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Cronaca Centro Storico / Piazza del Nettuno

L'8 marzo per riflettere sulle politiche di genere paralizzate: "Vanno sbloccate"

I numeri di Bologna: il 93% donne che hanno chiesto aiuto la prima volta, lo ha fatto per motivi di violenza (565 donne). Di queste il 66% sono italiane e il 34% sono straniere.

Tutti in piazza per dire no alla violenza sulle donne. E' l'8 marzo ed è solo una delle buone occasioni "per parlare di ciò di cui parliamo tutti i giorni, ovvero dei diritti delle donne e delle pari opportunità" spiega la presidente della Casa delle Donne di Bologna Susanna Zaccaria, mentre dal palco allestito davati alla statua del Nettuno si leggono testimonianze e frasi come avevo "paura di restare sola e mi sono accorta che non esiste solo l'uomo violento", "in caso fossi morta almeno mia figlia avrebbe saputo", "pensavo che la gelosia fosse uguale all'amore". Riflessioni insomma, sulla solidarietà e sulla possibilità di chiedere aiuto ed essere protette.

E oggi, per l'8 marzo, vogliamo ricordare anche alcune delle donne vittime di femminicidio a Bologna: sono Silvia Caramazza, uccisa a 39 anni e riposta in un congelatore dal compagno; Camilla Auciello, uccisa dal convivente con martello e forbici quando aveva solo 35 anni;  Augusta Alvelo, accoltellata dal fidanzato e Elsa Boni, gettata da una finestra dal marito, che poi a sua volta si è tolto la vita. 

DONNE IN PIAZZA. "Sono Nura, ho 28 anni e sono arrivata dal Marocco quando ne avevo dodici. Sono qui per dire no alla violenza sulle donne. A gran voce". E poi c'è Consuelo, 30enne italiana che è scesa in piazza per i diritti delle donne e ancora Mariaraffaella Ferri, presidente della Commissione delle Elette in Consiglio Comunale: un piccolo esercito armato di volantini con lo slogan "Libere di scegliere!" con la missione di sensibilizzare. Susanna Zaccaria, in vista delle imminenti elezioni comunali, auspica che la stabilità dei rapporti con Palazzo d'Accursio resti tale qualsiasi sia il risultato delle prossime amministrative: "Spero che ci sia continuità qualunque sia l'esito, stiamo lavorando bene e c'è ancora molto da fare" mentre sottolinea come tanti provvedimenti presi dal Governo (l'astensione Inps dal lavoro in caso di violenza per esempio) siano ancora delle trappole perchè anunciati sì, ma non ancora concreti.  

UNA LETTERA A RENZI: "LE POLITICHE DI GENERE NEL NOSTRO PAESE SONO PARALIZZATE". L'associazione nazionale dei centri antiviolenza D.i.Re ha scritto qualche giorno fa al Presidente del Consiglio Renzi una lettera in cui si evidenzia che "le politiche di genere in Italia sono innegabilmente paralizzate, mentre la cultura della discriminazione e del sessismo cresce e si restringono ulteriormente gli spazi di autodeterminazione e di libertà delle donne", che il Dipartimento Pari opportunità è senza guida politica dalle dimissioni nel 2013 della Ministra Josefa Idem, e si lamentano i provvedimenti frammentati e spesso discutibili come la depenalizzazione dell'aborto clandestino, ma con un innalzamento delle ammende fino a 15.000 euro, in un paese come il nostro che ha il 70% di medici obiettori, e non a tutte le donne comunitarie (come le romene) viene garantita l'assistenza sanitaria.

CASA DELLE DONNE. "In un panorama del genere, fa piacere che almeno la Regione Emilia-Romagna arrivi al tradizionale appuntamento dell'8 marzo con il Piano regionale antiviolenza, che i centri chiedevano dal 2009, messo a punto in un tavolo di lavoro con istituzioni e centri antiviolenza". Il Piano è stato presentato il 24 febbraio scorso e sta iniziando il suo iter amministrativo verso l'approvazione. Per il triennio si prevedono sopratutto attività di formazione, prevenzione mirata a gruppi di donne a rischio, e il monitoraggio dell'utilizzo delle risorse nazionali stanziate per la prevenzione e il contrasto della violenza contro le donne perché non vadano disperse in interventi inidonei.

