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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

Elezioni Unibo, Giuliana Benvenuti aspira così al rettorato: "Prima cosa, intervenire sull’organizzazione dell’Ateneo"

INTERVISTA Il 22-23 giugno si vota. La prof di Letteratura in lizza: "Per uscire dalla crisi pandemica, sociale ed economica bisogna fare rete con le università del mondo sulle sfide di ricerca e innovazione che ci attendono. Unibo deve guardare all’Europa"

A giugno l'Alma Mater avrà le elezioni per decidere chi sarà il prossimo rettore o la prossima rettrice. Abbiamo ascoltato il programma di Giovanni Molari e di Giusella Finocchiaro è la volta di un'altra donna, Giuliana Benvenuti: "I sei anni durante i quali sono stata in Senato Accademico mi hanno dato occasione di conoscere le ricchezze straordinarie di questo Ateneo. Cosa c'è per me nel futuro dell'Università di Bologna? Le mie priorità riguardano la ricerca innovativa e avanzata e la didattica di qualità". 

Chi è Giuliana Benvenuti?

"Ho 56 anni, due figlie e un consorte che in questo periodo stanno dimostrando una notevole capacità di comprensione e supporto. Sono professoressa ordinaria di Letteratura italiana contemporanea e Letteratura e media, appassionata di letteratura, di critica e teoria letteraria e mediale, di cinema e serialità televisiva. Amo viaggiare e per molto tempo ho giocato a basket, ora sono un po’ arrugginita e cerco di tenermi in forma con passeggiate all’aria aperta e, quando posso, giornate al mare".  

Ecco la prima candidata dell'Unibo: è Giuliana Benvenuti

Quando e come ha deciso di candidarsi come futuro rettore dell'Unibo?

"La decisione di candidarmi è frutto di un insieme di esperienze concrete e riflessione. I sei anni durante i quali sono stata in Senato Accademico mi hanno dato occasione di conoscere le ricchezze straordinarie di questo Ateneo. Al contempo, ho avuto la fortuna di incontrare molte colleghe e molti colleghi con cui ho condiviso la scelta della candidatura e che generosamente mi sostengono quotidianamente in questa campagna elettorale".

Quali sono i punti fondamentali del suo programma elettorale? Quali le priorità per l'Università di Bologna? Quale la prima cosa che farebbe da rettrice dell'Alma Mater?

"La prima cosa che farò sarà intervenire sull’organizzazione dell’Ateneo, semplificandola e valorizzando le competenze dei tecnici amministrativi, dando così sostegno alla grande progettualità che ci attende nei prossimi anni. Il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza porterà ingenti investimenti che dovremo essere in grado di gestire. Le mie priorità riguardano la ricerca innovativa e avanzata e la didattica di qualità, punti qualificanti di Unibo. Mi riferisco alla ricerca transnazionale, applicata e a quella libera, che andrà finanziata con misure importanti. Cercherò poi una sinergia forte con le città del Multicampus, con la Regione e con il Ministero per proporre le migliori soluzioni di sviluppo e di public engagement. Avvierò una riflessione seria e lungimirante sulla didattica, integrando la presenza in aula con l’innovazione consentita dalle nuove tecnologie. Infine, darò vita a un ambizioso piano di riqualificazione degli edifici storici nel rispetto della sostenibilità ambientale. Penso a una Unibo green, che sappia costruire il futuro". 

Non solo primarie, a giugno si vota anche all'Unibo

L'Università di Bologna nel mondo: quali sono le potenzialità e le prospettive per i prossimi anni?

"Unibo deve guardare all’Europa e alle altre realtà internazionali. Intendo investire sul progetto UnaEuropa che ci permetterà di realizzare il sogno di lauree e dottorati europei. Potremo poi promuovere collaborazioni con Paesi europei e non europei nel campo della formazione e della ricerca, avvalendoci dei finanziamenti previsti dai protocolli bilaterali e multilaterali e utilizzando appieno le potenzialità dei bandi per la cooperazione internazionale nell’ambito della formazione universitaria. Per uscire dalla crisi pandemica, sociale ed economica bisogna fare rete con le università del mondo sulle sfide di ricerca e innovazione che ci attendono. Vorrei che la nostra università si aprisse sempre più alla collaborazione inter-ateneo, internazionale e ai progetti comuni con gli Enti di ricerca. Ne abbiamo bisogno, anche per condividere importanti infrastrutture".

Quali potrebbero essere le nuove attrattive per l'Alma Mater? Soprattutto in luce della pandemia, che certamente ha accelerato alcuni meccanismi, fra cui le opportunità del digitale...

"La pandemia è una situazione che non avremmo voluto vivere, ma che ci chiama alla responsabilità di restituire valore all'istituzione universitaria, dobbiamo farlo per i giovani, dobbiamo fare in modo che il paese riparta da loro, investendo in formazione, riaprendo le aule il più possibile, ripensando i profili dei futuri laureati e laureate. Università è congiunzione di ricerca e formazione. La domanda che dovrà attraversare le nostre scelte è una: è utile ai giovani? Non dico che questo impedirà di commettere errori, penso che spazzerà via gli interessi personali, i progetti che non hanno al centro la crescita della conoscenza e della comunità. Dobbiamo combattere la povertà culturale e proteggere la formazione dei più giovani".

Qual è la sua visione sul percorso dei ricercatori? Età media troppo alta e carriere troppo statiche? Come allinearsi all'Europa se non lo siamo? Quali proposte?

