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Cronaca

"Cuore e polmoni messi in stand by", 66enne salvato con complesso intervento multidisciplinare

Funzionalità cardiaca di appena il 15%, ora sta bene. L'équipe di Emodinamica di Villa Torri racconta il salvataggio dell'uomo che versava in gravi condizioni cardiache e non poteva sopportare un classico intervento cardiochirurgico di bypass

A Villa Torri Hospital di Bologna salvata la vita di un paziente con un quadro clinico complesso. Si tratta di un 66enne "che, a causa delle gravi condizioni cardiache, non poteva sopportare un classico intervento cardiochirurgico di bypass". Così raccontano dall'osperdale bolognese aggiungendo che "l’équipe di Emodinamica ha adottato un approccio chirurgico multidisciplinare che ha richiesto il supporto di ECMOlife, innovativo dispositivo per la circolazione extracorporea. È la prima volta che questo dispositivo viene impiegato in un intervento di Emodinamica: questa tecnologia è infatti solitamente di pertinenza cardiochirurgica".

Il delicato intervento

A svolgere il delicato intervento è stata l’équipe coordinata dalla dott.ssa Chiara Grattoni, che ha lavorato di concerto con il dott. Mauro Del Giglio, responsabile dell’Unità Operativa di Cardiochirurgia, e con il dott. Stefano Tonioni, specialista in Cardiologia Interventistica ed Emodinamica.

"Il paziente - ricostruiscono dalla struttura sanitaria - presentava una cardiopatia dilatativa con importante affanno respiratorio. La cardiopatia dilatativa ischemica è una patologia del muscolo cardiaco che riguarda in particolare il ventricolo sinistro che si dilata e non riesce a pompare il sangue a causa della compromissione della sua contrattilità, provocando un importante deficit degli organi, tra cui i polmoni. Tra i fattori di rischio vi è ipertensione arteriosa, colesterolo alto, cattive abitudini legate al fumo, diabete e famigliarità".

"Il grave quadro clinico del paziente (iperteso, fumatore, con alti valori di colesterolo), dovuto ad un infarto avuto 10 anni prima e aggravato dal progredire della patologia ostruttiva, ha richiesto una pianificazione dettagliata dell’intervento - aggiungono i medici - Gli esami diagnostici pre-operatori avevano evidenziato, tramite la coronarografia, un’arteria completamente chiusa e altre due occluse al 90%. La funzionalità cardiaca risultava limitata al 15% e procedere mediante un classico intervento chirurgico di angioplastica o bypasss sarebbe stato infatti estremamente rischioso."

Cuore e polmoni messi in 'stand by'

L’équipe medico-chirurgica ha dunque optato per l’utilizzo di un particolare dispositivo ECMO (ExtraCorporeal Membrane Oxygenation) per la circolazione extracorporea assistita, in grado di sostituire temporaneamente la funzione del cuore e dei polmoni. Si tratta di un dispositivo “salvavita” - spiegano dall'ospedale - "un’evoluzione dei sistemi per circolazione extracorporea presenti in sala operatoria, ovvero una pompa centrifuga per ECMO a levitazione magnetica ideata per l’utilizzo sia presso strutture ospedaliere sia in ambito extra ospedaliero".

“L’intervento di dilatazione dell’arteria che teneva vivo il cuore era estremamente delicato – racconta la dott.ssa Grattoni –. La procedura di dilatazione e impianto dello stent nell’arteria parzialmente occlusa ci aveva fatto sorgere il timore che il cuore potesse, senza un supporto adeguato, fermarsi o dare problemi in fase acuta. Con l’utilizzo di ECMOlife, le funzioni cardiaca e respiratoria erano temporaneamente svolte dal dispositivo, supportando così il sistema cardiovascolare e permettendo di eseguire l’angioplastica per riaprire la coronaria occlusa in totale sicurezza”.

L’intervento ha permesso di risolvere la stenosi coronarica con lo scopo di consentire un maggiore afflusso di sangue e di conseguenza un miglioramento della funzione del cuore. Il dispositivo ECMOlife è stato messo in funzione poco prima dell’angioplastica e, dopo la procedura, il paziente è stato gradualmente “svezzato” dalla macchina e trasportato in Terapia Intensiva con attività cardiaca spontanea. Il giorno successivo è stato trasferito in reparto e dopo quattro giorni è stato dimesso.

Dopo un periodo di valutazione clinica verrà valutata anche l’opportunità di impiantare un pacemaker biventricolare, un particolare device che favorisce la sincronizzazione della contrattilità cardiaca e permetterà al 66enne di tornare gradualmente alle sue attività quotidiane.

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