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Cronaca

Al bar nel giorno dell'#ioapro, serrande abbassate e scetticismo: "Strozzati, ma protesta così non serve a niente"

Nei luoghi dove un tempo la movida animava le ore piccole, ora si leva un mix tra sconforto e attesa: "Almeno ci dicano quando finirà tutto questo"

Serrande abbassate, e tra chi rimane aperto un mix di attesa e sconforto. E' questo che si percepisce girando per alcuni bar del centro di Bologna, proprio nel giorno indicato dalla campagna #ioapro come il giorno della disobbedienza civile (e cioè riaprire fuori dell'orario concesso, ndr) degli esercenti più colpiti dalle restrizioni anti-covid.

Ironia della sorte, proprio oggi il Tar dell'Emilia-Romagna ha accolto il ricorso di alcuni genitori contro la chiusura della scuole, riaprendo di fatto le superiori alle lezioni in presenza. Ma sul fronte di bar, ristoranti e palestre le cose stanno andando (per ora) diversamente.

La categoria è stata colpita duramente -oltre che nell'autunno 'arancione' anche durante le Feste, per poi chiudere di nuovo subito dopo l'Epifania. Per bar e ristoranti sono scattati i ristori, ma in molti lamentano cifre insufficienti e ritardi nei versamenti. Recentemente, la Regione ha messo sul piatto un'altra ventina di milioni, ma lo sconforto resta palpabile, mentre molti noti locali -che di solito la mattina aprivano per le colazioni- sono chiusi e con le serrande lucchettate.

#Ioapro, qualche 'disobbediente' anche sotto le Torri: "Per cena tavoli già tutti occupati" | VIDEO

"Noi non riapriamo, iniziativa così poco utile"

"Cosa vuole che le dica, qui ormai apriamo solo per avere qualcosa da fare, l'asporto non è minimamente sufficiente. Ormai è una questione umana, " si sfoga con Bolgnatoday Silvia Martelli, titolare dell'Osteria delle sette chiese in piazza Santo Stefano. "Qui sono mesi che non riapriamo veramente, non si vede veramente la fine di tutto questo. Chessò, almeno poter aprire i dehor all'esterno, ma così è insostenibile" chiosa. Sulla protesta che oggi dovrebbe animare il settore Martelli si dice scettica: "Noi noi non riapriamo. E' vero che siamo messi come siamo messi, però così non si risolve il problema. Voglio dire, stai aperto un paio di giorni, ma poi arrivano pure le multe... che senso ha?".

Passeggiando verso il Quadrilatero si scorge il portico del Pavaglione, una volta animatissimo a tutte le ore. I noti locali chiusi e i tavolini assembrati all'interno o fuori legati con la catena. Lo storico caffè di Palazzo Re Enzo La Linea, anch'esso con le serrande abbassate. Chi sembra non sentire la crisi sono i negozi di pesce di via Drapperie, con la fila di clienti separata da una barriera. Ma altri templi del cibo un tempo affollatissimi, come il Mercato di Mezzo, hanno banchi e le sedie completamente vuoti.

Viaggio tra bar e locali, nel giorno della protesta 'ioapro'

"I ristori? Potevano calcolarli sulle spese"

Arrivati in via D'Azeglio troneggia la scritta del noto Gran Bar: da tempo sono spariti i tavolini fuori, e il titolare Giancarlo Campolmi. "Noi non aderiremo all'iniziativa in campo oggi, dobbiamo comunque renderci conto che c'è una pandemia in giro. Però capisco i colleghi che aderiranno, del resto. Siamo tutti in ginocchio in questo momento. Anche le aziende sane, e con sane intendo con i conti in ordine e i dipendenti pagati regolarmente, andranno in conto a serie difficoltà se continua così. E' da ottobre che non apriamo la sera e da novembre apriamo tre giorni sì e tre no. Non hai tempo di pianificare nulla". Il nodo sono anche i ristori: "Sono strutturati male, andrebbero riparamentrati ai costi sostenuti, così neanche le spese fisse arrivi a rimborsare".

Anche il bar Sotoportego di via Riva Reno, aperto da poco e quindi in difficoltà con il discorso dei ristori, non aderisce alla campagna #ioapro. "Non pensiamo sia questa la strada da percorrere. E comunque guardi noi di ristori abbiamo preso il minimo, proprio perché nuova apertura e non avevamo un reddito di confronto per dimostrarne il calo. Non so, forse se invece che sul reddito avessero fatto una moratoria su, chessò, le bollette... tanto per il 60 per cento sono tasse, almeno di sospendere questa parte, poteva significare molto, ma così i ristori sono veramente insufficienti".

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