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Cronaca

Elezioni Unibo, la ricetta della candidata Finocchiaro: "Priorità a infrastrutture di ricerca, interdisciplinarità, semplificazione burocratica"

INTERVISTA. La professoressa Giusella Finocchiaro, aspirante rettrice dell'Alma Mater, racconta il suo programma e le priorità: "Quella a cui mi ispiro è inoltre un’Università 'aperta', orientata alla logica dell’accesso e non della proprietà"

L'Alma Mater verso le elezioni del 22 e 23 giugno per scegliere il nuovo rettore o una nuova rettrice. Dopo l'intervista a Giovanni Molari, a rispondere alle medesime domande sul futuro dell'Unibo c'è anche Giusella Finocchiaro: 57 anni, professoressa ordinaria di diritto privato e di diritto di Internet; prof alla Facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali e attualmente nel Dipartimento di Scienze giuridiche. Chi è, su cosa si fonda il suo programma elettorale, cosa farà se eletta e quali prospettiva ha per gli anni del post-pandemia. 

Partiamo dalle presentazioni: chi è Giusella Finocchiaro? 

"Sono nata nel 1964 a Catania e nel 1979 mi sono trasferita con la mia famiglia a Bologna, in questa che da allora è sempre stata la mia città di lavoro e di vita. È qui che ho completato i miei studi, prima liceali e poi universitari, laureandomi nel 1987 in Giurisprudenza con una tesi sulle relazioni tra diritto e informatica.  Proprio l’interesse per l’incontro tra queste due materie, al tempo un territorio assolutamente 'di frontiera' non solo nel panorama giuristico nazionale, avrebbe segnato da allora il corso della mia carriera professionale, sia come docente universitaria sia come avvocato. Come ricercatrice e professionista ho infatti seguito da vicino l’evolversi delle normative sui temi della digitalizzazione, in Italia e nel mondo, partecipando in prima persona e come consulente ad alcune delle più innovative e importanti commissioni nazionali e internazionali al lavoro su questi ambiti. Insieme con l’attività accademica e quella manageriale, oggi rappresento il nostro Paese e la nostra Università come collaboratrice presso la Banca Mondiale e sono Presidente della Commissione dell’Uncitral (Commissione delle Nazioni Unite per Il diritto del commercio internazionale) sul Commercio Elettronico. Sono inoltre Presidente della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, nella quale sono stata indicata come membro proprio dall’Università di Bologna. Con i viaggi, la musica e la cucina, è il lavoro certamente una delle mie più grandi passioni. È sempre con grandissima curiosità e dedizione che mi sono approcciata alle sfide che ho scelto, tanto nella mia esperienza professionale quanto in quella personale, ed è con questa stessa attitudine che ho voluto intraprendere la candidatura per il rettorato dell’Università di Bologna". 

Quando e come ha deciso di candidarsi come futura rettrice dell'Unibo?

"È passato un po’ di tempo prima che decidessi finalmente di fare il 'grande passo' della candidatura. L’ho ritenuta sin dall’inizio una grande e bellissima sfida, di cui esaminare con attenzione l’impegno e le rinunce che, per serietà e dedizione, avrebbe comportato. Dal punto di vista personale, ho deciso di candidarmi per la passione e per l’orgoglio che mi lega all’Università, per la possibilità di rendere all’Ateneo quei talenti e quelle esperienze che qui, più che in ogni altro contesto, ho avuto l’occasione di coltivare.  Oggi l’Università di Bologna ha davanti a sé opportunità uniche e irripetibili ed è al centro di un momento di profondi cambiamenti e di sfide appassionanti. Ho scelto di candidarmi perché scorgo le enormi potenzialità di crescita che abbiamo davanti: le possiamo concretizzare, mettendo a frutto le grandi competenze che possediamo e facendo rete con tutti gli attori del territorio, cogliendo a pieno le sfide della ripartenza". 

Quali sono i punti fondamentali del suo programma elettorale? Quali le priorità per l'Università di Bologna? Quale la prima cosa che farebbe da rettrice?

"Oggi una priorità per l’Ateneo non può che essere quella dell’allocazione, efficiente e mirata, delle risorse messe a disposizione dal PNRR, con la necessità in primis di promuovere la ricerca e l’interdisciplinarità, come il Piano stesso prevede. Tra i punti fondamentali del programma che ho presentato vi è quindi l’investimento prioritario nella ricerca, di base e finanziata, nelle attrezzature e nei laboratori come leva fondamentale per lo sviluppo dell’intero sistema accademico. Credo poi nella necessità di una profonda ristrutturazione amministrativa, che passi attraverso le sfide non più procrastinabili della semplificazione delle norme, della semplificazione dei processi e della razionalizzazione dell’organizzazione. In un periodo decisivo come quello che viviamo non possiamo lasciare che sia l’inefficienza burocratica a fermarci. Occorre rivedere i regolamenti e i loro processi “per sottrazione”, dotandoci di strumenti più semplici e mantenendo solo le norme di cui riconosciamo una funzione percepibile. Per farlo è necessaria una forte volontà politica, che in passato è mancata. 

Quella a cui mi ispiro è inoltre un’Università 'aperta', orientata alla logica dell’accesso e non della proprietà. Se saremo in grado di favorire un percorso virtuoso, di dialogo proficuo con le case editrici, potremo promuovere un pieno e libero accesso alla conoscenza e alle pubblicazioni. Oggi la ricerca scientifica si fonda sui dati e questi spesso sono indisponibili, per ragioni culturali, malintese logiche proprietarie, interpretazioni restrittive.

L'Università di Bologna nel mondo: quali sono le potenzialità e le prospettive per i prossimi anni? 

