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Cronaca Zona Universitaria / Via Zamboni

Blitz all'ufficio di Panebianco, Hobo: "Proviamo tutti i giorni a isolare i teppisti'

Condanna della politica non solo bolognese e delle istituzioni dopo che alcuni giovani dei collettivi hanno murato l'ufficio del professore: "Il problema è da che parte del muro si sta"

E' stata aperta un'indagine per violenza privata, la Digos sta indagando per scoprire l'identità dei giovani del collettivo Hobo che ieri hanno murato l'ingresso dell'ufficio del Professor Angelo Panebianco al Dipartimento di Scienze Politiche dell'Alma Mater.

La condanna dell'episodio era arrivata dal Rettore di Unibo Ivano Dionigi, dal Sindaco Virginio Merola e da molte forze politiche. "Con Panebianco si può concordare o meno" ha scritto il consigliere FI Daniele Carella su Facebook "ma difenderlo dai barbari incivili significa difendere noi stessi e la nostra libertà di pensiero.."

Solidarietà da alcuni parlamentari PD: “Le minacce e l’intolleranza sono sempre un brutto segnale che va condannato con fermezza. Ma soprattutto vanno condannati in un contesto di ricerca scientifica e dialogo educativo quale quello universitario”, firmato Sandra Zampa, Carlo Galli, Andrea De Maria, Donata Lenzi, Marilena Fabbri, Rita Ghedini, Claudio Broglia, Sergio Lo Giudice, Francesca Puglisi, Gian Carlo Sangalli, Paolo Bolognesi.

LA RISPOSTA DI HOBO. Le reazioni del rettore, del sindaco, dei partiti e della stampa di destra e di sinistra erano prevedibili per gli attivisti di Hobo : "Quando politica e informazione sono ridotti a soldi e poltrone, i comportamenti sulle questioni significative non possono che essere uguali" scrivono in una lunga nota, mentre l'azione contro il professore "è stato significativo perché tocca un aspetto decisivo, la paura. Non la paura fisica, come sostengono le fantasie malate (quelle sì deliranti) di leghisti e democratici, ma la paura per la fine dell’impunità castale che avvolge e protegge le élite politiche, accademiche e dell’informazione. È la paura del crollo della torre d’avorio fatta di privilegi e arroganza, la paura che il loro isolamento dorato venga infranto. La paura, cioè, che alla generica accusa contro i grandi sistemi che generano la crisi si accompagni l’individuazione puntuale dei tanti nomi e cognomi, più o meno rilevanti, dei padroni e dei servitori, in cui quei grandi sistemi si incarnano".

Hobo vs Panebianco: cemento, filo spinato e vernice rossa

Colpevoli dunque anche gli organi di stampa e l'università "Come se fossero attori neutri e ininfluenti, come se le parole dei consiglieri del principe – sparate dai pulpiti dell’accademia e del più potente quotidiano del paese – non avessero conseguenze rispetto alle azioni del principe stesso. Come se non ci fosse alcun nesso tra l’invocare la selezione razziale e il razzismo, tra il consigliare di allontanare “loro” (coloro che “scappano dalla povertà”) e i migranti morti nel Mediterraneo, tra il sostenere le politiche neoliberiste della macelleria sociale e l’impoverimento di massa nella crisi". 

Non è la prima volta infatti che i collettivi attaccano Panebianco e i suoi articoli su un quotidiano nazionale; era accaduto a gennaio, dopo un editoriale sull'imigrazione: "Allora, dov’è la violenza tra un muro alla porta dell’ufficio di un barone nero e un muro fatto di eserciti e check-point, tra la vernice rossa e il sangue di milioni di persone, tra un’iniziativa contro una testa d’uovo neocon lautamente ricompensata e la quotidiana sofferenza di disoccupati e precari?...  Il problema è da che parte del muro si sta".

IL RETTORE. "Pavido rettore I(n)vano Dionigi" per Hobo "supporter della riforma Gelmini e del modello Marchionne nell’università, responsabile di sgomberi e lavoratori pagati meno di tre euro all’ora per permettere la libertà di espressione ai baroni" che ribadisce "la propria incondizionata stima al barone nero". E un messaggio al sindaco: "Una piccola rassicurazione rispetto alle ebbre parole del sindaco 'questi teppisti vanno isolati'. Tranquillo signor Merola, noi ci proviamo quotidianamente. L’altro giorno l’abbiamo fatto addirittura con un muro. E nonostante la crisi, di calce e vernice ne abbiamo ancora tanta..."

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