua parte per il Paese. Per non far cadere il governo Draghi. Hanno prevalso l'irresponsabilità e le furbizie di parte. Ora nelle urne facciamo vincere l'Italia che è stata sconfitta oggi da giochi di palazzo" h"a scritto su Twitter Andrea De Maria, deputato Pd e Segretario d'Aula della Camera dei Deputati.

Bernini: "Non abbiamo voluto noi la crisi"

"Non siamo noi ad aver voluto la crisi, noi le abbiamo proposto un nuovo patto perché crediamo in lei come direttore d'orchestra, non crediamo negli orchestrali stonati. Davanti allo spartito giusto la sinfonia può essere bellissima". Ha detto invece Anna Maria Bernini, capogruppo Fi in Senato, nel corso delle dichiarazioni di voto. "Abbiamo percepito nel centrodestra un biasimo che ci ha lasciato perplessi, non siamo noi quelli degli aut aut o delle bandierine identitarie, non abbiamo inquinato noi il clima proponendo temi divisivi". Bernini annuncia: "Abbiamo proposto fino alla fine una exit strategy, con amarezza il gruppo di Forza Italia non parteciperà al voto di fiducia posta dal governo solo sulla risoluzione Casini".

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