Coronavirus, fase 2: "Spazio a bici e monopattini elettrici su corsie stradali"
Da Bologna la proposta al governo: studiare piani di mobilità sostenibili per evitare l'uso eccessivo di automobili, vista la riduzione di posti su trasporti pubblici
Largo a bici elettriche e monopattini elettrici. Per far sì che la fase 2, con il rientro al lavoro, non coincida con un boom di spostamenti in auto, bisogna dare più spazio a chi si muove diversamente. E allora, assieme alla richiesta di incentivi dello Stato per l'acquisto di e-bike e monopattini elettrici, da Bologna arriva anche quella di derogare alle regole sugli spazi della carreggiata stradale per riservare più spazio di manovra a chi decide di muoversi a pedali o con la cosiddetta micro mobilità elettrica.
Se ne è discusso in uno dei tavoli tecnici che, in Città metropolitana, stanno studiando le condizioni per la ripartenza in sicurezza. E il consigliere delegato alla Mobilità, Marco Monesi, conferma sia la richiesta di fondi per favorire l'acquisto di bici e monopattini elettrici, sia l'intenzione di dar corso all'appello per una 'rete ciclabile di emergenza'.
Sui bus non potranno salire le stesse persone di prima e se non si vuole che tutti usino l'auto, servono più spazi per bici ed affini ("Anche per chi non è un ciclista" abituale). Al punto quindi da prevedere per loro 'corsie preferenziali' nelle strade là dove non si possono realizzare velocemente delle nuove piste ciclabili.
"L'idea è quella - conferma Monesi - sta succedendo nel mondo e dobbiamo adattarci ed adeguarci. Abbiamo già il Pums (Piano della mobilità sostenibile, ndr) che è un indirizzo forte e da lì stiamo cercando di trarre spunti per dar vita ad una rete ciclabile di emergenza che imposti una situazione simile a quella delle linee del trasporto pubblico". Che appunto può 'accelerare' rispetto al traffico su corsie preferenziali. Quindi, si pensa a fare più spazio alle bici nelle strade 'normali'? Monesi risponde affermativamente, tanto che si vuol chiedere un apposito 'permesso' al Governo.
"Vorremmo che non ci fosse conflitto tra i diversi utenti della strada e speriamo che non aumenti in questa fase l'uso delle auto", quindi serve più margine di spostamento per bici e monopattini: dove non ci sono le ciclabili, si può riservare loro parte delle strade, "forse non dappertutto, ma un po' di più vorremmo che fosse proprio così. Vorremmo accelerare su questo e per questo, nella progettazione di queste soluzioni, si sta pensando di chiedere al Governo deroghe al dimensionamento delle carreggiate".
Tradotto: restringerle un po' per i mezzi a motore e dare più spazi sicuri alla mobilità dolce. In Città metropolitana, Erika Seta (Uniti per l'alternativa) ha obiettato che "non si può proporre alla cittadinanza, soprattutto a quella parte che percorre molti chilometri per recarsi al lavoro" di farlo solo con biciclette o monopattini.
Monesi risponde che "vorremmo anche pensare a soluzioni per cui si viaggia con la propria auto e l'ultimo miglio, fino alla destinazione, in monopattino. Ad ogni modo, è un insieme di soluzioni che deve incastrarsi assieme".
Se la capienza dei bus passerà da 100 a 20 passeggeri, di pari passo "dovremo fare in modo che gli orari del lavoro cambino, che in fabbrica non si entri tutti alla stessa ora, ma chi alle 7, chi alle 8 o alle 9... Inoltre, c'è lo smart working", cioè far sì che non tutti tornino al lavoro nello stesso momento.
"Peraltro, anche se ancora manca la prova scientifica tra inquinamento e diffusione del coronavirus, ridurre il traffico fa comunque bene a persone, ambiente e riduciamo un rischio in più". Sia gli incentivi pro micromobilità che le deroghe agli spazi stradali sono proposte che "abbiamo noi e altri Comuni: le porteremo al Governo attraverso l'Anci", promette Monesi parlando alla 'Dire'.