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Covid, caduta capelli tra gli effetti collaterali: "Il 30% dei contagiati ne soffre"

La Prof.ssa Bianca Maria Piraccini affronta un tema poco battuto. ma che riguarda in molti: "La caduta dei capelli è correlata all'infiammazione dell'infezione e il bersaglio possibile è il follicolo pilifero"

Difficoltà respiratorie, senso di spossatezza, mancanza di gusto e olfatto e dolori muscolari: di tutto questo, nell'ambito del post-covid, si è parlato molto. Ma sono stati in tanti a segnalare un altro problema frequente: la perdita dei capelli durante l'infezione o qualche tempo dopo. "Il fenomeno della caduta di capelli associata al covid i dermatologi e i pazienti lo conoscono bene da tempo e da tanto tempo la studiano, anche se si parla maggiormente degli effetti collaterali più gravi, trascurando però l'impatto psicologico che questo problema può avere sulle persone. Ad esserne colpiti uomini e donne a grandi linee nella stessa maniera, anche se a seconda dei casi, le valutazioni si allargano anche alla predisposizione genetica alla calvizie": a spiegarlo è la Professoressa Bianca Maria Piraccini, direttrice della Scuola di Specializzazione di Dermatologia e Venereologia dell’Unibo. 

Dunque questo effetto da covid è diffuso anche se non se ne parla molto? 

"Studiamo questa problematica ormai da tempo (dal 2020) e ci siamo accorti che nel periodo dell'infezione e più spesso dopo i due mesi dalla guarigione, il 30% dei pazienti soffre di perdita di capelli eccessiva rispetto a quella fisiologica, che è per intenderci quella da cambio di stagione o da dopo parto: telogen effluvium. Abbiamo visto casi con la chioma dimezzata e noi specialisti ci siamo allarmati perché una cosa come questa a seguito di episodi infettivi l'avevamo vista solo con la Dengue. Anche se dal punto di vista medico non è una cosa grave, dal punto di vista psicologico può diventare un problema che non va trascurato".

E quali sono esattamente le cause? 

"In alcuni casi si tratta di un effetto tossico diretto del virus, che agisce sul folicolo che subisce un danno infiammatorio che porta appunto alla caduta dei capelli". 

E' una cosa reversibile, si riesce a curare o prevenire? Quali gli esami che fa sui pazienti?

"Si tratta per la maggiore di una cosa transitoria che lentamente si ferma e nella gran parte dei casi c'è un ritorno alla normalità. Questo a meno che non ci sia già un inizio o una predisposizione genetica alla calvizie: in questo caso capita che i capelli non crescano più firti come prima. Le terapie più adatte sono integratori alimentari a base di antiossidanti (utili prima che la caduta si sviluppi) e cortisonici. Il primo esame che si fa si chiama pull test e consiste in sostanza di tirare una ciocca di capelli e osservare quanti ne restano in mano. Poi si fa la tricoscopia, che è un esame in cui con una lente di ingradimento illuminata che ingrandisce dalle 200 alle 700 volte e consente di vedere la pelle del cuoio capelluto e i capelli che stanno crescendo".

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