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Consumo di suolo, dossier di Legambiente: 'Troppe deroghe al cemento'

Gli ambientalisti passano al setaccio i principali interventi edilizi e urbanistici dell'area metropolitana esclusi dai limiti della nuova legge regionale. Polemiche anche su Fico e aree connesse al nuovo Dall'Ara

Un dossier dettagliato, sulle principali aree 'a rischio' cementificazione. Legambiente insiste sulle critiche alla nuova legge regionale al varo in viale Aldo Moro, che stabilirebbe un tetto massimo del 3% del suolo dedicato alle nuove costruzioni, concedendo però di fatto ampie deroghe nei progetti operativi. Una legge che non va giù a chi sostiene che in realtà, tra proroghe ed eccezioni, la legge regionale sul consumo di suolo tenda ad aumentare la discrezionalità dei Comuni su quanto costruire.

"Dopo l'ubriacatura immobiliare dei decenni pre-crisi -scrivono gli ambientalisti- i tassi di consumo di suolo sono sì calati, ma non sono cambiate le logiche di fondo: lo dimostra il fatto che i Comuni continuano a facilitare qualsiasi nuovo progetto e a variare le destinazioni d’uso di aree, a seconda dei progetti che arrivano sul tavolo.

“Purtroppo – sottolinea Legambiente - la proposta di legge non sembra tener conto di questo fatto, non ponendo limiti a buona parte degli interventi edilizi che oggi risultano essere attuali. Infatti, sebbene la norma "in teoria concede un consumo di suolo pari al 3% del territorio già urbanizzato, dalla sua entrata in vigore fino al 2050". Limite che, però, "risulta solo virtuale, dato che sono esclusi dal computo del consumo di suolo casistiche come le nuove edificazioni legate ad attività economiche esistenti, opere pubbliche e di interesse pubblico, e grandi interventi strategici dal punto di vista economico".

Inoltre, tira dritto Legambiente, "la legge garantisce ai Comuni un periodo compreso tra cinque e sei anni per trasformare il proprio territorio senza particolari restrizioni" Inoltre la legge garantisce ai Comuni un periodo compreso tra 5 e 6 anni per trasformare il proprio territorio senza particolari restrizioni. Una possibilità che, si vede bene nel Dossier, buona parte dei Comuni e dei gruppi economici interessati dalla rendita fondiaria intendono sfruttare ampiamente”.

«Il suolo regionale minacciato dal cemento». Il dossier di Legambiente
Il Dossier di Legambiente sul consumo di suolo cita una manciata di casi, provincia per provincia. Casistiche che in buona parte -sostengono gli ambientalisti- non rientrerebbero nei limiti posti alle nuove urbanizzazioni dalla proposta di legge urbanistica “Bonaccini”: una carenza normativa che il Dossier intende espressamente sottolineare.

I CASI DI BOLOGNA. Sotto la lente del cigno verde bolognese finiscono, tra le altre anche le aree connesse al restyling dello Stadio Renato Dall'Ara e le aree limitrofe a Fico, in zona San Donato. Seguono alcune aree di provincia, come il cosiddetto 'polo del freddo' a Cadriano, la zona Postrino di San Giovanni in Persiceto, e infine l'espansione di un impianto industriale a Calderara.

Legambiente punta il dito su quelli che considera "interventi che scambiano cemento per nuovo cemento" e cita le aree compensative, a scopo commerciale, previste nella ristrutturazione dello Stadio Dall'Ara di Bologna, che -si legge nel dossier- si sosterrebbe con la "valorizzazione" di aree vicine, oppure con le numerose opere di “compensazione” alle nuove autostrade, costituite quasi sempre da altre strade di servizio. "Il Piano vigente prevederebbe -continua Legambiente- una destinazione prevalentemente residenziale per quelle aree, un tipo di edilizia oggi poco appetibile", e "si tratterebbe comunque di un ulteriore offerta commerciale in una situazione in gran parte satura".

Quanto alle aree non edificate nelle vicinanze di Fico, alla periferia del quartiere San Donato, gli ambientalisti esprimono perplessità sul maxi- centro commerciale che di fatto si verrebbe a creare: "Trattandosi ancora di ipotesi il condizionale è d’obbligo, ma risulta evidente come una variante urbanistica favorevole al progetto commerciale rappresenterebbe l’attestazione che non sono gli indirizzi della pianificazione urbanistica a determinare l’uso del territorio, quanto le proposte di interesse privato per “valorizzare” le aree".

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