A livello cittadino, il prossimo rinnovo di giunta non deve fermare gli interventi sul fronte della prevenzione della violenza e del sostegno al centro antiviolenza, garantito dall'Accordo metropolitano firmato nei mesi scorsi, ma in cui una grossa parte di risorse dipende dagli stanziamenti nazionali, sempre incerti. La Casa delle donne si augura che la sensibilità delle prossime amministratrici e amministratori sappia riconoscere che, per sconfiggere la violenza, è necessario il sostegno delle istituzioni ai centri indipendenti di donne.

NUMERI. Dati dell'attività di accoglienza della Casa delle donne nel 2015. Nel 2015 la Casa delle donne ha accolto 754 donne (nel 2014 sono state 780; nel 2013 sono state 735; e 627 nel 2012), di cui 609 si sono rivolte al Centro per la prima volta durante il 2015, e altre 145 che hanno proseguito un percorso di accoglienza iniziato nell’anno precedente. Il 93% donne che hanno chiesto aiuto la prima volta, lo ha fatto per motivi di violenza (565 donne). Di queste il 66% sono italiane e il 34% straniere; il 71% ha figli; il 17% ha subito stalking, e ben il 27% ha fatto denuncia alle forze dell'ordine (la media nazionale è il 12,3% di quelle che hanno subito violenza dal partner o ex, Istat 2015).

Nei 3 rifugi segreti hanno trovato ospitalità 19 donne e 16 minori; nei 9 minialloggi di transizione verso l’autonomia sono state ospitate 13 donne e 7 minori. Altre 32 donne e 39 minori sono stati ospitati nella casa rifugio d’emergenza Save, dedicata alle vittime ad alto rischio. In totale si tratta di 57 donne e 60 minori ospitati (alcuni sono transitati in più di una struttura). Il progetto Oltre la strada, nel corso 2015, ha accolto 25 donne, oltre alle 11 già in carico dagli anni precedenti, per un totale di 36 donne. 9 donne sono state ospitate nella struttura protetta del progetto, e 16 in altre soluzioni abitative.

I motivi di immigrazione sono stati la falsa promessa di lavoro (14 donne); una relazione affettiva (7 donne); le restanti 4 per motivi di prostituzione, vendita da parte del nucleo d'origine o altro. 10 donne sono nigeriane (in aumento rispetto gli anni passati, probabilmente in relazione alla modifica della legislazione vigente che favorisce la richiesta di protezione internazionale), 4 donne provengono dall'Est Europa, 11 da paesi extraeuropei, in prevalenza Marocco. Infine, a sottolineare come le donne vittime di tratta siano in primo luogo vittime di violenza, il dato relativo alle violenza subite: su 25 donne, 23 sono state vittime di violenza fisica, 23 di violenza psicologica, 24 di violenza economica, e 15 di violenza sessuale. 

La Casa ha attivato uno sportello dedicato alle donne straniere che richiedono un supporto dal punto di vista della regolarizzazione. L’obiettivo dello sportello è dunque l’emersione di eventuali casi di tratta e sfruttamento correlati a situazioni di violenza di genere. Nel 2015 la Casa delle Donne ha aperto un nuovo servizio rivolto agli adolescenti e alle giovani donne vittime di trauma, che prevede percorsi di psicoterapia per le vittime di traumi legati a violenze intrafamiliari ed extrafamiliari. Il progetto "No violence 3D. Le tre dimensioni della violenza: rilevazione, trattamento e prevenzione", realizzato grazie al contributo della Fondazione del Monte, ha potuto aiutare 12 donne. 

8 marzo in Piazza Nettuno: no alla violenza

E proprio oggi Camst comunica che, grazie al progetto "E' ora di cambiare tono" (realizzato in collaborazione con i centri antiviolenza della rete Dire e l'ong Cospe) al'interno della struttura di ristorazione in tre anni anni sono state assunte 32 donne che sono state vittime di violenza. 


 

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