rotate-mobile
Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Centro Storico / Piazza Maggiore

Giorno della Memoria: in Comune i deportati bolognesi nei campi di concentramento

A 70 anni dall'ingresso delle truppe sovietiche ad Auschwitz, questa mattina il sindaco ha incontrato gli ex deportati bolognesi, ai quali ha consegnato una Turrita, come ringraziamento della città per il l'impegno quotidiano

Sono iniziate questa mattina le celebrazioni per "Il Giorno della Memoria", a 70 anni dall'ingresso delle truppe sovietiche ad Auschwitz. A Palazzo D'Accursio, questa mattina, il sindaco Virginio Merola ha incontrato gli ex deportati bolognesi nei campi di concentramento, ai quali ha consegnato una Turrita, come ringraziamento della città per il l’impegno quotidiano, soprattutto nelle attività con gli alunni delle scuole, nel tramandare la memoria e la terribile esperienza.

In sala consiglio anche tanti ragazzi e a tante ragazze delle scuole superiori di Bologna: le studentesse e gli e studenti del Liceo Sabin di Bologna, del Liceo Leonardo da Vinci di Casalecchio di Reno, dell’IIS Mattei di San Lazzaro di Savena, hanno presentato il progetto di ricerca “L’appello”, coordinato dall’Istituto per la Storia e le Memorie del ‘900 Parri Emilia-Romagna. Gli studenti hanno letto in aula i nomi di alunni che a causa delle leggi razziali durante il nazi-fascismo non hanno potuto più continuare il proprio percorso scolastico.

“Voglio cominciare dai numeri, perché settanta anni fa, con la Liberazione del campo di concentramento di Auschtwiz, siamo venuti a sapere che nei campi hanno trovato la morte 6 milioni di ebrei, 3 milioni e 300.000 prigionieri di guerra sovietici, 1 milione di oppositori politici, 500.000 zingari Rom, circa 9.000 omosessuali, 2.250 testimoni di Geova, 270.000 tra invalidi fisici e psichici - ha detto Merola nel suo intervento - dovremmo concentrare la nostra attenzione e il nostro impegno sul come fare perché non si ripeta più. L’iniziativa di oggi è davvero, da questo punto di vista, esemplare, e io esprimo di nuovo la mia riconoscenza ai ragazzi e ragazze presenti: dare un nome alle persone vittime innocenti, significa innanzitutto comprendere insieme, alla luce di quanto sta avvenendo nel mondo, al ritorno di antisemitismo, ai fatti di Parigi, che la memoria innanzitutto è sicuramente tenere nel cuore, e ritrovare, le emozioni e recuperare l’umanità nel ricordo delle tante vittime innocenti, ma è anche assumere un impegno personale nel presente". La memoria come impegno, ha ribadito il primo cittadino "significa prendere parte, prendere posizione, combattere la grande zona grigia dell’indifferenza che rischia sempre di riproporsi, con argomentazioni per cui ‘se non lo faccio io lo farà qualcun’altro’, ‘non è importante contrappormi in questo momento’, ‘è un episodio che sicuramente non si ripeterà’. La democrazia significa correre il rischio e avere il coraggio della libertà; non c’è niente di scontato nella democrazia, se non il fatto di tenere saldi i valori che ci sono stati trasmessi e le istituzioni democratiche che grazie al sacrificio di tante persone oggi sono a nostra disposizione".

Merola ha anche sottolineato come il fascismo non sia stata una dittatura diversa dal nazismo "qui nel 1938 sono state approvate le leggi razziali, per ricordarci che pochissimi professori in Italia si sono dissociati dal giuramento al fascismo, per ricordarci che improvvisamente qui a Bologna nelle nostre aule universitarie e nelle nostre classi elementari queste persone hanno potuto essere allontanate nell’indifferenza della maggioranza della nostra popolazione. Che, certo, ha saputo riscattare tutto questo con infiniti lutti, con la guerra di Liberazione, con la Costituzione della nostra Repubblica, ma il fatto che maggioranze abbiano potuto permettere tutto questo, anche semplicemente con la loro passività, è un tema sul quale io penso sia importante cominciare ad avere il coraggio della verità". Ha ricordato inoltre un grande allenatore del Bologna, Arpad Weisz, finito con la sua famiglia nei campi di concentramento. Abbiamo avuto delazioni nella nostra popolazione, abbiamo avuto uno sconcerto anche della comunità Ebraica, è vero che molti ebrei erano sostenitori in prima fila del fascismo, quindi non ci si voleva credere, si è sperato fino all’ultimo in un atteggiamento diverso del fascismo.

Ribadendo la necessità del pluralismo nell'Unione europea, ha richiamato a "riflettere su cosa fare del nostro futuro a partire dal tema della cittadinanza e del confronto con gli altri. La storia europea ci ha consegnato un diritto di nascita, di sangue, ci ha consegnato un diritto di suolo che è stato interpretato molto spesso anche come colonialismo e imperialismo, però ci consegna ogni giorno quello che voi vivete frequentando ogni giorno i banchi di scuola: che si può scegliere una cittadinanza per scelta, si può scegliere di essere cittadini, e se si può scegliere di essere cittadini questo significa avere la forza nel presente di tenere alla larga l’odio, di tenere alla larga le strumentalizzazioni, di conoscervi tra di voi ragazzi e di scegliere insieme di diventare cittadini della nostra città”.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Giorno della Memoria: in Comune i deportati bolognesi nei campi di concentramento

BolognaToday è in caricamento