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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca Gaggio Montano

Operazione Gdf e carabinieri, arresti e sequestri per 2 milioni di euro. Indagini partite da Alto Reno Terme

Assunzioni fittizie, fatture per operazioni inesistenti ed estorsioni con 'metodi mafiosi'. Il tutto è emerso concentrando le indagine attorno alle sorti di una casa di riposo sull'Appennino bolognese. Arresti e 23 denunce, lunga la serie reati contestati: dall'associazione per delinquere, alla bancarotta fraudolenta patrimoniale

Una ordinanza di custodia cautelare nei confronti di due soggetti crotonesi, residenti in provincia di Milano, di 61 e 59 anni, entrambi con precedenti per reati contro il patrimonio, e un sequestro (preventivo diretto e “per equivalente”, nei confronti degli stessi e di altre 21 persone fisiche e giuridiche) di circa 2 milioni di euro. E' l'esito di una indagine di polizia giudiziaria, alla quale hanno preso parte i militari dei Comandi Provinciali della Guardia di Finanza e dell’Arma dei Carabinieri di Bologna. Alla luce un sistema collaudato per drenare liquidità da società, ricorrendo fino ad assunzioni fittizie, fatture per operazioni inesistenti, per ed estorsioni con 'metodi mafiosi'. Il tutto è emerso concentrando le indagine attorno alle sorti di Sassocardo, casa di riposo sull'Appennino bolognese, Alto Reno Terme, già indebitata con fornitori e fisco dal 2009.

Le misure cautelari personali e reali - su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia - sono state disposte in relazione ai reati di associazione per delinquere, estorsione (aggravata dal “metodo mafioso”), bancarotta fraudolenta patrimoniale, documentale e per operazioni dolose, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, emissione di fatture per operazioni inesistenti, spendita e introduzione nello Stato di monete falsificate. 
Il sequestro preventivo ha riguardato due aziende lombarde (una società immobiliare di Brescia e una tabaccheria nell’hinterland milanese) e disponibilità liquide.

Assunzioni fittizie e ristorsioni con 'metodi mafiosi' in casa di riposo ad Alto Reno

Le indagini, scaturite dall’attività di controllo del territorio svolta dalla Stazione dei Carabinieri di Alto Reno Terme,  avrebbero portato alla luce l’operatività di quella che definiscono "una consorteria criminale" che, alla fine del 2015, è subentrata nella gestione di una società - titolare di una casa di riposo  - in  stato di dissesto economico-finanziario, ciò - secondo  gli investigatori - al fine di distrarre gli asset societari, composti dall’azienda e dall’immobile adibito a struttura residenziale, del valore di oltre 7,5 milioni di euro. 

A subire vessazioni e miacce anche i dipendenti, costretti alle dimissioni dall'azienda originaria (a.r.l.) per poi essere assorbiti da neo-costituite società cooperativa, tavolta a loro insaputa. Per questo capo di imputazione, il Gip ha riconosciuto l'aggravante del metodo mafioso. Nonostante le condizioni di lavoro disagiate, sottolineano i Carabinieri, i controlli eseguiti da Asl, Nas e Ispettorato del lavoro non hanno riscontrato disservizi o trascuratezza nei confronti degli ospiti della struttura, passati negli anni da 50 a 20. 

Gli arrestati, come dimostrano le attività di intercettazione e le movimentazioni di denaro, sarebbero vicini clan di 'ndrangheta Barilari-Foschini di Crotone. 

"Il disegno criminoso - riferiscono i militari - progettato e attuato dai principali indagati con la fattiva collaborazione di diverse “teste di legno”, ovvero persone incensurate, ma in gravi difficoltà economiche, è consistito nella stipula di un fittizio contratto d’affitto d’azienda tra la società, appena rilevata, e una cooperativa appositamente costituita dagli indagati, finalizzato a rendere i beni inappetibili sul mercato".Nel mentre, la vecchia società - oberata da debiti per 4,4 milioni di euro principalmente verso l’erario ed enti previdenziali e assistenziali - sarebbe stata portata al fallimento e svuotata della liquidità ancora giacente sui conti correnti. 

Inoltre, nell’ambito dell’operazione d’affitto d’azienda, stando alla ricostruzione degli investigatori, sono emersi "numerosi e gravi episodi estorsivi attuati, con modalità tipicamente mafiose, ai danni dei dipendenti della struttura, costretti a dimettersi volontariamente dopo ripetute minacce, atteggiamenti intimidatori e prevaricazioni di vario genere (consistiti in demansionamenti, mancata corresponsione delle retribuzioni e fruizione di “ferie forzate”). Gli stessi sono stati poi assunti dalla “nuova” società cooperativa (ove si fossero rifiutati di aderire a tale disegno, sarebbe scattato per loro il licenziamento in tronco)". 

Le attività investigative hanno così portato alla luce - aggiungono i militari - "sofisticati meccanismi con cui i sodali, seguendo un vero e proprio modus operandi ormai collaudato, hanno drenato liquidità da entrambe le società, ricorrendo ad assunzioni fittizie, fatture per operazioni inesistenti rilasciate da soggetti compiacenti (afferenti a lavori di ristrutturazione mai effettuati, acquisti fittizi di cespiti e prestazioni di servizio mai ricevute) e a conti e carte di credito delle società utilizzati per acquisti estranei alle finalità societarie". 

Esercizi commerciali, società e beni sequestrati. 23 i denunciati 

Le persone denunciate sono complessivamente 23, tra le quali i professionisti che avrebbero coadiuvato gli appartenenti al sodalizio nella realizzazione degli scopi illeciti prefissati. Contestualmente all’esecuzione dei provvedimenti cautelari, il P.M. titolare delle indagini ha delegato perquisizioni tra Emilia-Romagna, la Lombardia, la Campania e la Calabria. 
Nel corso delle operazioni sono stati sequestrati beni per oltre 1,5 milioni di euro, tra cui denaro contante per 120 mila euro, 1 società immobiliare, 1 esercizio di rivendita al dettaglio di generi di monopolio, 2 autovetture e 9 orologi di pregio. 

(FOTO DI REPERTORIO)

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