"L’eccellenza dell’Università di Bologna è un patrimonio non solo del nostro territorio, ma dell’Europa e del mondo. La qualità della ricerca e dell’insegnamento che qui viene offerta produce le proprie esternalità nel più ampio e illimitato contesto internazionale, ed è a questo che dobbiamo rivolgerci quando parliamo di sviluppo, di sinergie con gli altri Atenei, di accesso alla conoscenza nella sua più ampia accezione. Per i prossimi anni immagino quindi un’Università più digitale, che abbia saputo fare tesoro dell’esperienza vissuta in quest’ultimo periodo e che potrà offrire una didattica di grande qualità anche on line, su percorsi mirati. In questi ultimi anni l’Università di Bologna ha anche raggiungo importanti risultati nelle classifiche internazionali sulla sostenibilità: è importante continuare a investire su progetti di ricerca e iniziative green, facendo di Bologna il polo di riferimento, in Italia e nel mondo, per la formazione e la ricerca scientifica sui temi della transizione ecologica e dello sviluppo sostenibile". 

Quali potrebbero essere le nuove attrattive per l'Alma Mater? Soprattutto in luce della pandemia, che certamente ha accelerato alcuni meccanismi, fra cui le opportunità del digitale...

"Come detto, la strada già avviata per una maggiore digitalizzazione andrà intrapresa con maggiore convinzione, perché potrà aiutare il raggiungimento di importanti risultati nel campo della didattica e dell’amministrazione. Oggi siamo ancora in una fase di sperimentazione di un modello che andrà via via sistematizzato, potenziato negli strumenti a suo supporto. Se il valore della didattica in presenza rimane però ineguagliabile, dovremo fare in modo che l’Ateneo possa mantenersi attrattivo anche migliorando e ampliando le soluzioni abitative per gli studenti che qui si trasferiscono da tutto il mondo: il caro affitti e l’insufficienza di strutture dedicate rappresentano ancora oggi un grande limite per l’accesso alla nostra Università, per il quale si rende necessario riprendere da subito un’interlocuzione forte con l’amministrazione cittadina. 

Qual è la sua visione sul percorso dei ricercatori? Età media troppo alta e carriere troppo statiche? Come allinearsi all'Europa se non lo siamo? Quali proposte?

"Investire in ricerca, e mettere pienamente a frutto le risorse che in questo senso il PNRR ci garantirà, significa anche contrastare il precariato che storicamente – e mi duole evidenziarlo – coinvolge l’attività di ricercatori e dottorandi. Per aiutare questo processo, in linea con quanto previsto anche a livello ministeriale, sarà necessario facilitare i percorsi di interlocuzione che legano l’attività di ricerca dell’Università con l’esterno, quindi con le pubbliche amministrazioni, con il settore privato e l’industria, con altri centri di ricerca. La ricerca universitaria, di base e finanziata, rappresenta un patrimonio condiviso e un investimento per il futuro delle nostre economie e società. Non possiamo fare a meno di potenziare le linee di collaborazione e di finanziamento con l’esterno, oltre che canalizzare con una programmazione mirata le risorse pubbliche che in questo senso riceveremo". 

Visto che ci sono risorse in arrivo, quali le priorità di utilizzo?

"Come detto, le priorità in questo momento potranno essere in particolare tre: potenziare le infrastrutture di ricerca, di base e finanziata, promuovere l’interdisciplinarità e favorire una riforma strutturale dell’amministrazione, orientata alle logiche della semplificazione burocratica". 

Sulle linee del mandato Ubertini concorda o adotterà una linea differente? Se sì in quale direzione?

"È difficile, perché sarebbe necessariamente un’operazione di valutazione incompleta e soggettiva, esprimere oggi un giudizio sull’esperienza di rettorato del collega Ubertini, ragionando su una possibile continuità di mandato. La guida uscente ha dovuto infatti confrontarsi con la sfida, terribile e inaspettata, dell’emergenza sanitaria, che oggi guardiamo con consapevolezza e uno sguardo al futuro certamente diverso, di programmazione e ripartenza.  La nostra Università si è confermata però in questi anni ai massimi livelli di reputazione, centrando obiettivi importanti di innovazione, ricerca e sostenibilità. È a questa filosofia che anche io mi ispiro".

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Una domanda sulle questioni calde della cronaca degli scorsi giorni. Movida, Piazza Verdi e Zona U: cosa pensa sulla proposta daspo universitari-movida-intervento unibo?

"Credo che l’Ateneo debba farsi sentire presente nelle interlocuzioni con gli enti e con gli attori delle zone delle città più direttamente interessate dalle attività universitarie. Allo stesso tempo, riconosco che oltre un certo limite l’Università non possa e non debba spingersi, lasciando alla Pubblica Amministrazione le necessarie valutazioni su come meglio gestire criticità come quelle che sono emerse in questi ultimi giorni".

Personalmente, non credo all’efficacia di politiche ispirate a logiche repressive, ma confido che il centro di Bologna possa presto ritornare un luogo di cultura e socialità rispettosa, ritrovando valori di cui in un periodo come questo abbiamo, come comunità, più che mai bisogno.

Sarebbe il primo rettore donna dell'Alma Mater. Che cosa significherebbe?

"Dal mio punto di vista significherebbe un segnale di rinnovamento e apertura, ma credo allo stesso modo che una leadership realmente inclusiva e condivisa debba prescindere dall’elezione o meno di una rettrice.  È oggi più che mai urgente promuovere una cultura del merito, a tutti i livelli e in tutti gli ambiti professionali dell’Ateneo, con uno sguardo inclusivo rivolto al contrasto di ogni forma di marginalizzazione, esclusione e discriminazione".  

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