rotate-mobile
Cronaca

Bartleby, avanti con le iniziative e il Presidente di Lettere scrive agli occupanti: “Non è il far west”

Il Professore Marmo, Presidente di Lettere, scrive ai collettivi che occupano gli spazi dell'Università e Bartleby sfrattato continua le iniziative culturali dall'aula di via Zamboni

Per oggi alle 12.30, annunciata una “Apparizione e intervista esclusiva a Dracula” per contestare il “clima di tensione” segno, scrivono, “di un’amministrazione che, non riuscendo a rispondere politicamente alle esigenze messe in campo, grida allo scandalo e utilizza parole di pace per scatenare una guerra”. Alle 17, Assemblea Bartleby Common Library e avanti anche domani e giovedì.

LETTERA APERTA. E’ di ieri una lettera aperta, pubblicata sul sito della Facoltà, del Presidente della Scuola di Lettere e Beni culturali professor Costantino Marmo con lo scopo di “chiarire alcuni punti, preliminari alla  ricerca di qualsiasi soluzione”. Bartleby occupa da alcuni giorni una sala riunioni al piano terra di via Zamboni 38, mentre il CUA è di stanza in un altro spazio di via Zamboni 32. “L’Università è un ente pubblico che svolge attività istituzionali molto precise: didattica e ricerca” si legge nella lettera “Gli spazi che utilizza per tali attività non sono dunque spazi pubblici tout court, ma spazi aperti al pubblico, il cui accesso è regolato da un’autorità preposta (in questo caso, il Presidente della Scuola). Per fare un confronto, anche le strade cittadine, spazi questi pienamente pubblici, ammettono un uso regolato da un’autorità (comunale) che decide in base a logiche di pubblica sicurezza ... Nessuno potrebbe pensare di mettere un letto in un parcheggio e di passarci la notte”. Non è pensabile che le aule dell’università debbano essere presidiate dalle forze dell’ordine, per il professor Marmo “L’Università non ne deve aver bisogno”, ma “L’idea che vorrei fosse accettata (e che mi adopererò affinché sia rispettata) è che via Zamboni 38, in particolare, non è il far-west o una terra di nessuno, nella quale a chiunque sia lecito fare ciò che vuole”.

REGOLE "ALL'ITALIANA". “Altri gruppi studenteschi che giustamente protestano contro il modo fin qui seguito di gestire occupazioni ed emergenze di questo tipo: noi rispettiamo le regole - dicono - e spesso non otteniamo ciò che chiediamo, e loro - gli occupanti - prendono senza chiedere e alla fine si vedono riconosciuti de facto gli spazi occupati. È la solita storia ‘all’italiana’: chi rispetta le regole (e, per esempio, paga le tasse regolarmente) si sente un fesso; chi aggira o viola apertamente si sente ‘furbo’ ed è spesso impunito. Personalmente mi rifiuto di accettare e assecondare questa logica, e spero che nessuno degli occupanti intenda sottoscriverla”.

AUTOFINANZIAMENTO. “Va anche messo in evidenza il fatto che spesso questi gruppi nelle serate, autorizzate o meno, che organizzano negli spazi della Scuola, vendono bibite alcoliche per scopi di autofinanziamento, contravvenendo non solo il divieto di vendita non autorizzata nei luoghi pubblici o aperti al pubblico, ma anche la normativa fiscale in materia di commercio alimentare. Anche questi sono comportamenti che non possono essere più ammessi o accettati senza fiatare: chi vuole fare il birraio, si prenda un locale idoneo, una licenza e venda quello che vuole; nessuno gli vieterà mai di trasformare poi il suo locale pubblico in un cenacolo di intellettuali. Da parte nostra, noi non intendiamo trasformare l’università in un’osteria, fosse anche fuori dall’orario di lezione”.

MAGAZZINO CUA. “Lo stesso ragionamento si può fare per il magazzino occupato dal CUA: l’occupazione ha evidenziato un utilizzo inadeguato di uno spazio e ne prendiamo atto. Non mi pare tuttavia che l’utilizzo fattone dal Collettivo in questi anni sia riuscito a valorizzare al meglio quello spazio; di conseguenza, vista la disponibilità a collaborare dimostratami da alcuni rappresentanti del Collettivo, spero che considerino sensata la proposta che farò alla fine a tutti i gruppi occupanti”.

FONDO ROVERSI. “Due parole sulla questione del Fondo Roversi, che verrà a breve restituito al Collettivo Bartleby dall’Università che lo ha in deposito dopo lo sgombero della sede occupata di via San Petronio Vecchio, assieme ad altro materiale librario. Nella sua interezza è stato acquistato da una importante cooperativa di consumo che ne ha curato la catalogazione, la schedatura sull’OPAC del Polo bibliotecario bolognese e lo ha poi donato fisicamente alle biblioteche bolognesi perché lo mettessero a disposizione dei cittadini. Quello che è stato donato al Collettivo Bartleby, a quel che mi si dice, è una sostanziosa collezione di riviste, giornali e fogli sparsi che o si trovano già nella rete bibliotecaria bolognese oppure risultano non catalogabili. L’interesse di questo Fondo (residuale), oltre al valore affettivo, è - immagino - legato all’eventualità che Roberto Roversi abbia lasciato segni del proprio uso di riviste e giornali che possano aprire un qualche spiraglio di ricerca sui rapporti tra l’opera del poeta e questi materiali librari”. Per la valorizzazione, il Presidente dichiara la disponibilità della Scuola di Lettere “a mettere a disposizione uno spazio in cui rendere accessibili i materiali librari del residuo Fondo Roversi, lasciandone la completa gestione al Collettivo cui appartiene. Resta inteso che, una volta che il Collettivo avrà deciso di dotarsi di una sede alternativa, il Fondo lo seguirà, come è nella logica delle cose”.  (Proprio ieri la famigli Roversi si augurava, sul sito del poeta, che Bartleby e Alma Mater potessero tornare al dialogo “di fuori da qualunque uso strumentale del nome e della figura di Roberto Roversi”  - n.d.r.).
Ma continua il Professore “la realizzazione di questo eventuale progetto comune, come  di ogni altro progetto di collaborazione con i gruppi occupanti, è subordinato alla riconsegna incondizionata degli spazi finora occupati illegalmente, così che si possa procedere a una redistribuzione degli spazi di via Zamboni 38 tra le organizzazioni studentesche … Io attendo, fiducioso, una risposta pubblica, argomentata e scritta da parte dei gruppi occupanti (e eventualmente anche da quelli non occupanti). Altrimenti procederemo senza dialogo ma, sia ben chiaro, per Vostra responsabilità”.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Bartleby, avanti con le iniziative e il Presidente di Lettere scrive agli occupanti: “Non è il far west”

BolognaToday è in caricamento