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Cronaca

Piano assunzioni scuola, lettera dei ricercatori a Conte

Nella missiva firmata dal Gruppo per la valorizzazione italiana del dottorato di ricerca si ricorda che il piano di reclutamento deriva dall'accordo tra Governo e sindacati e che include anche i dottori di ricerca

Il Governo Conte aveva elaborato un grande piano di assunzione per la scuola, che dava la possibilità anche ai dottori di ricerca di avere una cattedra. Un progetto che ora, il Governo Conte bis, deve portare avanti. L'appello arriva dagli stessi dottori di ricerca italiani, che hanno inviato una lettera aperta al premier incaricato chiedendo un incontro "per parlare con lei della nostra situazione".

Nella missiva, firmata dal Gruppo per la valorizzazione italiana del dottorato di ricerca, si ricorda che il piano di reclutamento deriva "dall'accordo tra Governo e sindacati" e che include anche i dottori di ricerca, "ai quali per la prima volta era stato consentito l'accesso al percorso abilitante speciale, senza l'obbligo di servizio scolastico pregresso". A seguito dell'intesa coi sindacati, sottolineano i ricercatori, "è stato proposto un decreto. Basterebbe dare seguito a questo lavoro".

Quindi, scrivono i dottori di ricerca, "ci appelliamo a lei, professor Conte (che è docente universitario, ndr), affinché questo accordo-progetto vada avanti. Umiliati e delusi, i dottori di ricerca si rivolgono a lei affinché non consenta l'ennesima beffa di Stato nei confronti del massimo titolo di studio che, fino ad ora, è stato utile solo per fare carriera all'estero. Noi vogliamo servire il nostro Paese e il modo migliore per farlo è trasmettere il nostro sapere e le nostre pratiche di conoscenza alle nuove generazioni. D'altronde, siamo stati preparati per questo".

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I dottori di ricerca ci tengono a ricordare che i titolari di PhD "posseggono un'altissima specializzazione nelle rispettive discipline" e sono "il massimo grado dell'istruzione italiana". Eppure, "sono conosciuti dalla maggior parte degli italiani come 'cervelli in fuga', perché spesso costretti ad abbandonare il nostro Paese dopo che lo Stato ha speso circa 400mila euro per formare ciascuno di loro"

In Italia infatti le difficoltà sono tante e "il titolo di dottore di ricerca è diventato l'accesso alla 'schiavitù' della ricerca accademica", finendo per insegnare "come precari all'Università" e fare i "relatori di tesi di laurea". Oltretutto, "fuori dalle università italiane per i dottori di ricerca non c'è nulla: troppo qualificati per essere assunti dall'attuale impresa italiana", oltre al "paradosso di non essere ritenuti qualificati per l'insegnamento scolastico".

Eppure, gli stessi dottori di ricerca sono quelli che negli atenei "tengono i corsi per i futuri docenti abilitati". Insomma, accusano i ricercatori, "lo Stato italiano ha il coraggio di sputare nel piatto del dottorato di ricerca da cui mangia con avidità". Per questo il piano di reclutamento, aperto anche ai PhD, "è un primo passo in avanti".

E ai "molti detrattori che accusano questo piano di non essere meritocratico e abbastanza selettivo, vorremmo precisare che, anche tralasciando il fatto che l'ammissione stessa al dottorato ha comportato il superamento di un selettivo concorso pubblico, va sottolineato che molti PhD assommano al titolo di dottorato, conseguito in tre o quattro anni, anche altri titoli accademici che dovrebbero essere un valore aggiunto per il mondo della scuola: master, pubblicazioni, certificazioni linguistiche, borse di studio, assegni di ricerca e i famigerati 24 crediti in discipline antropo-psico-pedagogico e metodologie e tecnologie didattiche, che inizialmente dovevano essere la 'conditio sine qua non' per un equo concorso in sostituzione delle tre annualità di servizio, ma che sono ora solo carta straccia per i titolari e moneta sonante per le università: i corsi costano dai 500 agli 800 euro". (Dire)

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