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Cronaca Zola Predosa

Faac alla Chiesa, una cugina di Michelangelo Manini: “Noi ignorati, persa occasione”

L'azienda leader nella produzione di cancelli e il patrimonio personale lasciati alla Curia, a secco i parenti. Bologna Today raccoglie lo sfogo di una cugina di Michelangelo Mannini

La Faac, azienda bolognese leader nella produzione di cancelli, insieme all'intero patrimonio personale dell'imprenditore Michelangelo Manini, da poco scomparso, sono stati destinati in eredità alla chiesa felsinea. Si parla di un lascito milionario, (solo l'azienda nel 2011 ha fatturato 214 mln di euro). A 'bocca asciutta' sono rimasti i parenti, non contemplati nel testamento del ricco industriale. Bologna Today ha intervista una cugina di Mannini, che non nasconde la delusione e amareggiata confessa: 'Ha perso un'occasione per essere un grande'.

Come ha appreso la notizia del lascito?
Con sorpresa dai giornali perché non essendo stata “nominata” nel testamento, non sono stata convocata dallo studio notarile.
Era a conoscenza della gravità della sua malattia? Che rapporto di parentela vi legava?
Sapevo che mio cugino Michelangelo - tra l’altro doppio cugino, se si può dire, perché sua madre e mia madre erano sorelle e mio padre era cugino di suo padre, cioè i nostri nonni paterni erano fratelli – era malato e, anche se ci eravamo persi di vista, seguivo da lontano le sue vicissitudini di salute. Anche la notizia della sua morte mi ha sorpreso, aveva 3 anni meno di me e so che soffriva di diabete, ma, sapendolo in cura, non ero a conoscenza che fosse in pericolo di vita.
Vi frequentavate?
Diciamo che negli ultimi tempi Michelangelo si era anche chiuso in sé stesso, forse anche per la gravità del suo male. Ricordo che da piccoli eravamo molto vicini. Abitavamo nella stessa villetta sui colli di Casalecchio e siamo in pratica cresciuti insieme, nello stesso giardino, direi “gomito a gomito”, visto che le nostre mamme erano anche socie in un’attività artigianale e mio padre all’inizio lavorava insieme a suo padre Giuseppe sia nel campo edile che agli albori della Faac. Poi, come spesso accade, le strade si dividono, forse in proporzione diretta con la diversità di reddito. Quando poi Michelangelo e la sua famiglia si sono trasferiti nella loro nuova e grande villa ci siamo visti, purtroppo, solo nei reciproci lutti.
Come ha preso la notizia?
Non voglio fare l’ipocrita né l’apologia di una buona azione, integrandomi al coro solo perché un lascito alla Chiesa è generalmente inteso come massima espressione di filantropia. Michelangelo non aveva figli, moglie e genitori, quindi era libero di disporre come credeva dei suoi averi, di lasciarli a chi voleva, dico solo che una famiglia è generalmente intesa in tutto il suo contesto e in tutti i suoi membri. Soprattutto in fase testamentaria, in assenza di quelli comunemente intesi come “eredi legittimi”. Dal momento in cui questi non ci sono, forse poteva ricordarsi anche di chi per anni lo ha amato in famiglia e ammirato orgogliosamente perché nelle vene scorreva lo stesso sangue.
So di sembrare antipatica e magari interessata o coinvolta (parenti serpenti?), ma, con un patrimonio del genere tutto “in beneficenza”, forse un piccolo fondo per la decina di parenti stretti rimasti (5 o 6 cugini più o meno coetanei e un paio di zii ottantenni) poteva anche essere un vero e proprio atto magnanimo da grande uomo. Così ci saranno sicuramente migliaia di estranei alla famiglia contenti e beneficiati, con una decina di familiari scontenti, ignorati e magari beffeggiati. Credo che Michelangelo abbia perso l’occasione per essere davvero grande di cuore e non solo uomo d’impresa e di marketing.  Viviamo in tempi difficili. Tutti si riempiono la bocca di sussidiarietà, senso della famiglia e solidarietà parentale, poi, al momento del dunque, prevale la voglia di passare alla storia. Michelangelo è stato bravo anche qui: non un euro ai parenti (quasi con disprezzo e trattati alla stregua dei politici) e alla Curia un lascito che non ha precedenti .

 

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