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Cronaca

Da Porta Saragozza a San Luca, 4.448 targhe in ricordo dei bolognesi morti di Covid

Oggi la giornata nazionale in memoria delle vittime. In Regione bandiera a mezz'asta e torre illuminata al tramonto

Sono 4.448 le targhe, che riportano altrettanti nomi e anno di nascita dei bolognesi morti di Covid, disposte da Porta Saragozza fino alla Basilica di San Luca per la terza giornata nazionale in memoria delle vittime del Coronavirus. Lungo la salita, i volontari delle associazioni organizzatrici dell’evento e dei libri dove lasciare un pensiero, oltre a un momento di raccoglimento con il cardinale Matteo Maria Zuppi, il presidente dell’Unione Comunità Islamiche Italiane Yassine Lafram e l’attore Vito. Una lunga giornata iniziata questa mattina che proseguirà fino a sera. Alle 18 nel cortile della Basilica di San Luca un momento di raccoglimento e di preghiera universale con le voci di parenti, operatori sanitari, rappresentanti della società civile e delle diverse confessioni religiose, tra questi anche Don Matteo Cella curato a Nembro (BG) durante il Covid. La giornata si conclude alle 22, per permettere ai partecipanti di scendere dal colle coi propri passi illuminati dai 4.488 lumicini disposti lungo il percorso.

La Regione: "Nostro dovere trasformare il dolore in memoria"

Anche la Regione celebra la Giornata nazionale in memoria delle vittime del Covid-19. A tre anni dall’inizio della pandemia, in Emilia-Romagna sono 19.320 le persone decedute. Fin dal primo mattino sono stati issati a mezz’asta la bandiera tricolore e il vessillo della Regione e la Torre sarà illuminata al tramonto. “Tre anni fa il nostro Paese ha affrontato il dolore della pandemia, che anche in Emilia-Romagna ha colpito molto duramente – le parole del presidente della Regione, Stefano Bonaccini, e dell’assessore alle Politiche per la Salute, Raffaele Donini-. Oggi vogliamo dedicare un pensiero a tutte le persone decedute a causa del Covid-19, ai loro famigliari e ai loro cari. Abbiamo il dovere di trasformare il dolore in memoria perché il sacrificio di quelle vite, in modo particolare di chi ha perso la propria per salvare quella degli altri, non sia superfluo”.

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