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Cronaca Fiera / Viale Aldo Moro

Legge omotransnegatività, mondo Lgbt: "Pd, da che parte stai?"

Gli esponenti del mondo arcobaleno regionale chiedono chiarezza ai dem su un incontro con Acli. Da viale Aldo Moro nessuna risposta

Arcigay e il fronte Lgbt non si rassegnano all'affossamento della legge anti-discriminazioni e tornano all'attacco. In un lungo articolo firmato dai presidenti delle realtà emiliano-romagnole (Vincenzo Branà del Cassero di Bologna, Chiara Calestani dell'associazione Aldo Braibanti di Parma, Eva Croce dell'Arcigay di Ferrara, Ciro Di Maio dell'Arcigay di Ravenna, Francesco Donini del Matthew Shepard di Modena, Alberto Nicolini dell'Arcigay Gioconda di Reggio Emilia e Marco Tonti dell'Alan Turing di Rimini), si ricorda il "retroscena" in base al quale il Pd avrebbe rassicurato nei mesi scorsi le Acli sul fatto che la legge non si sarebbe fatta o sarebbe passata con una norma anti-utero in affitto.

Protesta in Regione

Ebbene quello scenario "si sta avverando, in maniera pedissequa". I presidenti delle associazioni Lgbt citano a questo proposito anche le parole della candidata Pd alle europee Francesca Puglisi, che ospite proprio delle Acli per un dibattito elettorale ha affermato "piuttosto che una cattiva legge regionale meglio nessuna legge regionale".

Proprio ciò, affermano i firmatari, che il capogruppo Pd in Regione Stefano Caliandro e il segretario regionale del partito Paolo Calvano avrebbero assicurato alle Acli in un "incontro privato". Siccome, "ovviamente i retroscena, quando non possono contare su prove concrete- scrivono- vanno tutti verificati.

Perciò chiediamo, semplicemente: tutto questo è vero? Se non lo fosse in Pd avrebbe una strada facile per smentire questa storia: approvare subito una buona legge, senza quell'emendamento e in barba alle malelingue".

Ce n'è ovviamente anche per i consiglieri regionali Pd che hanno firmato l'emendamento contro l'utero in affitto. "È legittimo- si legge- che Paruolo e gli altri nove consiglieri abbiano una posizione proibizionista sulla gpa e sulla prostituzione. Ma in democrazia le idee diverse si confrontano e si misurano con la scala del consenso. Quando invece si tenta di vietare a priori l'espressione di posizioni diverse, esiste una sola parola: fascismo. È questo che vogliono fare nove consiglieri del Pd?".

Con quell'emendamento, sostengono infatti i sette presidenti delle associazioni Lgbt, "si vuole tenere in ostaggio l'intera maggioranza. O così o niente. Una prova di forza tra correnti di partito, un ricatto, un modo attraverso il quale una minoranza impone la sua dittatura. E infatti gli otto firmatari (in gran parte muti) tacciono proprio tutti e tutte su un punto: ma senza quell'emendamento la legge loro la voterebbero? Su questo sarebbe onesto che i rappresentanti dei cittadini della nostra regione dicessero una parola chiara: sì o no".

IN CASA PD

Il segretario regionale Paolo Calvano e il capogruppo Stefano Caliandro, accusati di aver dato a suo tempo precise garanzie alle Acli sulla legge, hanno scelto per il momento di non replicare. Ma la sensazione, oltre ad una comprensibile irritazione per i toni e i contenuti dell'intervento, è che sia stato inferto un colpo durissimo, forse fatale, al lavoro dei pontieri. Calvano e Caliandro, si racconta in Regione, hanno condotto in prima persona la difficile mediazione tra i dem sulla delicata vicenda.

Così come, nel mondo delle associazioni, si è speso uno come Franco Grillini, che anche nel giorno della convention dei pro-famiglia, l'11 aprile scorso, fece risuonare dal presidio Lgbt parole di dialogo. Ora, si spiega in casa dem, di fronte ad accuse come quella di "fascismo" tutto quel lavoro potrebbe rivelarsi inutile.

Tra i nove firmatari Pd dell'emendamento contro l'utero in affitto le parole dei leader Arcigay vengono lette del resto come l'ennesima conferma che il problema esiste. L'accusa di una "dittatura della minoranza" su un argomento come la maternità surrogata, secondo qualcuno dei firmatari, tradirebbe insomma il fatto che alcune associazioni si sentirebbero bloccate nella loro iniziativa su quel tema.

Ma c'e' un'altra cosa su cui i dem in Regione puntano lo sguardo in queste ore di campagna elettorale. Nei giorni scorsi il presidente del Cassero Vincenzo Branà ha avuto modo di criticare via Facebook l'atteggiamento sull'argomento delle candidate Pd (Elisabetta Gualmini e Francesca Puglisi) che hanno partecipato ai dibattiti delle Acli.

"Per raccattare due voti a destra- ha scritto il presidente del Cassero- si fanno capriole e contorsionismi incredibili. Risultato: quelli continuano a votare Giorgetti (di Forza Italia, ndr) e hanno disgustato gli elettori che avrebbero votato Pd". Ma chi voterà Branà?: "io scrivo Mori", ha poi rivelato nei commenti. La relatrice della legge contro le discriminazioni, un'altra dem. (Dire)

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