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Cronaca Centro Storico

Crolli e cedimenti nel centro storico, l'esperto: ‘Motivo? Partiamo dal materiale’

Piero Cavarocchi, geologo specializzato in conservazione dei beni culturali spiega: "Arenaria prorosa e non resistente agli agenti atmosferici". La manutenzione?: 'Molto onerosa'

Una serie di cedimenti nel centro storico, in via de' Coltellini, via San Felice, in Piazza Roosevelt. E poi ancora via Montebello, via D'Azelio, via della Zecca negli ultimi giorni, con distacchi di calcinacci e porzioni di cornicioni. L'ultimo in ordine di tempo, ieri alle 15.30: via Cesare Battisti è stata chiusa per caduta calcinacci nel tratto tra via IV Novembre e via Ugo Bassi. 

Bologna Today ha intervistato Piero Cavarocchi, geologo teramano, laureato all'Alma Mater, specializzato nella conservazione dei beni culturali. In città ha eseguito interventi nelle chiese di San Domenico, San Pietro e Santa Maria della Vita, oltre che al Meloncello. Recentemente ha analizzato campioni per un'altra città turrita, San Gimignano, in provincia di Siena, patrimonio dell'Unesco. 

Perché tutti questi crolli ravvicinati?

"Bisogna partire dall'arenaria, il materiale utilizzato per la costruzione di moltissimi palazzi bolognesi. Si tratta di una roccia sedimentaria e la sua resistenza agli agenti atmosferici dipende dal cemento, o matrice, che tiene insieme i granuli. A Bologna dal Medioevo in poi è stato utilizzato un tipo di arenaria, la molassa, che veniva estratto dalle cave più vicine alla città, in zone geologicamente riconducibili alla formazione di sabbie gialle, quindi poco cementate".

Piazza Roosvelt: cedimenti e distacco cornicioni

Dove veniva estratta la molassa?

"Nelle cave fuori Porta D'Azeglio, nell'imolese, a Varignana e, una volta esaurite, sono iniziate le estrazioni verso il monte, rocce più compatte, ma più onorese da impiegare per via del trasporto. 
Sono materiali soggetti al degrado e all'azione di agenti atmosferici che li corrodono, li alterano e li sfaldano, si assiste cioè a una vera e propria esfoliazione. Le arenarie si sono formate infatti a strati dai sedimenti marini, dovuti anche all'azione delle onde, all'interno infatti si trovano anche delle ondulazioni".

In pratica un materiale poco durevole ... 

"Poroso e non particolarmente resistente all'azione corrosiva delle piogge acide (trasformazione degli inquinanti atmosferici nell'acqua - ndr). Un altro processo di degrado è il crioclastismo: l'acqua che penetra nella roccia, durante l'inverno ghiaccia, creando così una pressione che provoca il cedimento e le alterazioni". 

Quali sono le soluzioni?

"Esistono prodotti per il consolidamento come il silicato di etile, utilizzato da diversi anni, ma i ricercatori sono alla ricerca di molecole sempre più piccole e penetranti, perchè, nelle migliori condizioni, la penetrabilità è di pochi millimetri di profondità. Esistono anche altri collanti iniettati con siringhe, sono stati adattati al restauro, ma possiamo dire che si tratta più di una sensazione che di un vero e proprio consolidamento". 

A Bologna viene fatta una manutenzione adeguata?

"I prodotti sono molto costosi e gli interventi che dovrebbero essere fatti periodicamente ogni 5, massimo 10 anni,  sono molto onerosi. Ad esempio la Soprintendenza ha disposto che i lavori su rocce e intonaci vengano eseguiti con composti il più possibile simili agli originali per non alterare gli equilibri".   

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