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Cronaca

Giornata mondiale dell'istruzione: "L'evasione scolastica c'è anche qui, la causa sta nelle differenze sociali"

L'importanza dell'educazione, che è bene pubblico, oggi al centro dell'attenzione. Come migliorare la scuola? Porla al centro del dibattito, valorizzare i docenti, non sottovalutare l'evoluzione degli istituti tecnici ai quali oggi le imprese attingono per le nuove leve

L'istruzione è un diritto umano, un bene pubblico e una responsabilità di tutti. Sta alla base della società e dell'economia. Oggi, 24 gennaio, si celebra la Giornata Internazionale dell'Educazione proclamata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite. Si parla di scuola, di opportunità, di uguaglianza partendo da un dato mondiale che vede 258 milioni di bambini che non vanno a scuola e 771 milioni di adulti analfabeti.

"Si parla di scuola se ci sono dei problemi. Che la politica la porti al centro"

E fa bene parlarne a ogni latitudine, anche in una fetta di mondo nella quale la scuola rappresenta una grande opportunità alla portata (quasi) di tutti: "Stessi punti di partenza per ognuno, visto che a dividere ci sono già le differenze sociali e di reddito: in questo contesto di riflessione chiedo ai cittadini, anche a chi di figli non ne ha, di rendersi conto di quanto è importante che ci sia una buona scuola, una scuola di tutti, inclusiva e in grado di formare le persone e la cittadinanza di domani" le parole di Daniele Ara, assessore comunale alla scuola a proposito del tema della giornata.

"La scuola nel dibattito pubblico deve tornare a un po' più al centro dell'attenzione: una città come Bologna ha l'opportunità di fare una scuola per tutti e, per la fascia 0-6, anche in sistema integrato, nel senso che ci sono lo Stato, il Comune e le private paritarie. Poi mano a mano che si cresce il sistema pubblico c'è, ma il problema vero è che la società discute troppo poco di scuola. Se ne parla solo se ci sono problemi, ma se ne parla sempre troppo poco in funzione della comunità e per il futuro di un paese. Abbiamo anche noi evasione scolastica nella scuola dell'obbligo e soprattutto dalle medie in su e qui il tema vero sono le relazioni con il mondo degli adolescenti, sia per i ragazzi che per le loro famiglie. L'adolescenza è una bella stazione nella quale ci si trasforma, ma è anche piena di problemi e di tensioni, con un disagio che può portare a possibili fenomeni di devianza". 

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La scuola italiana modello in altri Paesi: "Da valorizzare e formare la figura del docente"

Una finestra sul mondo di quei bambini che in cinque anni di scuole superiori diventano adulti, la dà Antonella Caligiuri, collaboratrice della dirigenza dell'Istituto tecnico professionale Aldini Valeriani e docente di chimica: "La scuola italiana, che se ne dica, è una scuola un passo avanti e lo dimostra il fatto che i nostri modelli vengano ampiamente copiati anche all'estero. La professione dell'insegnante è un po' come quella del medico, deve nascere dalla passione soprattutto se ci si interfaccia con gli adolescenti come nel caso dei licei e delle scuole superiori. In un istituto come il nostro, professionale ed estremamente all'avanguardia, abbiamo la possibilità di accompagnare i ragazzi fino al loro incontro con il mondo del lavoro ed è gratificante contare come le scelte orientate ai professionali siano cresciute negli anni: per quanto riguarda noi, come istituto sia tecnico che professionale, siamo passati da 186 iscrizioni alle classi prime nel 2009 alle 650 dell'ultimo anno. E i numeri crescono ogni anno". 

Però la scuola, potrebbe migliorare... "Le criticità, a livello generale ci sono, inutile negarlo. La figura del docente andrebbe valorizzata e andrebbe promossa la formazione del personale. Rivedrei anche l'obbligo scolastico spostandolo dai 16 anni a fine ciclo. Per come la vedo io bisognerebbe progettare un biennio comune a tutti per interrompere la spaccatura fra licei e istituti tecnici". 

A proposito di istituti professionali, sono stati decisamente rivalutati. Ottime parole sono state spese negli ultimi tempi da figure quali Romano Prodi e il ministro Patrizio Bianchi (Governo Draghi ndr)..."Assolutamente sì. Gli istituti tecnici sono cambiati molto e sotto ogni aspetto, al loro interno sono entrati enti locali e privati che respirano l'innovazione che possiamo offrire nell'ottica di esperienze che nascono con l'alternanza scuola-lavoro e che poi diventano sbocchi professionali a tutti gli effetti. La richiesta c'è, eccome. E non solo da parte di multinazionali, ma anche dalle piccole e media imprese del nostro territorio". 

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