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La protesta dei lavoratori della Fiera sotto l'albero: "Vogliamo chiarezza" | VIDEO

Presidio promosso dai sindacati Usb e Sgb insieme alla Fisascat-Cisl

Tornano a protestare i lavoratori della Fiera di Bologna contro la disdetta del contratto integrativo e il passaggio del personale di manifestazione a Bf Servizi.

Lo fanno davanti al Comune, prima in piazza Nettuno, spedendo sarcastici auguri di Natale "a Merola, a Montalto, a Bonaccini, visto che siamo sotto l'albero di Natale del Comune, con tante 'palle' appese...", e poi entrando nel chiostro di Palazzo d'Accursio.

All'origine di tutto, secondo Usb e Sgb, che hanno promosso il presidio oggi all'ora di pranzo insieme alla Fisascat-Cisl, l'ipotesi di fusione tra la Fiera di Bologna e quella di Rimini, che darebbe il 'la all'esternalizzazione di una fetta di lavoratori. "Una parte consistente che è stata abbandonata in un limbo in cui non c'è nemmeno sicurezza rispetto agli ammortizzatori sociali. Noi siamo in Fis da marzo e percepiamo uno stipendio ridottissimo - spiega Sandro Balboni di Usb - ci troviamo in una condizione per cui questo passaggio non sappiamo se questa Fis verrà applicato e come".

Il sospetto è che la fusione "richieda come atto 'preliminare' la riduzione del personale", o addirittura "la completa eliminazione ad esclusione dei quadri, che la dirigenza della Fiera in accordo con la politica cittadina e regionale sta facendo attraverso la cessione di ramo d'azienda ad un'altra azienda del gruppo Bf servizi, una scatola fatta per gestire i servizi connessi con le fiere in modo indiretto garantendo poltrone e poltroncine".

Sindacati e lavoratori vogliono chiarezza. Anche perché "nulla è chiaro: si parla, e solo a mezzo stampa, della fusione con Rimini però di fatto né i lavoratori né i sindacati ne sanno nulla - attacca Sara Ciurlia Capone, di Fisascat-Cisl Bologna - è chiaro che questi processi senza un piano chiaro e trasparente preoccupano i lavoratori, anche perche' prima di attuare questo piano è stato disdettato il contratto integrativo", e di conseguenza "tutte le tutele e i diritti normativi ed economici previsti".

Cosa che secondo la sindacalista va contro "il protocollo firmato insieme il 5 agosto scorso che dovrebbe garantire il 'buon lavoro' all'interno del BolognaFiere e nel gruppo, dove la parti convengono 'sul mantenimento dei diritti collettivi' che però oggi non viene garantito".

Per questo viene chiesto conto "alla parte pubblica che è firmataria di quei patti di cui l'azienda partecipata non risponde". Da qui l'invito rivolto "ai soci di maggioranza pubblica, che sono le istituzioni, di convocare il tavolo in Città metropolitana per affrontare queste questioni".

E anche per Claudia, che è dal 1987 in BolognaFiere, ora occorre che "ci diano udienza e ritornare ai tavoli dove si può discutere della qualità del lavoro che molto spesso viene sbandierata, ma non portata avanti nei fatti". La sensazione è di essere stati "abbandonati. Ci hanno sempre considerato non risorse ma pesi. Non capiamo il senso di questa operazione con queste tempistiche. Io non conosco aziende che abbiano fatto operazioni di cessioni con un mancato accordo sindacale. Questo fa riflettere sul fatto che qui c'è stata un'azione di forza. L'ottica è solo di sbarazzarsi di noi e come sempre la grande tristezza è di non essere usati come preziose risorse. Su questo ci batteremo fino all'ultimo", promette Claudia. (Dire)

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