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Cronaca

Dipendenza da gioco: la Regione corre ai ripari, la psicologa spiega

Lavinia La Torre descrive i meccanismi che fanno scattare il gioco compulsivo. Troppi i casi, la ludopatia trattata anche in viale Aldo Moro

Mentre la commissione Statuto dell'assemblea regionale dell'Emilia-Romagna presieduta da Giovanni Favia ha espresso all'unanimità parere favorevole alla clausola del progetto di legge sul contrasto della ludopatia, presentato dai consiglieri Monari, Pagani, Barbati, Sconciaforni e Naldi, la psicologa bolognese Lavinia La Torre ci spiega il fenomeno dilagante dalla dipendenza dal gioco.

FENOMENO IN CRESCITA E CRISI ECONOMICA. "Il fenomeno del gioco d’azzardo legale in Italia, che dal 2002 è passato alla gestione da AAMS (Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato), sta assumendo dimensioni amplissime che investono ogni sfera del vivere delle famiglie e degli individui risultando così essere in continuo aumento e diffusione - spiega la psicologa La Torre - In questi anni molti aspetti del contesto sociale ed economico sono mutati: i dati in questo senso confermano che la crisi economica mondiale ha portato anche in Italia maggiore insicurezza e difficoltà economiche a carico delle famiglie, che sempre più stentatamente arrivano alla fine del mese, e dei giovani che faticano a trovare lavoro o se lo trovano è nella maggior parte dei casi precario e sottopagato. In questo contesto succede che in maniera direttamente proporzionale diminuiscono i consumi primari ed aumentano quelli legati al gioco d’azzardo anche a fronte di uno spaventoso ed esponenziale incremento delle offerte di gioco in ogni luogo e in ogni modalità (da una a tre estrazioni del lotto, nuovi giochi come il superenalotto o nuove modalità di gioco come gli ultimi arrivati tra i gratta e vinci, Win for life, o il 10 e lotto) e ad un altrettanto aumento dei soldi spesi dagli italiani per giocare (nel 2002 erano 17,32 miliardi di euro e nel 2010 sono diventati 61 miliardi di euro".

LA DIPENDENZA DAL GIOCO D'AZZARDO. Circa il 5% dei giocatori, stabilisce con il gioco d’azzardo una vera e propria relazione di dipendenza. I sintomi sono piuttosto subdoli e spesso la persona affetta da gioco da azzardo patologico non è riconosciuta come malata, ma viene data importanza alle sole conseguenze che la stessa malattia crea, quali l’aver posto in essere atti di microcriminalità, come i furti, o l’aver contratto debiti, distruggendo l’armonia familiare, o peggio aver tentato o realizzato il suicidio. È quindi difficile oggi riconoscere il malato di gioco d’azzardo patologico, ma l’attenzione delle associazioni, soprattutto dei familiari del malato, che in questo ultimo periodo si sono costituite, e alcuni centri ospedalieri specializzati, ci danno la possibilità di arrivare ad un identikit. In particolare il giocatore cosiddetto "problematico" e quindi a rischio di comportamento compulsivo, è colui che in una settimana gioca per più di tre volte, per un periodo superiore alle tre ore, spendendo più di 150 euro. Franca Francia dell'area Dipendenza della Direzione Generale Sanità e Politiche Sociali dell'Emilia-Romagna dichiara che "sono 618 le persone che si stanno facendo curare presso i Sert. Questi sono la punta dell'iceberg di un problema, coloro che non ce la fanno più e chiedono un aiuto". Il  lavoro clinico con i giocatori, a volte affrontato anche con le loro famiglie, mi ha portato a concludere che non esiste una “persona tipo” portata  a cadere nella dipendenza o a sviluppare un problema di gioco: gli individui che si trovano imprigionati in questa gabbia sono soggetti diversi, con  lavori diversi e con un diverso  livello culturale e socio-economico

CHI CI CASCA? Uomini, donne, pensionati, agenti di commercio, bancari, comandanti di polizia e carabinieri, operai e studenti. L’età media si aggira intorno ai 40 anni, (anche se nell’ultimo anno sono anche più giovani) soggetti diversi che hanno in comune un dato terribilmente allarmante: spesso sono arrivati a mettere in discussione o distruggere i risultati ed i sacrifici del lavoro di una vita. Per individuare gli indicatori della patologia da gioco, è fondamentale operare e chiarire una decisa distinzione tra giocatori d’azzardo e giocatori patologici. Sono molte le persone che vivono i numerosi giochi d’azzardo accessibili legalmente come piacevoli passatempi, in alcuni casi momenti occasionali e in altri abituali, ma anche in quest’ultima situazione, il gioco non è necessariamente patologico, dal momento in cui non è la quantità il fattore discriminante del problema.

Il giocatore compulsivo, infatti, si pone lungo un continuum che conta diverse tappe dai confini spesso sfumati che vanno dal gioco occasionale, al gioco abituale, al gioco a rischio fino al gioco compulsivo. Per questo, il gioco d’azzardo patologico si configura come un problema caratterizzato da una graduale perdita della capacità di autolimitare il proprio comportamento di gioco, che finisce per assorbire, direttamente o indirettamente, sempre più tempo quotidiano, creando problemi secondari gravi che coinvolgono e penalizzano diverse aree della vita.
Lungo il continuum tra gioco d’azzardo ricreativo e gioco patologico, in relazione alle motivazioni che sembrano determinare e accompagnare il gioco d’azzardo (tutti i giochi il cui risultato è determinato dal caso), sono state delineate le seguenti tipologie di giocatori (Alonso Fernandez F., 1996, Dickerson M., 1993):
•    il giocatore sociale: un soggetto spinto dalla partecipazione ricreativa, vive il gioco come un momento per socializzare e divertirsi ed è capace di governare i propri impulsi distruttivi;
•    il giocatore problematico: un soggetto in cui, pur non essendo presente ancora una vera e propria patologia attiva, esistono dei problemi sociali da cui sfugge o a cui cerca soluzione o un sollievo attraverso il gioco;
•    il giocatore patologico: un individuo in cui la dimensione del gioco è ribaltata in un comportamento distruttivo che è alimentato da altre serie problematiche psichiche;
•    il giocatore patologico impulsivo/dipendente: un individuo in cui i gravi sintomi che sottolineano il rapporto patologico con il gioco d’azzardo sono talvolta più centrati sull’impulsività e altre volte sulla dipendenza.

