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Cronaca

Parte la Fiera agricola, ma gli operai addetti si mobilitano: "Basta spezzatino appalti"

Le maestranze della controllata della fiera, con i sindacati al gran completo, duri contro il piano di esternalizzazione annunciato al tavolo metropolitano

"La situazione dei lavoratori di manifestazione continua a peggiorare". A denunciarlo questa volta sono tutte le sigle sindacali, unite per protestare contro gli assetti che secondo le rappresentanze sindacali si stanno verificando nel sistema della fiera di Bologna, dove da oggi riparte la fiera di macchine agricole Eima.

Le preoccupazioni di Cgil,. Cisl, uil, Usb lavoro privato e Sgb sono "le intenzioni dell'azienda di esternalizzare tutte le mansioni tramite appalti, non garantendo di fatto la qualità del lavoro a oggi ancora gestito dalle società del gruppo con contratti e salari dignitosi".

E questo, recita un comunicato congiunto "nonostante il rilancio economico post pandemia, con l'aumento di capitale da parte dei soci pubblici e la vendita di 25 milioni di obbligazioni, nonostante le intese raggiunte con ben due contratti di espansione che dovevano portare ad un ricambio generazionale e ad un aumento delle competenze e professionalità interne".

"Patti faticano a decolare, azienda ha confermato le esternalizzazioni"

"I patti, sottoscritti con i soci pubblici nell'agosto del 2020, che dovevano garantire il mantenimento occupazionale e il 'buon lavoro' faticano a concretizzarsi e l'incontro di ieri in Città metropolitana lo ha infatti ribadito", contestano le sigle presenti in Fiera. "L'obiettivo della riduzione del numero degli addetti e del costo del lavoro, è frutto di un'ottica manageriale che non può essere ascritta al modello di Bene Comune quale è quello che può e deve essere la Fiera di Bologna, né tanto meno all'idea, tanto sbandierata dal sindaco metropolitano, di città più progressista d'Italia", attaccano i rappresentanti dei lavoratori.

Lavoratori della Fiera in protesta: "Precari da 20 anni, mentre la fiera va a gonfie vele"

Nel 2019, ricordano, BolognaFiere impiegava direttamente, per il proprio calendario fieristico biennale, più di 100 lavoratori a tempo determinato, alcuni impiegati da più di 15 anni con contratti a termine, e oltre 90 lavoratori a tempo indeterminato. Oggi Wydex conta 28 lavoratori a tempo determinato e 58 a tempo indeterminato, con l'esternalizzazione di "gran parte del lavoro legato all'organizzazione del quartiere". Per questo, i sindacati annunciano iniziative di lotta anche in occasione della kermesse della meccanica agricola: "Ciò che si chiede è l'immediata riapertura del tavolo di trattative che all'ordine del giorno veda la coniugazione del turnover e delle professionalità del quartiere fieristico con la definizione dell'organizzazione del lavoro che preveda il mantenimento del lavoro diretto con il blocco delle esternalizzazioni e l'individuazione di un meccanismo di sostituzione dei tempi indeterminati che usciranno con il contratto di espansione con i tempi determinati, non nel 2040, come prospettato senza pudore dai vertici aziendali di Wydex, ma subito".

I politici al presidio

Al presidio sono intervenuti anche Silvia Piccinini e Federico Amico, consiglieri regionali di Movimento 5 Stelle ed Emilia-Romagna Coraggiosa: "La protesta dei lavoratori precari della Fiera non può continuare ad essere ignorata. Per questo abbiamo depositato una richiesta urgente di audizione in commissione sia dell'assessore Colla che dei vertici di BolognaFiere, oltre ovviamente ai sindacati di categoria e ai lavoratori. Servono risposte concrete ed immediate per risolvere una volta per tutte questo problema". Aggiunge Piccinini nella nota: "Stamattina ho voluto esprimere tutta la nostra solidarietà e vicinanza ai lavoratori partecipando al loro presidio in piazza Costituzione. Le ragioni della loro protesta sono legittime e non possono continuare ad essere ignorate sia dai vertici di BolognaFiere che dalle istituzioni, Regione e Comune in primis, che sono ancora maggioranza all'interno dell'ente fieristico". Si fa sentire anche Marta Evangelisti, consigliera regionale e comunale Fdi, che scrive in un post: "Solidarietà ai lavoratori ed alle lavoratrici a tempo determinato e indeterminato ceduti a Widex: la loro situazione non trova soluzione. Perché?"

