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Cronaca

Dad fuori casa, a Bologna si può: dalle parrocchie al Tpo spazi aperti ai ragazzi

In entrambi i casi si parla di spazi e connessioni messe a disposizione per seguire le lezioni a distanza

La Dad? Non sempre gli studenti hanno la possibilità di usufruirne da casa e le possibili alternative, a Bologna, sono quantomeno eterogenee: si va dalle parrocchie a un centro sociale antagonista come il Tpo. In un caso e nell'altro, infatti, si parla di spazi e connessioni messe a disposizione per seguire le lezioni a distanza.

"Diverse parrocchie dell'Arcidiocesi mettono a disposizione locali per i progetti 'Dad' e 'Doposcuola' volti, in questo tempo di pandemia, ad assistere studenti in didattica a distanza e a sostenerli nell'aiuto allo studio insieme alle famiglie", segnala la Curia. I due progetti, curati dall'Ufficio diocesano per la Pastorale scolastica, sono stati accolti anche dall'Ufficio scolastico regionale, continua la nota. Con il progetto "Dad", in collaborazione con Agesci e Protezione civile, "20 parrocchie in città e 18 sul territorio metropolitano- riferisce la Chiesa bolognese- offrono i propri locali per assistere gli studenti di scuola primaria e secondaria di primo grado che non hanno la possibilità di accedere alla didattica a distanza in modo autonomo, in particolare per mancanza di computer o connessione. In tal modo essi potranno assistere alle lezioni mattutine grazie alla presenza degli scout".

L'Ufficio per la Pastorale scolastica, inoltre, "mette a disposizione un ampio elenco dei doposcuola dell'Arcidiocesi", che rappresentano "un'occasione per combattere la solitudine o la difficoltà di studio grazie a persone, adulti e giovani, disponibili ad aiutare gli studenti nei compiti del pomeriggio", continua la nota. Secondo i dati di febbraio, "in situazione di regolarità i doposcuola nella Diocesi erano 123 e frequentati da un totale di 3.263 studenti di cui 146 con disabilità certificata", segnala la Curia.

"È un segnale, piccolo e semplice quanto concreto. Questi progetti nascono dall'impulso dato dall'arcivescovo Matteo Zuppi, dalla volontà di aiutare le famiglie e gli studenti, di essere un po' tutti parte della scuola, in questo momento", afferma Silvia Cocchi, incaricata dell'Ufficio diocesano per la Pastorale scolastica: "Nel rispetto dei Protocolli sanitari e del distanziamento, aiutando a ritrovare il valore della relazione umana, cerchiamo di essere di aiuto concreto".

In un momento come questo "non potevamo rimanere impassibili di fronte alla situazione che i nostri ragazzi stanno vivendo. Come scout siamo abituati a fare qualche cosa di concreto, un piccolo aiuto per l'educazione ci sembrava la cosa più affine al nostro carisma", afferma Nicola Golinelli, responsabile della zona di Bologna dell'Agesci. Ma c'è anche la "Dad al Tpo", fanno sapere gli attivisti, riportando la testimonianza di due fratelli, Yaman e Rakiin, che abitano vicino al centro sociale e hanno iniziato ad andare lì per seguire la scuola a distanza, per ora un giorno alla settimana: "I giga erano quasi finiti e a casa era impossibile connettersi in due contemporaneamente, in più facevamo fatica a seguire le lezioni, molte cose non le capivamo".

E' sorto naturale, continua il Tpo, "chiedersi se la mattina, ogni tanto, potessero connettersi da qui. Intanto qui c'e' un buon wi-fi, in secondo luogo qui si puo' chiedere una mano quando si incontrano difficolta'. Qui si viene ascoltati e ci ascoltiamo". Con l'occasione, il Tpo diffonde un appello rivolto a chi volesse "donare pc o tablet funzionanti. Ne abbiamo bisogno". (Dire)

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