"Il percorso dei ricercatori è lungo e accidentato, purtroppo. Per questo, è fondamentale che la proposta di legge che si sta discutendo in questo momento in Parlamento vada nella giusta direzione. Il loro percorso dovrà essere reso più chiaro, evitando troppi anni di precariato senza garanzia di assunzioni. Per allinearci all’Europa sarebbe opportuna la riforma della figura dei ricercatori a tempo determinato. Le carriere dei nostri migliori giovani vanno sostenute. Spesso questi giovani hanno una formazione di eccellenza, come dimostra la loro competitività sul piano internazionale. Bisogna garantire una pianificazione seria e continua del reclutamento e quindi dei concorsi. Dobbiamo avvicinarci alle forme di reclutamento internazionali, concedendo maggiore autonomia e responsabilità agli Atenei. E’ un argomento da portare all’attenzione del legislatore. Ovviamente, auspico un profilo sempre più internazionale delle nostre ricercatrici e dei nostri ricercatori: è bene prevedere nella loro carriera periodi di soggiorno in istituzioni estere, così come praticare una politica volta ad attrarre eccellenze da altre università".

Visto che ci sono risorse in arrivo, quali le priorità di utilizzo?

"Dovremo mettere le forze migliori in condizioni di essere trainanti sui pilastri del PNNR e di HEU e questo significa, per me, incrementare la progettazione interdipartimentale. Una eccessiva frammentazione e la competizione interna devono essere superate attraverso progetti trasversali sugli assi dell’Intelligenza artificiale, della sostenibilità, della medicina e del patrimonio culturale, delle scienze tutte. Dovremo far convergere questi fondi con quelli a disposizione delle altre istituzioni presenti sul territorio, delle aziende e degli Enti di ricerca, in modo da rendere le nostre iniziative robuste e capaci di modificare e modernizzare realmente. Un punto è cruciale: le nostre iniziative dovranno sempre avere come fine la ricerca innovativa e la formazione. Non possiamo rischiare di essere meri esecutori: il compito dell’università è coltivare l’avanzamento del sapere e la sua trasmissione a vantaggio della Società. Per farlo, occorre spirito critico".

Sulle linee del mandato Ubertini concorda o adotterà una linea differente? Se sì in quale direzione?

"Ci sono due aspetti critici nella nostra crescita, il primo iguarda gli spazi: aule, mense, studentati, completamento di alcune opere, valorizzazione del nostro patrimonio immobiliare. Tutto questo deve essere realizzato nel segno di una transizione green, che sia in grado di valorizzare l’ingente patrimonio immobiliare e culturale del nostro ateneo. Le operazioni di efficientamento energetico dei nostri immobili, spesso di valenza storico-architettonica, gli interventi di nuova costruzione e quelli sugli spazi aperti faranno riferimento ai protocolli di certificazione internazionali, mirando a minimizzare gli impatti delle scelte progettuali sull’ambiente. Il secondo riguarda i carichi di lavoro. Servono: assunzioni di TA, più formazione, valorizzazione delle competenze, una migliore conciliazione del tempo lavorativo e non lavorativo, appoggio nella trattativa nazionale e incremento delle progressioni stipendiali e di carriera. Questo restituirà dignità ed equità al personale TA, insieme al quale dobbiamo costruire il futuro dell’Ateneo. Una migliore organizzazione migliorerà il lavoro di tutte e tutti, libererà tempo da dedicare a didattica e ricerca. Ubertini ha impresso una forte accelerazione, ora occorre andare in profondità su alcune questioni ancora aperte e per farlo mi doterò di una squadra con competenze alte nei settori strategici, che si impegnerà nella condivisione e nell’ascolto. Penso di poter dire che quando parlo di condivisione risulto credibile, perché chi mi conosce sa che la condivisione fa parte della mia storia e della mia visione delle relazioni".

Una domanda sulle questioni calde della cronaca di questi giorni. Movida, Piazza Verdi e Zona U: cosa pensa sulla proposta daspo universitari-movida-intervento unibo?

"Premesso che gli studenti devono avere la consapevolezza di essere cittadini e dunque di essere responsabili se portano danno al bene pubblico, è chiaro che Università e Comune dovranno collaborare, anche per valorizzare la presenza di studentesse e studenti che rappresentano una ricchezza in termini di innovazione e spinta alla crescita, non un problema di ordine pubblico. Credo sia necessario affrontare insieme l’annosa questione del degrado della cittadella universitaria, che è fatto di diversi fattori, da tenere distinti. Per un verso dobbiamo sorvegliare sui comportamenti scorretti, per altro verso bisognerà affrontare la triste realtà che Piazza Verdi è una piazza di spaccio e questo ha poco a che vedere con la presenza dell’Università. Università e Comune dovranno lavorare insieme per riqualificare tutta la zona di via Zamboni. Penso a un progetto che si fondi su un sistema delle piazze (da Puntoni a Scaravilli, a Rossini e Ravegnana, a piazza Verdi) nelle quali creare attività culturali che aprano l’Università alla cittadinanza e facciano sistema con il Conservatorio, il Comunale, L’Accademia, la Pinacoteca".

Sarebbe il primo rettore donna dell'Alma Mater. Che cosa significherebbe?

"Sarebbe molto importante che Unibo potesse raggiungere questo obiettivo, dopo i passi che ha compiuti. Darebbe forza e visibilità alla storia di valorizzazione delle donne, pensiamo a Laura Bassi, e alle richieste culturali e sociali di oggi. Sarei felice se raggiungessimo una meta così importante di questo lungo cammino. Altre Università lo hanno fatto, Unibo non dovrebbe essere da meno. Io sono pronta".

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