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Ex-Breda, l'allarme dei sindacati: "O si cambia, o si chiude"

Meno di un lavoratore su tre impiegato, e molte commesse del gruppo lavorate in Turchia e Bulgaria. Papignani: "La proprietà non si presenta più ai tavoli"

"Se si va avanti così, a fine anno l'ex Bredamenarinibus di Bologna rischia di chiudere". È l'allarme che i sindacati dei metalmeccanici di Cgil, Cisl e Uil lanciano oggi dalla sede della Fiom bolognese e regionale, prendendosela con Stefano Del Rosso, presidente-ad di Industria italiana autobus, e con il Governo, nella veste dell'allora sottosegretario allo Sviluppo economico Claudio De Vincenti, oggi ministro con delega al Mezzogiorno.

Gli accordi firmati nel 2014 non vengono rispettati, accusano le organizzazioni dei lavoratori, e quindi senza svolte si rischia un declino irreversibile, nonostante i fondi europei per il rinnovo delle auto inquinanti, nonostante ci siano commesse per 300 mezzi e nonostante nel piano della Regione Emilia-Romagna siano segnati altri 600 bus fino al 2020. Così, domani i sindacati verranno ricevuti per discuterne in Prefettura a Bologna, dalle 10.30, dando vita dalla stessa ora ad un presidio all'esterno.

Proprio domani, infatti, le parti si sarebbero dovute rivedere nella sede del ministero dello Sviluppo economico per procedere con la vertenza, ma Del Rosso, lamentano i metalmeccanici di Cgil-Cisl-Uil, continua a sfilarsi anche in vista del prossimo vertice a Roma in agenda per il 22 marzo, per "impegni internazionali".

Al prefetto Ennio Mario Sodano "vogliamo esprimere la nostra preoccupazione visto che il Governo si era fatto garante per Industria italiana autobus, l'ex Bredamenarinibus; a tre anni dall'accordo non è successo niente, se non che l'occupazione è calata e che, appunto, si inizia a dire che l'ex Breda verrà chiusa", incalza il segretario della Fiom-Cgil Emilia-Romagna Bruno Papignani, al fianco dei colleghi Alberto Monti della Fiom di Bologna, Marino Mazzini della Fim-Cisl, Luigi Zanini della Uilm.

I NUMERI DELLA CRISI EX-BREDA. Le cifre aggiornate sull'ex Breda li segnalano le Rsu così: dei 174 occupati diretti nella produzione (secondo l'accordo triennale ne dovevano rimanere 196) se ne contano 48 al lavoro. Cinque sono quelli diretti, gli altri 43 operano nelle strutture indirette che si occupano di gare e commesse. Se nel 2017 quindi ci sarebbero 300 veicoli da produrre, il timore dei lavoratori è che almeno per l'80-90% verranno realizzati all'estero.

"La soluzione sembra quella di spedire persone da Bologna a Flumeri, Avellino, (GUARDA IL VIDEO) per quanto riguarda la produzione di 28 mezzi in particolare -spiega Cristiano Bruni della Rsu Fiom- "Il resto viene costruito in Turchia, gli scuolabus in Slovenia. Viene chiesto alla gente di spostarsi in questi luoghi, e intanto per i siti locali non si parla di processi e innovazioni". In sostanza, continua Bruni, "la ristrutturazione è partita in ritardo: doveva essere chiusa a giugno ma ora non basterà la scadenza della cassa integrazione straordinaria, a fine agosto; la preoccupazione è quella di non rientrare a lavoro a settembre e di non trovare altri ammortizzatori, mentre a fine anno scade l'accordo con Finmeccanica e il Governo, ovvero quelli che dovevano essere i garanti".

Traduce amaro Papignani (GUARDA IL VIDEO): "Negli '80 e '90 erano 11.000 i dipendenti in Italia che costruivano autobus, per 32 aziende; oggi ne abbiamo una ad Avellino, al momento ancora chiusa, e l'ex Breda Menarini, per la quale anche l'azionista King Long, abbiamo scoperto, non c'era. Di fronte alla gara della Regione da 600 mezzi, qualcosa si potrebbe portare a casa. Sarebbe assurdo che tutti gli autobus che circolano in Emilia-Romagna fossero costruiti in Turchia, in Francia o in Polonia, o da Fca in altre Regioni nel mondo".

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