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Cronaca Via dell'Arcoveggio

Scomparsi. Parlano i genitori di Giovanni Ghinelli: “Il suo zaino perso dai Carabinieri”

"Pensiamo ne sappiano di più"... Intervista shock ai genitori di Giovanni Ghinelli, sparito nel nulla da Bologna nel 2007, il caso resta avvolto nel mistero. Il papà e la mamma raccontano tutta la storia irrisolta

Dopo il ritrovamento di ossa di donna, che hanno fatto presupporre si potesse trattare dei resti della bella bolognese Margherita Bisi, sparita nel nulla nel 2002, Bologna Today a colloquio con i genitori di Giovanni Ghinelli, anche lui scomparso, uno tra i tanti casi irrisolti in città. 

Giuseppe e Antonietta Ghinelli hanno ripercorso tutta la vicenda, con lo stesso dolore e la stessa determinazione nel voler fare chiarezza, nel voler capire cosa sia successo il giorno e i giorni successivi alla scomparsa del figlio Giovanni. Troppi i punti ancora oscuri, insufficiente la legislatura italiana e ancora in stand-by il progetto per la stazione di Bologna, che esporrebbe in una bacheca i volti degli scomparsi. Per non dimenticare chi no è ancora tornato a casa.

Chi è Giovanni? Quali problemi aveva nel periodo della scomparsa?
E’ un 33enne che faceva l’infermiere all’ospedale di Bentivoglio e che un martedì di febbraio, in un periodo un po’ delicato della sua vita, è scomparso. Quel pomeriggio eravamo d’accordo di trovarci a Bologna per poi andare alla casa di campagna a trascorrere la notte: lui il giorno dopo era di riposo e avrebbe ricominciato a lavorare il giovedì pomeriggio. Qualche mese prima era finita la relazione con la sua ragazza e lui era tornato a vivere da noi dopo la convivenza. Aveva cominciato a bere e nell’agosto aveva avuto un incidente: con il ritiro della patente sono arrivati poi anche gli esami del sangue, risultati negativi visto che aveva smesso completamente di bere, ma questo periodo è durato poco e dopo la visita medica ha ricominciato. Insomma un periodo delicato, aveva bisogno di aiuto. Ma Giovanni è un ragazzo brillante e intelligente, lo è sempre stato.

Quando l’avete visto per l’ultima volta?
L’ultima volta che lo abbiamo visto erano le ore 18 del 13 febbraio 2007. Eravamo in auto e per lui era la fine di una giornata difficile in cui erano emersi anche dei problemi sul lavoro. Quando è arrivato, in ritardo, abbiamo notato che era un po’ alterato e dopo aver preso le sue cose siamo saliti in auto tutti e tre. Visto lo stato di agitazione in cui si trovava, dovuto all’alcol, abbiamo ribadito che aveva bisogno di aiuto e lui si è arrabbiato. Approfittando di un semaforo rosso in via dell’Arcoveggio angolo Via Roncaglio ci ha lasciato le chiavi di casa ed è sceso dal veicolo: “Tanto so dove andare” ha detto. Questa l’ultima volta che lo abbiamo visto.

Cosa aveva con sé?
Soltanto uno zaino che conteneva i suoi effetti personali, compreso documento d’identità e tesserino identificativo del lavoro e il suo cellulare, che però era scarico.

Quando avete cominciato a preoccuparvi seriamente?
Il fatto che il telefonino risultasse spento all’inizio non ci ha allarmato, visto che ci aveva detto di averlo scarico e di non avere con sé il carica batterie, ma nel pomeriggio del giovedì, quando il caporeparto ci ha chiamati per dirci che non si era presentato al lavoro abbiamo subito denunciato la scomparsa.

Avete ricevuto segnalazioni dopo la denuncia?
Dopo un mese circa, alle 6 di mattina rispondendo a un numero di casa mai pubblicato sulle locandine né altrove una voce maschile con accento del sud ci ha detto: “Hai acceso i lumi?”

