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Cronaca

Elezioni sindaco, la crisi di governo scuote i dem: botta e risposta Merola-De Maria

In una intervista Merola ufficializza il lancio di Lepore. A poche ore di distanza lo 'stop' di De Maria: "A Bologna con Renzi, Pd dovrà dire cosa vuole fare"

"A Bologna c'è una ottima interlocuzione con Italia Viva, a cui non dobbiamo rinunciare". Basterebbe questa frase da sola per capire che il percorso per trovare il candidato sindaco del Pd a Bologna è appena cominciata, ed è tutta in salita.

All'indomani -e la data non è un caso- del naufragio del Conte Ter a Roma, a Bologna si consuma un nuovo round interno alla Ditta sotto le Torri. Sparring partner sono di nuovo i due pesi massimi, è cioè Andrea De Maria e Virginio Merola, il primo navigato parlamentare, il secondo navigato Primo cittadino.

Il testo sopracitato è del deputato bolognese, che così risponde indirettamente a una lunga intervista rilasciata dal sindaco Virginio Merola questa mattina dove, uscendo allo scoperto, ha indicato il nome di Matteo Lepore come candidato ideale per unire il centrosinistra bolognese, in attesa della consultazione elettorale momentaneamente incerta a causa dell'epidemia.

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De Maria ha risposto a Merola nel giro di poche ore. "Dobbiamo costruire una coalizione larga e aperta al civismo. Aldilà di quelle che saranno le evoluzioni a livello nazionale" ammicca il dem, ma tenendo il punto con il sindaco a proposito di primarie.

Il candidato sindaco "se avremo più disponibilità per la candidatura" si sceglierà "valutando le diverse possibilità che prevede lo Statuto del Pd", alla luce anche del fatto che il segretario bolognese dei dem Luigi Tosiani ha passato in rassegna gli umori di circoli e dirigenza. Per questo, continua De Maria, "dovremo valutare insieme il grado di unità e condivisione che avremo raggiunto" tenuto conto che "certo è importante vincere le elezioni ma ancora di più bisognerà poi governare bene, con coesione ed autorevolezza".

Insomma, niente fughe in avanti o chiusure al centro, anche alla luce dell'ipotesi Draghi al governo e che il Pd e Italia viva possano ritornare a parlarsi. Aldilà delle sfumature, il confronto tra le due anime del Pd è fermo da mesi, con i dem indecisi se cedere ai richiami dell'identità forte -magari recuperando consensi anche da chi nel 2018 aveva dato una chance ai pentastellati- oppure affidarsi all'usato sicuro del centrismo, nel solco della governabilità e della continuità. E il dilemma, quale che sia l'esito del governo, è ancora al di là dall'essere risolto.

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