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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Lavoro, gap formazione, paghe basse e great resign: "Difficile trovare personale in 4 casi su 10"

I numeri forniti dal Festival del lavoro, organizzato a Bologna dalla Fondazione Consulenti. Nel prossimo periodo sarà penuria di figure specializzate, ma il problema non è solo demografico

Circa 9200 posti di lavoro in previsione nel prossimo periodo a Bologna e provincia, ma per 4mila di questi sarà dura trovare un candidato adatto. E' la fotografia che un completo studio promosso dalla fondazione consulenti del lavoro ha ricavato sulla base dei dati Unioncamere, in relazione al prossimo futuro del mondo del lavoro.

Si tratta delle stime dell’indagine “Il lavoro che c’è, i lavoratori che non ci sono”, realizzata dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro e presentata oggi, all’Università di Bologna nel corso della conferenza stampa della XIII edizione del Festival del Lavoro, organizzata dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro e dalla Fondazione Studi a Bologna dal 23 al 25 giugno.

Lo scenario, tratteggiato su scala nazionale e regionale, vede le Due Torri appena fuori dal podio regionale con il 40,3 per cento dei posti vacanti, precedute da Reggio Modena e Parma, con rispettivamente 44,2 46 e 46,8 per cento. Nel complesso, il tasso di “irreperibilità” è leggermente superiore alla media italiana (39,2%). Questo vuol dire che se da un lato il territorio è fertile di dinamismo economico e opportunità, dall'altro anche l'Emilia-Romagna non è immune dalle dinamiche in corso nel mondo del lavoro.

A livello regionale, con riferimento alle previsioni di nuove assunzioni nelle aziende nel periodo giugno-agosto, a fronte di quasi 54mila nuovi ingressi previsti, si prevede difficoltà di reperimento per quasi 22mila, ovvero il 40,7% della forza lavoro potenziale.

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Le professioni che mancano all'appello

Tra le professioni che mancano maggiormente all’appello, spiccano, data la stagionalità della domanda, cuochi e camerieri (oltre 5 mila considerati irreperibili), seguiti da operai metalmeccanici ed elettromeccanici (1.690), conduttori mezzi trasporto (1.470) e personale non qualificato nei servizi di pulizia (1.348). Ma in termini relativi, i più difficili da trovare sul mercato sono dopo farmacisti, biologi e specialisti scienze della vita (75,9%), i tecnici della sanità e dei servizi sociali (67,7%), gli specialisti in scienze informatiche, fisiche e chimiche (65,6%) i tecnici dell’ingegneria e settore informatico (il tasso di irreperibilità nella regione è del 61,8% contro una media paese del 56,6%) e i conduttori mezzi di trasporto (60,5%).

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Perché non si trovano lavoratori adatti?

Ma coe mai il lavoro parrebbe esserci, ma non si trovano profili adatti a occupare quel posto? I report riconosce che "È difficile ricondurre a sintesi i tanti fattori che determinano un fenomeno molto complesso, variabile a seconda dei profili interessati, e che risente, come segnalato, anche di elementi congiunturali importanti"

Vi è innanzitutto un fattore demografico non trascurabile. "Tra 2018 e 2021, la popolazione in età da lavoro, dai 15 ai 64 anni, si è ridotta di misura, con una perdita di 636mila residenti (-1,7%) di cui 262mila con meno di 35 anni (-2,1%)".

Si tratta di un dato importante, che "certifica un fenomeno più generale di allontanamento dal lavoro, prodotto da cause diverse, tra cui il rifiuto di lavori a bassa remunerazione, la crescita di forme di lavoro irregolare, l’aumento del numero dei percettori di sussidi pubblici avvenuta durante la pandemia o, più semplicemente, una revisione delle priorità di vita nel dopo pandemia, che ha portato ad una visione diversa del lavoro nella vita delle persone. In ogni caso, il risultato è quello di una significativa riduzione della platea di persone interessate a lavorare, che non ha precedenti nella storia più recente.

In secondo luogo, ad essere chiamato in causa, è lo storico mismatch esistente nel nostro Paese tra offerta e domanda di formazione, che interviene nello spiegare la difficoltà di reperimento dei profili più specializzati. Anche con riferimento ai percorsi di formazione professionale, offerta e domanda di profili rischiano di presentare vaste aree di scopertura, come nel caso dell’indirizzo meccanico, dove si stima la carenza annua di 19mila diplomati, edile ed elettrico (17mila), amministrativo e segretariale (13mila circa).

A tutti i livelli considerati, dall’universitario alla formazione professionale, la non adeguata programmazione dell’offerta formativa rischia negli anni a venire, di creare criticità rilevanti nei percorsi di crescita occupazionali nel Paese, soprattutto con riferimento ai profili che necessitano di una formazione specialistica, e che risultano anche quelli più difficilmente sostituibili.

Vi è poi un terzo ordine di fattori, che riguarda una tendenza, emersa proprio nell’ultimo anno, ad una maggiore mobilità degli italiani nel lavoro. Hanno fatto scalpore i numeri del 2021 sulle dimissioni volontarie, che hanno raggiunto la quota record di quasi 1,9 milioni nel 2021, in aumento dell’11,9% rispetto al 2019. Si tratta della punta dell’iceberg di un fenomeno più vasto, di una voglia di cambiamento del lavoro che sta interessando gli italiani.

Che nasca dall’insofferenza verso situazioni insoddisfacenti, perché precarie e poco remunerative, o dalle opportunità venutesi a creare in settori che stanno vivendo un boom occupazionale, il sentiment che prevale tra gli italiani, secondo i risultati dell’indagine condotta su un campione di 1.085 lavoratori a inizio giugno, è di un generale desiderio di nuovo lavoro. Il 5,5% lo ha cambiato negli ultimi due anni, mentre il 14,4% si sta attivando per farlo. A questo si aggiunge un 35,1% che desidera una nuova occupazione.

«Il mondo del lavoro -ha affermato Marina Calderone, Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro a margine della conferenza stampa- è la cartina al tornasole dei complessi cambiamenti che hanno caratterizzato gli anni passati e ancora di più incideranno su quelli futuri. Confrontarci sulle transizioni economiche, sociali, digitali con tutti gli attori era un imperativo per la nostra Categoria, al centro tra le esigenze datoriali e quelle dei lavoratori».

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