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Giovedì, 25 Aprile 2024
Gender pay gap

Stessi lavori, stipendi diversi. Qualcosa sta cambiando, ma resta il divario tra uomini e donne

Esempi positivo ce ne sono, ma in termini di occupabilità e di differenza nella retribuzione la strada per l’uguaglianza è ancora lunga. A Bologna, come nel resto d'Italia e fuori i confini del Belpaese. I numeri raccontano il gender pay gap

Di tassi di occupazione e parità salariale tra uomo e donna si parla da anni, ma il problema è ancora molto presente, nonostante il principio della “parità delle retribuzioni per uno stesso lavoro o per un lavoro di pari valore” introdotto nel Trattato di Roma già nel 1957. Passi avanti, certo, ne sono stati fatti: è opportuno sottolineare, ad esempio, che la presidente del Consiglio e la principale leader all’opposizione, rispettivamente Giorgia Meloni ed Elly Schlein, sono due donne. Un fatto che non ha precedenti nella storia, ma che sembra più episodico che sintomatico. 

Gender pay gap

Il divario tra uomini e donne in termini di occupazione e salario esiste, e anzi è strutturale al sistema economico e imprenditoriale. L’Unione Europea sottolinea come nel 2021 il divario retributivo medio di genere fosse, in UE, del 12,7%. Sempre l’Unione Europea fa notare come, in media, le donne svolgano più lavoro non retribuito rispetto agli uomini, riconducibile spesso al lavoro di cura, e che quindi il monte ore a disposizione per un impiego retribuito sia minore rispetto a quello degli uomini. In riferimento al 2021, l’UE sottolinea come quasi un terzo delle donne lavori part-time, in confronto all’8% degli uomini, e che proprio le donne siano più soggette a interruzioni di carriera: al 2018, un terzo delle donne occupate in Paesi UE ha subìto almeno un’interruzione del lavoro per motivi di custodia dei figli; la percentuale relativa agli uomini è di poco superiore all’1%.

In Italia la situazione non è poi così differente, come dimostra lo studio “Cercasi lavoratori” realizzato dalla CISL dell’area metropolitana bolognese e dalla Fondazione Generazioni avvalendosi di dati Istat ed Eurostat. Rispetto alla media europea del 2021 sull’occupazione femminile, in una fascia di età compresa tra i 20 e i 64 anni, l’Italia mostrava un tasso inferiore di quasi il 15% e inferiore di oltre il 22% rispetto alla Germania, leader in questa classifica.

Grafico dello studio %22Cercasi lavoratori%22 di CISL Bologna

Il divario di genere nei tassi di occupazione è poi diverso tra regioni del nord e del sud Italia. In relazione al 2021, il minor divario lo fa registrare la Valle d’Aosta (-7,7%), poi il Trentino-Alto Adige (-13,5%), la Toscana (-14,5%), l’Emilia-Romagna e il Piemonte (entrambe con il -14,9%). Il divario maggiore c’è invece in Puglia (-28,3%), seguita a ruota da Campania (-27,1%), Molise (-26,9%), Basilicata (-26,7%) e Sicilia (-26,2%).

Grafico dello studio %22Cercasi lavoratori%22 di CISL Bologna (1)

Le azioni di contrasto alle disparità

Insomma, le evidenze inchiodano senza appello il mondo economico ed industriale. Evidenze note ai governi nazionali e sovranazionali, che però stentano a trovare metodi di risposta efficaci. Una risoluzione del Parlamento europeo del gennaio del 2021 chiede alla Commissione un nuovo piano d’azione per fronteggiare il gender pay gap. Tra le proposte, c’è quello di fissare “obiettivi chiari per gli Stati membri al fine di ridurre il divario salariale di genere nei prossimi cinque anni”. Similmente, le Nazioni Unite hanno inserito nell’Agenda 2030 l’obiettivo di azzerare le disparità di genere nel mondo del lavoro. E l’Italia? Un piccolo passo è stato fatto anche qui: tra gli obiettivi del PNRR c’è infatti il sostegno all’occupazione femminile. Si tratta, nei fatti, di un vincolo agli appalti dove il 30% delle assunzioni giudicate “necessarie” ad ultimare i lavori devono essere di figure femminili.  

Differenza redditi uomini-donne a Bologna  

Il quadro è serio per non dire tragico, ma qualche spiraglio di luce c’è e arriva proprio da Bologna. Sotto le Due Torri i tassi di occupazione femminili sono positivi: 68,1%, in linea con la media europea e seconda, in Italia, solo a Firenze. Buoni anche i numeri sulla disoccupazione: l’Ufficio di Statistica del Comune di Bologna evidenzia come le percentuali di disoccupazione nell’area metropolitana sono al 3,6% per gli uomini e al 4% per le donne, entrambi ampiamente sotto le media nazionale.

Anche se in riduzione, la distanza tra i redditi di uomini e donne è tuttavia ancora un dato tangibile anche nel bolognese. Il reddito imponibile medio dei maschi a Bologna nel 2019 è pari a 30.276 euro e risulta ancora superiore del 43% rispetto al reddito imponibile medio femminile, pari a 21.167 euro. Il reddito mediano è invece risultato per gli uomini di 22.494 euro e per le donne di 17.934 (25,4% in più per gli uomini). Dall’esame del reddito mediano si evidenzia dunque un minore scarto di genere, il che significa che tra i contribuenti maschi vi è una maggiore concentrazione del reddito e cioè una più elevata presenza di percettori di redditi medio-alti e alti.
Analizzando le fasce di reddito, fino a 20.000 euro di imponibile il 42,3% dei contribuenti sono uomini e ben il 56,2% sono donne. Se si considera la soglia dei 30.000 euro le due quote passano rispettivamente a 68,1% e 81%. Guardando invece alle fasce di reddito più alte, ha dichiarato una cifra superiore agli 80.000 euro il 5,3% degli uomini (cui appartiene il 27,2% dei redditi), mentre per le donne si scende all’1,7% delle contribuenti, cui si riferisce l’11,1% degli importi dichiarati.
Pur essendo il divario di genere ancora piuttosto netto, la distanza tra i due sessi si accorcia sensibilmente nel tempo: nel 2002 il reddito mediano degli uomini era infatti del 37,8% superiore rispetto a quello delle donne; nel 2019 il divario è sceso di 12,4 punti percentuali attestandosi al 25,4%.

femmine maschi-2

Gli esempi positivi

Ci sono tuttavia - ed è bene sottolinearlo - realtà fuori dal coro. Sono diverse anche all'ombra delle Due Torri. Tra queste ad esempio l’Aeroporto di Bologna. Nel 2022 il Marconi ha avuto il 48% di personale femminile e una differenza di salario pari allo 0,6% in favore delle donne. Inoltre, sempre nel 2022, l’Aeroporto ha ottenuto la certificazione della parità di genere UNI PdR 125:2022, introdotta con la legge 162 del 2021.
Arriva sempre da Bologna e riguarda la RSA Villa Giulia di Pianoro. Il consiglio di amministrazione della residenza per anziani è composto al 50% da donne e il personale arriva addirittura all’86%. Anche qui, come per l’Aeroporto Marconi, il gender pay gap è stato azzerato e il 96% dei dipendenti ha un contratto a tempo indeterminato.

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