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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Indagine sui portali del cibo a casa, i riders: "E' come Tangentopoli, ora assumeteci tutti"

La procura di Milano dispone parole di fuoco e multe per 700 milioni nei confronti di diverse aziende del food-delivery, le quali annunciano ricorsi. Intanto però i ciclofattorini organizzati gongolano: "Anni di lotta, ma ne è valsa la pena"

L'inchiesta della Procura di Milano sul lavoro nel food delivery rappresenta "una notizia dirompente", che sostanzialmente "conferma quanto abbiamo sempre sostenuto". Ecco la reazione dei ciclofattorini riuniti in Riders Union Bologna e nella rete nazionale RiderXiDiritti, che comprende altre esperienze simili presenti in città come Milano, Napoli, Roma e Firenze.

"Il procuratore capo Francesco Greco parla apertamente di 'schiavismo' -scrivono i rider in un comunicato su Facebook- mentre le contestazioni per gravi casi di sfruttamento e di inadempienze riguardano tutte le principali piattaforme del delivery (da Deliveroo a Glovo, da Just Eat a Uber Eats)".

Per questo, di "deliverygate" si parla: "733 milioni di euro di ammende per violazione di norme su salute e sicurezza, datori di lavoro sotto indagine, verbali che impongono l'assunzione dei 60mila lavoratori di tutta Italia", continua il post: "Si tratta di un colpo pesantissimo alla narrazione delle piattaforme, al loro modello basato sulla finta autonomia, sulla violazione di leggi e contratti, sulla negazione di qualsiasi diritto. Non c'è più tempo da perdere: assunzioni e diritti subito, basta precarietà e sfruttamento".

Per Tommaso Falchi, portavoce di Riders Union Bologna, è scoppiata "la tangentopoli del food-delivery". Da Milano è arrivata "una notizia bomba e non nascondiamo una certa emozione -continua Falchi, parlando con la 'Dire'- perché ormai è da quattro anni che mobilitandoci in una vertenza infinita diciamo le stesse cose del procuratore Greco, ovvero che viviamo in condizioni di precarietà, di sfruttamento e addirittura lui ha usato la parola schiavitù".

Quello che riders continuamo a chiedere "sono diritti e tutele piene e di essere riconosciuti come veri lavoratori dipendenti, ora -continua Falchi- questo viene detto anche dalla magistratura con accuse pesanti per i manager di grandi multinazionali, 700 milioni di ammende e l'obbligo di assumere entro 90 giorni tutti i 60mila riders in Italia. E' una notizia importantissima che ci dà ancora più forza, sapevamo di avere ragione ma fa questo fa crescere ancora di più la volontà di andare in fondo", perché a questo punto le piattaforme "non possono più fare finta di niente".

Per Falchi, però, c'è ancora un grosso scoglio da superare. Le condizioni di lavoro in cui si trovano i riders "noi le denunciamo da anni, i Tribunali ci hanno dato ragione in varie cause e ora c'è anche questa inchiesta che va nella stessa direzione, ma -attacca il portevoce dei riders- è la politica la grande assente".

Al di là dei "passi avanti fatti a livello territoriale, come nel caso di Bologna -continua Falchi- sul piano nazionale siamo sopravvissuti a tre Governi, abbiamo sentito tante belle parole ma alla fine dei fatti non sono riusciti o non hanno voluto, non so cosa è meglio, risolvere il problema".

Insomma, "è come l'Ilva: la politica si mostra incapace e serve la magistratura", aggiunge Falchi. Per questo le mobilitazioni non si fermano, anzi proprio domani (oggi per chi legge, ndr) si terrà un'assemblea nazionale "a cui si sono iscritti già 200 riders da tutta Italia", segnala Falchi: "Discuteremo di come lanciare un affondo definitivo sui colossi multinazionali e organizzare una nuova mobilitazione con una giornata coordinata di scioperi per marzo". Oggi, intanto, Riders Union Bologna effettuerà un presidio in piazza Maggiore per la distribuzione gratuita di Dpi, perché su questo le aziende "sono ancora inadempienti". (Pam/ Dire)

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