Stupefacenti al carcere della Dozza: "Sì ai cani anti-droga, riavviare le procedure"
Intanto il sindacato Sinappe riferisce di una nuova aggressione ai danni di un poliziotto penitenziario, colpito al volto e il conseguente avvio di un incendio all’interno della camera
Diversi episodi hanno confermato l'introduzione di droghe nel carcere della Dozza, così i sindacati tornano a battere sulle "ragioni per cui le procedure per l'istituzione di un nucleo cinofilo in Emilia-Romagna, avviate tempo addietro, non si siano mai completate, ingenerando, tra l'altro, false aspettative nel personale interessato all'impiego presso il predetto nucleo", chiede il sindacato dei penitenziari Sinappe.
L'impiego dei cani "avrebbe potuto salvare la vita di decine di persone detenute, considerati gli effetti che le sostanze stupefacenti, introdotte fraudolentemente negli istituti regionali, hanno sulla salute dell'utenza detentiva, due detenuti in overdose, uno dei due è attualmente ricoverato in ospedale".
Il sindacato ricorda anche "gli eventi critici di cui, sempre più spesso, sono responsabili detenuti dediti al consumo di droghe e/o alcool - a Bologna - il primo, ha riguardato il violento pestaggio di un detenuto di origini albanesi da parte di altri detenuti, ed è attualmente ricoverato in ospedale. Il secondo, invece, ha avuto come protagonista un poliziotto, che è stato colpito al volto da un detenuto noto per le aggressioni seriali. Purtroppo, le perquisizioni ben difficilmente consentono di rinvenire le sostanze , sebbene condotte con cura, ma siamo di fronte a piccolissime quantità, con dimensioni minime, occultabili ovunque".
Ancora aggressione alla Polpen
Le ultime notizie riportano di una nuova aggressione ai danni di un poliziotto penitenziario, colpito al volto, fa sapere Sinappe, con un oggetto e il conseguente avvio di un incendio all’interno della camera: "Come se ciò non bastasse, il detenuto, impugnando una bomboletta di gas in una mano e l’accendino nell’altra, ha minacciato di dare fuoco a chiunque si fosse avvicinato. Va sottolineato che il tragico epilogo si è evitato solo grazie al lungo e paziente dialogo di mediazione instaurato dal personale di Polizia penitenziaria, che ha fatto desistere il detenuto dall’intento violento".
Carcere, nuova aggressione, il sindacato: "Quel detenuto va trasferito"
"Il tema del disagio mentale all’interno degli istituti, è un argomento delicato che va trattato peculiarmente - continua Sinappe - specialmente in riferimento alla posizione dei detenuti semi-infermi, di quelli la cui malattia sia stata “diagnosticata” nel corso della detenzione. Per questi soggetti infatti, la cura dovrebbe avvenire nelle apposite Articolazioni per la Tutela della Salute Mentale (ATSM - catalogazione in cui rientra solo il Reparto femminile del carcere bolognese), previste, ma non ancora realizzate in modo diffuso ed omogeneo. Il rischio è quindi una discriminazione fra soggetti il cui status giuridico è diverso ma che dal punto di vista sanitario necessitano parimenti di cure. La situazione sta sfuggendo di mano - avverte il sindacato - e ora, più che mai, si reputa necessario l’intervento delle autorità".