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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Valentina, infermiera in Inghilterra rientra per lavorare al Sant'Orsola: "Lo rifarei miliardi di volte"

La storia della 26enne parte dalla Sicilia, attraversa la Manica e approda a Bologna: "Il Covid mi ha fatto sentire il bisogno di aiutare il mio Paese e ho rivalutato molto l'Italia. Il Sant'Orsola mi ha 'regalato una casa' nel periodo di transizione, quando ne avevo bisogno"

Valentina Fortuna aveva il sogno dell'Inghilterra e lo ha realizzato tre anni fa, quando dopo aver superato l'esame per convertire la sua laurea in infermieristica, è stata assunta dal Royal Papworth Hospital nel Cambridgeshire: "Fin dai tempi del liceo mi sono concentrata sull'inglese pensando che mi sarebbe stato utile per poter lavorare all'estero e così è stato. Nel Regno Unito mi sono ambientata e integrata. Avevo un ottimo lavoro da infermiera (quello per cui avevo studiato in Sicilia, dove ho trovato molte difficoltà nel trovare lavoro) ma poi è arrivato il Covid". 

Valentina, come hai vissuto la diffusione del virus dall'inghilterra? Come guardavi all'Italia mentre lavoravi fra le corsie del Royal Papworth? "Abbiamo visto i pazienti affetti da Covid aumentare in modo esponenziale e osservavo l'Italia che era in una fase più avanzata rispetto al Regno Unito. Ho visto il vostro lockdown mentre io ero, a mio parere, circondata da una eccessiva leggerezza. Avevo paura che sarebbe successo anche da noi tutto quello che vedevo e alla fine è stato così". 

A un certo punto hai deciso di tornare in Italia, giusto? "Sì. Non so dare un nome a quello che ho provato, ma mi sono sentita come intrappolata in un paese che non era il mio. Non potevo tornare a casa, non potevo spostarmi da lì e ho così iniziato a pensare di aiutare il mio di paese invece che quello (sebbene ci tessi tanto bene). Ho visto che il Sant'Orsola avrebbe potuto offrirmi un'opportunità e ho tentato il concorso, che poi ha avuto esito positivo. Ho scelto il policlinico di Bologna perchè sapevo che vi si pratica la terapia di ossigenazione extracorporea a membrana (Ecmo), tecnica che si praticava anche a Cambridge.

Un trasferimento in pieno Covid. Come ti sei mossa con l'ospedale che stavi per lasciare e come hai organizzato il trasloco? "Mentre navigavo in rete dall'Inghilterra in cerca di posizioni aperte avevo anche letto della possibilità offerta dalla Fondazione Sant'Orsola di poter avere un alloggio gratuito come neoassunta grazie alle donazioni della campagna 'Più forti insieme' e ho pensato che l'Italia non è poi così indietro come si dice spesso. Ho rivalutato molto il mio paese. E insomma ho utilizzato ben volentieri il servizio per potermi concentrare sul lavoro e cercare casa senza troppa ansia. 

Tornando alla mia storia: ho dato le dimissioni fra le lacrime scambiate con i colleghi (ormai amici) e senza riuscire a rispettare il preavviso, due settimane dopo sono arrivata a Bologna per prendere servizio a metà dicembre. Non mi sono mai pentita e lo rifarei miliardi di volte". 

La cosa più difficile che hai dovuto affrontare? "Fare tutto da sola. Essere soli e lontani da casa è dura". 

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