Anche il capogruppo di Coalizione Civica Detjon Begaj si è allo sciopero: "Da anni infatti seguiamo con attenzione e preoccupazione le vicende della società e siamo sempre stati a fianco dei lavoratori e delle lavoratrici che hanno lottato contro il piano da 123 esuberi nel precedente mandato. Oggi la situazione è quella per cui sono 28 le lavoratrici e lavoratori a tempo determinato, molti dei quali lavorano da molti anni, alcuni da decenni, nel quartiere fieristico a chiedere la stabilizzazione - scrive Behgaj - Sono i cosiddetti precari storici, passati a Wydex nel 2020, in un contesto dove in linea con il resto delle fiere italiane le mansioni vengono sempre più esternalizzate per ridurre il costo del lavoro a carico delle società, a scapito dei salari, dei diritti, della qualità del lavoro di chi quelle fiere le fa funzionare nel concreto. Perché, lo ricordiamo ancora una volta, il sistema degli appalti produce questo. Ma come stiamo facendo su tanti altri fronti, anche in questo caso dovremmo assumerci la responsabilità di provare ad andare in controtendenza. Per questo motivo abbiamo depositato una richiesta di udienza conoscitiva sulla situazione dei precari di Bologna Fiere per comprendere come possiamo tutelare questi lavoratori e queste lavoratrici e approfondire le intenzioni della società". 

"Domani leggeremo sui giornali di un grande successo di visitatori e di milioni di affari ma c'è, in questi affari e questi milioni fatturati, chi paga tutto questo col proprio sfruttamento e precarietà - USB"

"Una situazione di intollerabile precarietà con la mancata stabilizzazione di lavoratrici e lavoratori che hanno più di vent'anni di precarietà e l’assenza di un piano di organizzazione che valorizzi esperienza, mansioni e livelli di lavoratori e lavoratrici stabilizzati - fa sapere Usb - Invece di rispettare i patti, sottoscritti con i soci pubblici nell’agosto del 2020, che dovevano garantire il mantenimento occupazionale e il “buon lavoro", l'azienda ha ribadito l'intenzione di esternalizzare tutte le mansioni tramite ulteriori appalti, una scelta che va esattamente nella direzione opposta, un vero e proprio piano di svuotamento dell'organico in servizio.Quattro anni di esternalizzazioni, cessioni di ramo d'azienda, precarietà, i lavoratrici e lavoratori, a tempo indeterminato e determinato ceduti a Wydex: tutto questo nonostante l’aumento di capitale da parte dei soci pubblici e la vendita di 25 milioni di obbligazioni, nonostante le precedenti intese sindacali, nonostante una proprietà pubblica della regione Emilia Romagna e del Comune di Bologna. Una iniziativa di lotta, con sciopero, presidio e occupazione del terrazzo dell'ingresso, per dire che siamo arrivati al punto di rottura: oggi con la fiera di EIMA si dispiega, dopo la pandemia, il calendario fieristico in tutta la sua completezza, domani leggeremo sui giornali di un grande successo di visitatori e di milioni di affari portati a termine ma c'è, in questi affari e questi milioni fatturati, chi paga tutto questo col proprio sfruttamento e precarietà. Le lavoratrici e lavoratori di Wydex continueranno le iniziative di lotta per chiedere  l’immediata riapertura del tavolo di trattative per il mantenimento del lavoro diretto, la valorizzazione dei livelli e delle mansioni, la stabilizzazione dei precari storici ed il blocco delle esternalizzazioni", assicura il sindacato. 

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