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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Giustizia e tempi dei processi: "Meno pendenze, ma torna ad aumentare la durata"

La relazione del presidente della corte di Appello Oliviero Drigani all'inaugurazione dell'anno giudiziario

Nel distretto della Corte d'appello di Bologna, che comprende i nove Tribunali dell'Emilia-Romagna, "le pendenze in primo grado si sono ridotte del 6,2% innanzi al giudice collegiale e di ben il 12,5% innanzi al giudice monocratico".

E' il dato fornito dal presidente della Corte, Oliviero Drigani, nella relazione presentata oggi per l'inaugurazione dell'anno giudiziario.

La premessa di Drigani è che ogni commento sui dati statistici relativi alla giustizia "non può che tener conto della pandemia da Covid-19, che a partire dal mese di marzo 2020 ha pesantemente condizionato l'attività degli uffici giudiziari. In generale, e in estrema sintesi, si può dire che la pandemia, anche per il periodo qui considerato, ha comportato, da un lato, una leggera diminuzione del numero di notizie di reato pervenute ai vari uffici delle Procure (essendo peraltro aumentati i procedimenti radicati innanzi alla Direzione distrettuale antimafia) e che, a ricaduta, pure è diminuito il numero dei procedimenti poi pervenuti agli Uffici giudiziari posti a valle della sequenza procedimentale".

D'altro canto, "è invece apprezzabilmente aumentato, rispetto al periodo precedente- continua Drigani- il numero dei processi definiti dai giudici monocratici e collegiali (a dimostrazione che le difficoltà organizzative e operative conseguenti alla pandemia sono state in gran parte risolte), il che ha consentito una notevole diminuzione delle pendenze".

Come sta la giustizia in Emilia-Romagna: la relazione

Lo stesso andamento "ha caratterizzato il lavoro dei giudici di pace: minor numero di sopravvenienze, aumento considerevole di definizioni, drastica riduzione delle pendenze (-20,1%, quanto all'ufficio del dibattimento)", rileva il presidente della Corte d'appello.
"Pressoché invariato il numero dei procedimenti sopravvenuti e definiti dal Tribunale del riesame, indicativo del fatto che pressoché costante è il ricorso a misure cautelari nei confronti degli imputati", continua Drigani, mentre "il ricorso ai riti alternativi, nel loro complesso, resta sempre troppo esiguo".

Altro dato che emerge con evidenza, sottolinea poi il magistrato, "è che il male cronico della giustizia penale nel nostro Paese, ossia la sua lentezza, è dovuta non tanto ai tempi di effettiva trattazione dei processi, quanto ai tempi morti esistenti nei passaggi del procedimento da una sua fase all'altra, ovvero da un grado all'altro della giurisdizione".

In questa situazione, "la previsione di pur utili, e indispensabili, criteri di priorità nella trattazione degli affari attenua di poco la lunghezza dei procedimenti prioritari e affossa spesso definitivamente- afferma il presidente- i procedimenti che prioritari non sono". Drigani segnala poi che la durata media dei processi davanti ai giudici del dibattimento "è nuovamente aumentata, sia davanti al giudice collegiale (passando da 540 a 591 giorni) che a quello monocratico (passando da 453 giorni a 554)".

Per quanto riguarda i processi in Corte di appello, "la pendenza si è ulteriormente ridotta da 18.991 a 17.218 (-9,3%)", riferisce Drigani, sottolineando però che "il numero di processi pendenti in appello resta comunque elevatissimo e continua a rappresentare indubbiamente uno degli snodi di maggiore criticità del sistema e ne è un evidente sintomo l'ecatombe che si verifica in detto grado di giudizio, di processi definiti con sentenza di non doversi procedere per estinzione del reato a seguito di intervenuta prescrizione".
(Pam/ Dire)

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