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Cronaca

Coronavirus, stop ambiguità su logistica: l'appello di Cgil, Cisl e Uil

Le sigle sindacali dei traporti perdono la pazienza e tornano a chiedere misure stringenti per la logistica

"Basta ambiguità sulla logistica. Governo e Regione dicano quali sono i beni essenziali e quali no. È l'ora della responsabilità di tutti, non solo dei lavoratori". I sindacati dei traporti perdono la pazienza e tornano a chiedere misure stringenti per la logistica.

"A distanza di giorni dai provvedimenti di chiusura delle attività produttive in Italia, crediamo sia più che mai necessario che gli estensori di tale provvedimento chiariscano cosa è bene essenziale e cosa non lo è", scandiscono Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti dell'Emilia-Romagna. "Tutti i lavoratori della logistica, dalle attività portuali, al trasporto, alla lavorazione delle merci fino alla consegna a domicilio, sono ben consapevoli di qual è il loro ruolo in questo momento storico per il Paese. Un ruolo importante e determinante che va dalla circolazione dei dispositivi di protezione individuale, all'approvvigionamento dei generi alimentari nei negozi, dal trasporto (seppur ridotto) dei carburanti. Insomma, sono i lavoratori della logistica quelli che stanno letteralmente muovendo il Paese", ricordano i sindacati.

"E allora occorre uscire presto dalla grande ambiguità delle interpretazioni delle norme. E quindi dire subito cosa è essenziale e cosa no. Il senso di responsabilità dei lavoratori della logistica è indubbio, chiediamo lo stesso sforzo anche alla politica e a tutte la autorità competenti", ammoniscono.

"Gli ispettori sul territorio servono, eccome. Ma servono a definire una volta per tutte cosa si intende per beni essenziali, e quindi quali attività sono consentite, o solamente per certificare che le aziende della filiera logistica possono andare avanti a prescindere, semplicemente chiedendo la deroga? Pensiamo ai sindaci che hanno preso le distanze dalla circolare che tollerava le uscite per i più piccoli", fanno notare.

"Un giusto richiamo, ma oltre a quella dei figli va tutelata anche la salute dei genitori, a maggiore ragione se questi lavorano in filiere tutt'oggi operative, come quella della logistica. Questi lavoratori si trovano a contatto con altri colleghi o cittadini per la movimentazione e la consegna di televisori da 60 pollici, bici, costumi da bagno, piumini, jeans, magliette, mutande e calzini, mobili e telefonini. E tutto questo va bene?", chiedono. "Ad aggravare la situazione, la notizia che ci arriva dai territori di settori importanti, come la ceramica e la meccanica, che hanno cessato la loro attività per effetto degli ultimi decreti, continuando però le attività di spedizione attraverso l'utilizzo dei lavoratori della logistica, riguardo a beni e prodotti ancora fermi nei piazzali, attivita' che invece dovrebbe essere in questa fase ferma", denunciano Fil, Fit e Uiltrasporti.

"Il nostro appello è quindi rivolto ai sindaci, alle aziende, ai prefetti, alle Asl: bisogna subito intervenire senza ambiguità sulla logistica. Non farlo, sarebbe come dire che si possono riaprire tutte le attività. Tutto questo però non sta avvenendo, forse perché il consumismo on line ha raggiunto dimensioni economiche, a vantaggio delle multinazionali", concludono. (Dire)

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