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Cronaca

Faac: porporato tenta conciliazione, ma la GdF indaga su un personaggio "discusso"

Testamenti falsi o presunti tali, furti, prelati romani, negoziatori di dubbia fama: l'eredità di Manini finisce nel torbido. Mariangela: "Mai voluto avere niente a che fare con mediatori o amici di mediatori"

Monsignor Giuseppe Versaldi, cardinale elettore considerato vicino al segretario di Stato Vaticano Tarcisio Bertone e presidente della Prefettura degli affari economici della Santa Sede, sarebbe il prelato intervenuto nella vicenda dell'eredità della Faac: un tentativo di spingere il suo 'collega' Carlo Caffarra, ad accettare le proposte di alcuni parenti del defunto Michelangelo Manini che chiuderebbe la querelle giudiziaria nata dopo la scomparsa dell'imprenditore e dopo l'apertura dei testamenti olografi, ora in mano ai RIS di Parma, in cui la curia bolognese viene indicata come erede universale del patrimonio.

Il coinvolgimento del cardinale romano è emerso da ambienti vicini alla curia romana e investigativi, dopo l'accesso da parte della Guardia di Finanza allo studio di un controverso commercialista, Massimo Grisolia. I militari hanno compiuto un ordine di sequestro disposto dai Pm di Bologna, il procuratore aggiunto Valter Giovannini e il sostituto Massimiliano Rossi, nei confronti di un corposo fascicolo riguardante proprio la Faac. Il professionista, che nell'inchiesta bolognese risulta persona informata dei fatti, è un personaggio discusso, indicato negli atti di una indagine perugina che ha portato all'arresto di un giudice fallimentare, Chiara Schettini, accusata di peculato, corruzione e falsità. Sembra infatti essere lui il trait d'union tra alcuni dei possibili eredi e l'alto prelato vaticano. Altri parenti, la cugina Mariangela Manini e lo zio Carlo Rimondi, i primi ad impugnare il testamento e dal cui esposto è nata l'inchiesta penale, hanno invece sempre negato di avere avviato trattative con la Curia.

UN DOCUMENTO LO PROVA. A dimostrare il tentativo di Grisolia c'é anche un documento - visionata da Ansa - che sarebbe stato consegnato al cardinale Caffarra da un altro porporato, durante il sinodo a Roma, il 24 maggio, e che segue un incontro tra Versaldi e lo stesso Caffarra, di qualche giorno prima. Su carta intestata dello studio commercialista, ma senza nessuna firma, si manifesta la disponibilità degli eredi di Manini a cercare un accordo che prevede il riconoscimento del 20% dell'intera eredità e si fa riferimento all'intenzione di devolvere il 50% della parte di eredità al patriarcato latino di Gerusalemme. Da quanto si è potuto apprendere, l'arcidiocesi emiliana non ha mai risposto. In ogni caso, di fronte a ipotesi transattive, si sarebbe opposta e per il momento fa sapere che "non è intenzione dell'arcivescovo esprimersi".

MARIANGELA MANINI. "Io in tempi non sospetti sono stata accusata di avere una posizione troppo intransigente e di non voler avere niente a che fare con mediatori o amici di mediatori. Ho sempre detto e ribadisco che FAAC SpA era, è e sarà l’Azienda della famiglia Manini perché è nata con i soldi è l’ingegno dei cugini Giuseppe e Silvano Manini e delle loro mogli Gabriella e Rina Rimondi" dichiara Mariangela Manini "nell’ambito di quella famiglia, nei modi e nei termini che il DNA accerterà, siamo nati io e Michelangelo. Oggi io contesto la veridicità del testamento che rende la curia assurdamente beneficiaria del nostro patrimonio e dubito sulla carità ecclesiale di Michelangelo. Poi più alta è la cifra maggiore è il torbido. Subito hanno incominciato a girare lettere anonime, investigatori e un sottobosco di sconosciuti è comparso all’orizzonte. Ora arrivano i prelati romani incaricati a "spingere proposte" e controversi commercialisti. Sono certa che la magistratura farà luce sia sui testamenti sia sui mediatori o intermediari. Io sono pronta a dare tutto il mio contributo".

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