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Luca Carboni: 30 anni di musica celebrati con Jovanotti e gli altri "amici"

In una notte fatta di musica, immagini, ricordi energici più che nostalgici e quel palazzetto in quel quartiere di Bologna dove Luca allenerà la sua sensibilità per le cose concrete

Venerdì una festa per Luca Carboni al Paladozza. Ma anche una festa per una generazione, per una città. In una notte fatta di musica, immagini, ricordi energici più che nostalgici. E in un luogo che non poteva essere un altro: questo palazzetto dello sport costruito a metà degli anni '50 in quel quartiere di Bologna dove si allenerà la sua sensibilità per le cose concrete, un mondo quotidiano, delicato e inquieto, che ieri ha compiuto trent'anni. Trent'anni di carriera festeggiati in gran compagnia.

Con gli amici bolognesi, da Samuele Bersani a Gianni Morandi; e con quelli venuti da fuori: Biagio Antonacci, Elisa, Tiziano Ferro e Jovanotti. Una storia che doveva partire da lì, anno 1982, i primi passi, l'incontro casuale con Ron durante una partita di basket, l'invito a portare i suoi testi in una delle trattorie dove in quegli anni ingrassavano i cantanti. Bologna, tanta Bologna. Celebrata fin dall'abbigliamento, con una giacca a strisce verticali rosse e blu. E dalla prima canzone, con cui ha rotto il buio del Paladozza esaurito, "La mia città, senza pietà, la mia città".

L'ha anche 'parlata', 'La sua città', reinventando con Andrea Mingardi la canzone 'Colori', in dialetto bolognese. Poi l'ha ringraziata esplicitamente: "Grazie Bologna, in questi giorni trent'anni fa finivo di registrare il mio primo album. Sono felice di ricordarlo qui, tra le strade del mio quartiere dove sono cresciuto politicamente e fisicamente - ha detto riferendosi al titolo del suo ultimo album, 'Fisico e Politico' - Grazie Bologna e viva il futuro". Dal pubblico tanto affetto. La tenerezza con cui si guarda un amico cresciuto (o anche un padre, vista l'età di alcune fan urlanti che nel 1983 erano ancora ben al di là da venire), ma sempre con la prontezza al grido delle groupie quando sul maxischermo compare la foto di Carboni ventenne.

E poi gli ospiti, venuti in Emilia per festeggiarlo, ognuno interrompendo quello che stava facendo: un continuo salire e scendere dal palco, con poco più di un saluto per non sforare i tempi di una scaletta densissima (oltre due ore e mezza di musica). Dopo Ron, Curreri e Bersani, la prima ospite 'straniera' è "la sorella maggiore" Alice per 'Farfallina'. Ligabue e Battiato hanno mandato un video saluto. Poi Antonacci, cuffie bianche alle orecchie, 'Primavera', con gli effetti video a simulare gocce di pioggia sui volti dei due cantanti. La voce straordinaria di Elisa. Tiziano Ferro che sposta gli applausi scroscianti su "Luca, sono per te... è timido". E poi inizia lo show di Jovanotti, gigantesca scritta 1992 (l'anno del loro tour insieme): sullo sfondo, le immagini di allora, lontanissime con Lorenzo, poca barba, canottiera dei Chicago Bulls, "ma se ci penso non mi sembra sia passato tutto questo tempo", dice. E in effetti non sembrano passati ventun'anni, a vederli insieme sul palco.

"Luca Carboni, Luca Carboni, Luca Carboni" urla Jovanotti alla fine di 'Fisico bestiale'. Il pubblico risponde, ed è un attimo, Lorenzo ride, salta giù dal palco, si mette tra la gente: "Volevo essere in prima fila per Luca Carboni". C'è stato - e non poteva mancare - anche lo spirito di Lucio Dalla, evocato più volte, mai citato fin quasi alla fine, quando Morandi sale sul palco per i bis, la chitarra acustica a tracolla, "Santi che pagano il mio pranzo non ce n'è sulle panchine in Piazza Grande". Una festa vera. Anche nelle imperfezioni di uno spettacolo costruito in prove serrate in un giorno e una notte. Per trent'anni che guardano avanti.

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