Il ritrovamento dei suoi effetti personali come è avvenuto?
Due mesi dopo la scomparsa il telefonino di Giovanni è stato trovato a Cento, sull’argine del fiume Reno. C’era anche il suo zaino, che è stato consegnato ai Carabinieri di Crevalcore. Quando la Questura di Bologna ci ha informato del ritrovamento ci siamo recati in caserma, ma a quel punto ci hanno detto che non lo avevano loro e che non sapevano dove fosse: visto che in questi casi è prassi compilare il verbale di ritrovamento e visto che tale verbale non era mai stato fatto (cosa gravissima) abbiamo denunciato il Maresciallo. Ci avevano detto: “Ci dispiace, capiamo il valore affettivo…”. Ma il valore affettivo non c’entrava niente!

Cosa pensate di questa “scomparsa nella scomparsa”?
Non crediamo che lo zaino sia stato perso, pensiamo ne sappiano di più. L’anno scorso hanno arrestato il Maresciallo di San Giovanni Persiceto per spaccio di droga (l’uomo avrebbe fatto sparire 86 chili di hashish e li avrebbe poi rivenduti a due spacciatori): questo forsa non ha nulla a che fare con la vicenda, ma ci spaventa.

Giovanni era collegato al mondo della droga?
Non crediamo facesse uso di sostanze stupefacenti, solo voci strane su un suo amico.

E il cellulare?
A due mesi dal pomeriggio della scomparsa il telefonino di Giovanni ha ripreso a funzionare: ad accenderlo un ragazzino che l’aveva trovato lungo il Reno (insieme allo zaino) e che dopo aver buttato la scheda di mio figlio voleva utilizzarlo (era un cellulare di ultima generazione, uno dei primi che faceva le foto: alla consegna dello zaino era scivolato sotto il sedile dell’auto e viene ritrovato solo in un secondo tempo). La polizia intercetta il segnale e lo recupera. Nei tabulati risultano 4 telefonate da 4 provider diversi.

Vi siete rivolti anche a Chi l’ha visto?
Sì, ma in un secondo tempo perché aspettavamo che si facesse vivo lui, per non dare traccia ad eventuali malviventi che potrebbero essere entrati in contatto con lui e da cui magari lui stava scappando. Siamo stati anche da Maurizio Costanzo insieme alle famiglie di altri scomparsi. 

Siete stati aiutati dall’Associazione Penelope?
Moltissimo. Attraverso l’associazione un Commissario speciale (senza una squadra però) che ha confrontato i DNA degli scomparsi con quelli giacenti in obitorio. E’ stata una settimana terribile quella in cui sembrava avessero trovato un cadavere corrispondente, ma poi si è rivelato incompatibile con Giovanni.

Che idea vi siete fatti?
Semplicemente, non possiamo escludere nulla.

Tabulati telefonici?
Sono stati interrogati tutti i contatti trovati nei tabulati telefonici e abbiamo anche chiamato una persona che

Avete mai pensato di rivolgervi a dei sensitivi?
Siamo stati contattati al telefono da un medium, ma dopo una prima telefonata non si è poi più fatta sentire. Era accaduto dopo la pubblicazione di una nostra intervista si un settimanale di cronaca.

Volete fare un appello?
Chiediamo a chiunque sappia o si ricordi qualcosa di farcelo sapere, anche in forma anonima. Noi non smetteremo mai di ricordare Giovanni, gli abbiamo fatto anche gli auguri di compleanno sul giornale. Stiamo ad aspettare che succeda qualcosa, qualcosa come questo messaggio e continuiamo a operare insieme a Penelope battendoci per la creazione della banca del DNA e per una proposta di legge che regoli i casi di scomparsa.

Qual è il progetto della stazione di Bologna?
Parte da quello che l’associazione Penelope ha già realizzato nelle stazioni di Cesena, Forlì e Rimini e che vede una bacheca con le foto e i dati di tutti gli scomparsi della zona. Per Bologna ci stiamo lavorando da anni ma la burocrazia rallenta il tutto visto che la nostra fa parte delle “Grandi Stazioni” e ha una direzione diversa.  Dopo alcuni slittamenti abbiamo fissato per l’11 gennaio prossimo l’incontro con l’assessore alle Politiche Sociali e in seguito verrà organizzata una conferenza stampa sui “braccialetti” pensati per i malati di Alzaimer, gran parte degli scomparsi di una certa età.


 

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