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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Centro Storico / Via del Pratello

Disordini al Pratello, celle inagibili e porte divelte. Il Garante: "Struttura e vie di fuga inadeguate"

Giorni critici all'Istituto minorile. Tre detenuti sono stati trasferiti alla Dozza e alcuni agenti sono rimasti intossicati.

Cinque celle inagibili. Questo il bilancio del sopralluogo all'Istituto Minorile di via del Pratello, dopo i disordini degli ultimi giorni, ossia l'incendio appiccato domenica scorsa, con l'intossicazione degli agenti di Polizia penitenziaria e i tentativi di sfondamento. 

"In relazione alle condizioni di sicurezza della struttura, risulta assai preoccupante la verosimile inadeguatezza delle vie di fuga, nella malaugurata evenienza in cui, in caso di incendio di ampie proporzioni, dovesse configurarsi la necessità di evacuare i ragazzi", ha dichiarato Antonio Ianniello, Garante per i Diritti delle persone private della Libertà personale che fa il punto sul carcere minorile. 

I disordini hanno interessato il secondo piano, dove sono alloggiati i ragazzi maggiorenni: Due celle al primo piano detentivo, in ragione degli eventi critici verificatisi durante il fine settimana, tre al secondo piano, interessate dai fatti di ieri (in due di esse è stato appiccato il fuoco e in una risulta essere stata in parte divelta la porta blindata)", sono state danneggiate e quindi sono inagibili, come conferma Ianniello: "I disordini si sono consumati interamente all'interno della sezione detentiva, i cui accessi erano stati bloccati da parte degli operatori penitenziari. A seguito dei fatti, tre ragazzi maggiorenni sono stati trasferiti presso la Casa Circondariale di Bologna"

"Raddoppio della capienza regolamentare"

Per quanto riguarda la sicurezza della struttura "risulta assai preoccupante la verosimile inadeguatezza delle vie di fuga, nella malaugurata evenienza in cui, in caso di incendio di ampie proporzioni, dovesse configurarsi la necessità di evacuare i ragazzi - osserva il Garante -. Il deterioramento del contesto detentivo dell'istituto penale per i minorenni affonda le sue radici nell'apertura del secondo piano, risalente a circa un anno fa. Tale opzione organizzativa ha comportato nei fatti il raddoppio della capienza regolamentare all'interno di un contesto strutturale inadeguato con evidenti ricadute anche sulle condizioni di vita dei ragazzi, le cui fragilità si sono con tutta evidenza amplificate". 

Ianniello fa notare che all'aumento dei detenuti non è corrisposto l'ampliamento "degli organici degli operatori della sicurezza e dell'area educativa (a tempo pieno). Tutto il personale è risultato in affanno nel recente periodo - sottolinea - essendo esposto a situazioni di maggiorata tensione che, se prolungate nel medio/lungo periodo, si teme possano anche andare a incidere sulla congruità degli interventi posti in essere da parte degli stessi operatori".

"I disordini di Bologna sono solo gli ultimi in ordine temporale - conclude Ianniello -  Va a terminare un anno che sembra aver visto difficoltà senza precedenti in tutti gli istituti penali per i minorenni, da nord a sud, isole comprese. Nel complesso della detenzione minorile non si contano più gli eventi critici, i danneggiamenti, le aggressioni in danno del personale, risultando a questo punto non più differibili un'urgente e risolutiva riflessione su quanto sta accadendo, nonché conseguenti interventi congrui rispetto all'attuale contesto". 

Di cosa si occupa il Garante 

L’articolo 7 del decreto legge 23 dicembre 2013, n. 146 ha istituito il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale.

E' un’Autorità di garanzia indipendente a cui la legge attribuisce il compito di vigilare sul rispetto dei diritti delle persone private della libertà

Le aree di intervento del Garante nazionale:

- l’area penale (Istituti penitenziari per adulti e minori, Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza – Rems, Comunità)

- l’area delle Forze di Polizia (camere di sicurezza e qualsiasi locale adibito alle esigenze restrittive in uso a Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia locale)

- l’area delle persone migranti (Centri di permanenza per i rimpatri, hotspot, locali ‘idonei’ e di frontiera per il trattenimento delle persone migranti)

- l’area sanitaria (Servizi psichiatrici di diagnosi e cura, Residenze sanitarie assistenziali per persone anziane o con disabilità)

- a queste quattro aree se ne è aggiunta una quinta relativa ai luoghi formali di quarantena (tra cui i c.d. Hotel Covid 19).

Al centro dell’attività del Garante nazionale sono le visite ai luoghi di privazione della libertà, visite che si fondano su tre poteri che il Legislatore ha assegnato all’Autorità:

- l’accesso ai luoghi senza autorizzazione

- l’accesso a colloqui riservati con le persone

- l’accesso a tutta la documentazione

"In modo del tutto indipendente e senza alcuna interferenza, il Garante visita i luoghi di cui all’articolo 4 del Protocollo Onu; svolge colloqui visivi riservati con le persone in essi ospitate, senza testimoni, nonché con ogni altra persona che possa fornire elementi utili all’esercizio della propria funzione preventiva; prende visione di ogni documento ritenuto necessario, inclusi, previo parere anche verbale dell’interessato, quelli di carattere medico. Scopo delle visite è individuare eventuali criticità e, in un rapporto di collaborazione con le Autorità responsabili, trovare modalità per risolverle e innalzare sempre più il livello di tutela delle persone private della libertà nel nostro Paese" spiega il Ministero della Giustizia "Il Garante nazionale presenta una relazione annuale al Parlamento. Deve inoltre fornire un parere obbligatorio non vincolante su tutti gli atti legislativi in discussione in materia di privazione della libertà". 

Il Garante nazionale è affiancato dai Garanti regionali, provinciali e comunali. Al momento, sono previsti normativamente da tutte le Regioni o province autonome (salvo quella di Bolzano), tuttavia in alcune Regioni il Garante non è stato ancora nominato (Basilicata, Calabria, Liguria e Sardegna). (Fonte: Ministero Giustizia)

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