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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca San Vitale / Via Mazzini

Gemelle siamesi: un caso di scienza e di coscienza

Farle aumentare di peso, poi separale destinando l'unico cuore ad una di loro. Nella migliore delle ipotesi soltanto una sopravvivrà. Il direttore sanitario del Sant'Orsola: "Situazione complessa, che coinvolge aspetti medici ed etici"

Una equipe di 50 persone si stringe attorno alle due gemelline siamesi nate con un solo cuore e due fegati fusi; è accaduto venti giorni fa tra le corsie dell’ospedale Sant’Orsola.

Tempo, è questo di cui hanno soprattutto necessità al momento le due piccine. Aspettare che scorrano i giorni senza che la situazione si aggravi, affinchè le neonate, che in due sfiorano i 3 kg, riescano a prendere peso e diventare più forti. Ciò farà crescere le possibilità di sopravvivenza di una delle due, poi bisognerà passare all’inevitabile e delicatissima operazione di separazione. Questa l’intenzione dell'equipe medica del Policlinico, che oggi ha illustrato la situazione ai cronisti, durante una conferenza stampa.

SCIENZA E COSCIENZA. Si tratta di "un caso estremamente complesso e delicato, che coinvolge aspetti medici ed etici", ha rilevato il direttore sanitario Mario Cavalli, e per il quale sono già stati coinvolti con richiesta di parere tutti "gli organismi deputati ad esprimere un giudizio nel merito": dalla Regione, alla Procura, fino al comitato bioetico dell'Università. Ciò perché, la separazione comporterà, inevitabilmente, la morte di una delle bimbe.

Questo tipo di decisione, ha raccontato il professor Mario Lima, responsabile della Chirurgia pediatrica e del Dipartimento salute della donna e del bambino, "ha tolto il sonno a tutti noi": il primo problema "che ci siamo trovati ad affrontare è stato di coscienza".

La coscienza riguarda i medici, "ma anche i genitori, che hanno fatto una scelta consapevole, con un coraggio da leoni". Visto che le condizioni delle due piccole erano chiare "dalla diagnosi prenatale". Ora la difficoltà è quella di "combinare la scienza e la coscienza”.

LA POSIZIONE DELLA DIOCESI. La Chiesa di Bologna “partecipa alla trepidazione della famiglia e dei sanitari". Così il vicario generale della diocesi di Bologna, monsignor Giovanni Silvagni, ha voluto esprimere, al telefono con l'ANSA, la propria vicinanza. "Abbiamo fiducia nell'operato dei medici che stanno seguendo il caso. E tutti ci affidiamo al buon Dio che sa prendersi cura di noi anche nelle prove più difficili e non ci abbandona mai".
 

 

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