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Mercoledì, 27 Settembre 2023

Laura Boldrini racconta la sua malattia: “Rizzoli esempio di sanità che funziona”

La deputata ed ex Presidente della Camera ha presentato all’ospedale bolognese il suo nuovo libro “Meglio di ieri”

È una Laura Boldrini emozionata quella che torna, a distanza esatta di un anno, all’ospedale Rizzoli di Bologna. Qui la deputata ed ex Presidente della Camera ha combattuto contro il cancro che l’aveva colpita al femore della gamba destra, vincendo la battaglia anche e soprattutto grazie all’intervento dell’equipe medica guidata dal dottor Alessandro Gasbarrini, direttore della struttura complessa di Chirurgia vertebrale ad indirizzo oncologico e degenerativo.

Boldrini e la battaglia contro il cancro: “Il nemico stavolta era dentro di me”

“Nel libro racconto delle molte circostanze in cui mi sono trovata in difficoltà, come quella volta in Kosovo in cui i militanti ci presero per due ore e non sapevamo come sarebbe finita. Sono situazioni che capitano quando lavori nella cooperazione internazionale ed alcuni erano morti in questo modo. Il nemico però stavolta non ce l’avevo davanti, ma era dentro di me. E non sapevo se ne sarei uscita viva. Mi chiedevo se fosse tardi, o se sarei stata così forte” dice Boldrini presentando il suo ultimo libro, “Meglio di ieri”, in cui la deputata del Partito Democratico racconta la lunga battaglia contro la malattia che l’aveva colpita. Prima l’intervento e i venti giorni di degenza al Rizzoli di Bologna, poi la fisioterapia all’ospedale Gemelli di Roma. “’Meglio di ieri’ è il libro in cui parlo del tumore raro che mi ha colpito. Ho deciso di scriverlo perché credo che attorno al cancro ci sia ancora molto stigma sociale. Le persone a volte nascondono questa realtà, ma dal mio punto di vista non c’è nulla di cui vergognarsi. L’ho scritto, quindi, per raccontare la mia condizione e cercare di contribuire all’abbattimento di questi pregiudizi. Inoltre, l’ho scritto per rendere merito alla sanità pubblica che funziona. Questi medici e queste mediche, durante la pandemia, hanno dovuto fare veramente il doppio, il triplo. Per loro è stato un lavoro enorme. Mi sembrava quindi giusto far conoscere questa realtà: leggiamo spesso di malasanità, ma è giusto invece far conoscere anche esempi positivi e storie belle, che sono riconosciute a livello nazionale e internazionale. Se abbiamo un’eccellenza nella sanità pubblica è giusto farla conoscere”.

Boldrini ha poi parlato delle difficoltà nel narrare la propria malattia quando si è un personaggio noto: “La difficoltà non ci dovrebbe essere per nessuno. Se poi c’è una figura pubblica, la difficoltà è rappresentata dal fatto che se non sei tu a raccontarlo, saranno altri a farlo al posto tuo. Per questo ho scelto di farlo in prima persona e a viso aperto”. 

Laura Boldrini e la “quasi sua” Bologna

Infine, l’ex Presidente della Camera ha parlato del suo rapporto con l’ospedale Rizzoli e con la città di Bologna: “Il bello di questa struttura è che qui operano situazioni in cui altri non vogliono mettere mano. Il giorno più bello è stato quando mi hanno comunicato che non c’erano metastasi, e che quindi dopo l’operazione avrei potuto continuare a vivere sì con la protesi ma senza dover fare i conti con il cancro che si era allargato. Sulla città di Bologna dico che è una città che ha rappresentato sempre tanto. Dovevo venire qui a studiare quando ero adolescente, tanto che il famoso 2 agosto del 1980 ero qui a cercare casa. Poi non l’ho trovata, e la mia vita ha preso un’altra direzione. Questa però è una città di cui conservo bellissimi ricordi. Bologna è una città viva, di forte convinzione antifascista, democratica, aperta e con orizzonti europei. Qui mi trovo sempre molto bene”.

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Gasbarrini: “L’operazione l’ha resa una politica migliore”

Relatore dell’incontro insieme a Laura Boldrini era il dottor Alessandro Gasbarrini: “Ciò che viene fuori dal libro è l’importanza del team: quando lei (Boldrini, ndr) mi fa i complimenti a me fa piacere, non lo nascondo, ma la realtà è che è tutto un abbaglio. È come un orologio: se ci sono le lancette ma manca un piccolo ingranaggio l’orologio non funziona. La cosa importante è avere un gruppo: non c’è una squadra dove vince uno solo. Medici, infermieri, personale sanitario: sono stati tutti importanti. Un intervento complesso può anche venire bene e un intervento semplice, se fatto male, può finire male”. Gasbarrini ha poi continuato a parlare a proposito del periodo della degenza di Laura Boldrini: “Lei è capitata in un momento molto particolare in cui non avevamo posti letto ed eravamo costretti a mettere gli uomini in stanza con le donne e lei ha vissuto questo disagio. Questo però conferma anche il fatto che non ci sono favoritismi nel modo in cui trattiamo i pazienti. Essere paziente – e io posso confermarlo, perché sono stato operato per quattro volte alla schiena – ci mette a contatto con il disagio che però può rappresentare un valore aggiunto specialmente per chi fa politica. Dal mio punto di vista Laura adesso è una politica migliore perché conosce e si mette dalla parte di chi soffre”. 

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