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Cronaca

Edilizia, frode fiscale da 12 milioni: perquisizioni anche a Bologna

Le fiamme gialle hanno scoperto diversi "trucchetti" per frodare il fisco: 11 denunciati e 16 imprese coinvolte

Perquisizioni in varie regioni e città italiane, compresa Bologna, nell'operazione dei militari della guardia di finanza del gruppo di Bolzano che hanno denunciato 11 persone per una frode fiscale da 12 milioni di euro nell’edilizia. Al centro dell’indagine sono finite 16 società operanti nel settore. Lo riferisce Trento Today

L’inchiesta è iniziata quando, durante una normale verifica fiscale, i finanzieri hanno notato fatture con importi molto elevati. Gli approfondimenti, fanno sapere le Fiamme Gialle, hanno consentito di scoprire alcuni "trucchetti" per frodare il fisco: dal classico sistema delle false fatturazioni con conseguente abbassamento dell'utile e risparmio sulle imposte allo storno di fatture che avrebbero permesso di accumulare ingenti crediti Iva. 

In alcuni casi, i costruttori avrebbe aumentato il credito connesso al cosiddetto "bonus Renzi" fingendo così di riconoscere i famosi 80 euro a un gran numero di lavoratori, di gran lunga superiore ai dipendenti impiegati.

Sono state sequestrate anche rilevanti somme in contanti. In particolare, nel corso di una perquisizione eseguita presso l’abitazione di uno degli indagati, i finanzieri hanno sequestrato circa 140mila euro, nascosti nel guardaroba.

Su decisione del giudice per le indagini preliminari, è stata disposta l’amministrazione giudiziaria di cinque delle società coinvolte.

Gli indagati dovranno ora rispondere dei reati di utilizzo ed emissione di fatture per operazioni inesistenti, omessa o infedele dichiarazione, dichiarazione fraudolenta, occultamento o distruzione di scritture contabili, indebite compensazioni, riciclaggio e autoriciclaggio. Degli 11 soggetti denunciati, otto erano prestanome reclutati tra gli operai edili, i quali figuravano come amministratori di società di cui sapevano poco o nulla.

Perquisizioni anche a Bologna

L’indagine ha portato i militari a eseguire perquisizioni in varie regioni italiane: le società avevano sedi formali anche a Milano, Bologna e Roma. 

Investimenti in edifici di pregio

Secondo la guardia di finanza, gli imprenditori edili avevano reinvestito parte dei proventi illeciti in edifici di pregio intestati a società dagli stessi gestite (ora tutti sotto sequestro). 

Per tentare di far sparire il denaro depositato sui conti correnti, i tre avrebbero richiesto alle banche l’emissione di assegni circolari, che non venivano mai incassati. Attraverso questo espediente, il denaro veniva spostato in un conto transitorio della banca, nella speranza di farla franca in caso di sequestri.

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