Secondo i criteri classificatori tradizionali della psichiatria, è possibile sintetizzare che si è in presenza di “Gioco d’Azzardo Patologico” quando esiste un “comportamento persistente, ricorrente e disadattivo di gioco d’azzardo”, intendendo in quest’ultimo caso che il gioco è in grado di avere delle pesanti ricadute negative sulla vita personale, sociale e lavorativa del giocatore (DSM IV, 1995), che spesso arriva a presentare la tendenza ad idee suicide e ad associare il gioco ad altre forme di abuso come il ricorrere a droghe e alcol.
Oggi il gioco d’azzardo patologico è inquadrato nel DSMIV all’interno dei disturbi di controllo degli impulsi non classificati altrove come comportamento persistente, ricorrente e maladattativo di gioco d’azzardo tale da compromettere le attività personali, familiari e lavorative. Distinguendo tuttavia se tale comportamento è attribuibile ad un episodio maniacale e precisando che problemi di gioco d’azzardo possono manifestarsi in soggetti con disturbo antisociale di personalità.
Tra i criteri diagnostici, nel DSM IV viene indicata la presenza di almeno cinque elementi tra i seguenti dieci segnali presenti in un soggetto che risulta essere:
1) eccessivamente assorbito dal gioco d'azzardo (per esempio è assorbito nel rivivere esperienze passate di gioco d'azzardo, nel soppesare o programmare la successiva giocata, o nel pensare ai modi per procurarsi denaro con cui giocare)
2) bisognoso di giocare d’azzardo con quantità crescenti di denaro per raggiungere l’eccitazione desiderata.
3) ripetutamente tentato senza successo di controllare, ridurre, o interrompere il gioco d'azzardo.
4) irrequieto o irritabile quando tenta di ridurre o interrompere il gioco d’azzardo.
5) attivo nel giocare d’azzardo per sfuggire problemi o per alleviare un umore disforico (ad esempio: sentimenti di impotenza, colpa , ansia o depressione.
6) attratto da un nuovo gioco dopo aver perso al gioco precedentemente abbandonato.
7) bugiardo verso i membri della famiglia, il terapeuta, o altri per occultare l’entità del proprio coinvolgimento nel gioco d'azzardo.
8) deviante in quanto ha commesso azioni illegali come falsificazione, frode, furto, o appropriazione indebita per finanziare il gioco d'azzardo.
9) superficiale nel mettere a repentaglio o perdere una relazione significativa, il lavoro, o opportunità scolastiche o di carriera per il gioco d'azzardo.
10) cieco nel fare affidamento su altri per reperire il denaro per alleviare una situazione finanziaria disperata causata dal gioco d'azzardo.

Facendo un rapido excursus storico è possibile notare come le fasi di passaggio per lo sviluppo della patologia (descritte in letteratura da Custer, 1982) si sono ristrette nei tempi e se inizialmente potevano trascorrere almeno cinque anni tra la fase vincente (quella in cui il giocatore ha la sensazione di vincite frequenti, aumenta la sua frequenza di gioco e le vincite rinforzano il suo sistema di pensiero) e quella perdente (in cui il giocatore inizia a giocare da solo e non più in compagnia, perde frequentemente, tenta inutilmente di controllare il suo gioco, nega il problema e lo copre con menzogne a familiari e amici e inizia a fare debiti), oggi nella pratica si vede che possono passare anche pochi mesi.
Custer, (1982) distingue le fasi di evoluzione del gioco d’azzardo patologico, in cui un giocatore si può muovere sia sul versante dell’aggravamento del problema che della possibile risoluzione dello stesso.

LA CLAUSOLA PER RIDURRE I RISCHI. La clausola valutativa prevede che la Giunta presenti alla competente commissione assembleare una relazione a cadenza triennale che fornisca informazioni sull'attuazione degli interventi previsti dalla legge e sui risultati conseguiti. Il progetto di legge, assunto come testo base e abbinato a altri due provvedimenti sullo stesso argomento presentati rispettivamente da Andrea Defranceschi e Giovanni Favia (M5s) e Silvia Noé (Udc), sarà sottoposto all'esame della commissione referente Politiche per la salute e politiche sociali, competente per materia. Barbati, relatrice del provvedimento, ha ricordato che l'obiettivo del progetto di legge è quello di contrastare il gioco d'azzardo patologico e le sue ricadute sociali, sia sul piano della persona singola, sia su quello famigliare, prevedendo interventi di contrasto, prevenzione e riduzione dei rischi legati a questa dipendenza. Pur d'accordo con la formulazione della clausola valutativa, i consiglieri Monari (Pd), Noé (Udc) e Roberto Montanari (Pd) sono intervenuti con osservazioni sui contenuti del progetto, di fatto anticipando elementi che saranno affrontati nella commissione competente ed esprimendo preoccupazioni sul fenomeno in crescita della "ludopatia".

 


 

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