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Oggi, 10 anni dalla morte / Centro Storico / Via d'Azeglio

10 anni senza Lucio. L'artista e l'uomo nei ricordi di chi lo ha conosciuto: "Pensava di avere davanti ancora molto da vivere"

Carlo e Caterina lo hanno conosciuto per lavoro e da lui hanno imparato: "Riempiva i frigoriferi del teatro di gelato e a fine spettacolo ha fatto un regalino personalizzato a ognuno di noi"

Lucio Dalla se n'è andato dieci anni fa. Era il 1° marzo 2012, una bella mattina assolata, quando la notizia è arrivata gelida dalla Svizzera, dove l'artista bolognese si trovava per un concerto e dove un infarto lo ha stroncato a pochi giorni (solo tre) dai suoi 69 anni. Bologna non lo ha mai dimenticato e sono stati tantissimi gli omaggi al grande artista: dalla bellissima scultura che lo ritrae sorridente, seduto su una panchina alla sua via D'Azeglio splendente con le luminarie che citano i suoi versi più memorabili. Ma l'omaggio più bello è forse quello che non si vede, sono le parole che le persone che lo hanno incontrato, per motivi personali o professionali, pronunciano a bassa voce da qualche parte, anche come ricordo intimo da custodire. 

Carlo Massari è una di queste persone. Quando ha cominciato a lavorare con Lucio Dalla aveva solo 24 anni ed è stato proprio l'artista "che aveva un sensto senso nel capire le persone" a indirizzarlo su quella che, avrebbe scoperto molto tempo dopo, era la sua vera strada (nato come ballerino, Carlo adesso è coreografo). Fra aneddoti divertenti e il vuoto incolmabile che ha lasciato con la sua morte ("un dolore folle" lo definisce l'oggi 37enne), uno spaccato dell'uomo e dell'artista la cui poesia riletta oggi, conferma il suo riuscire ad arrivare sempre prima. In che senso? "Facciamo l'esempio delle relazioni, quelle anche tanto fastidiosamente, hanno riempito le pagine dei giornali. Lui l'amore lo vedeva come qualcosa di fluido e universale. Tanto tempo fa. E oggi è così che i giovani vivono i rapporti e la sessualità. E' sempre stato una sorta di padre spirituale e oggi ne sono consapevole come e più di allora". 

Una mostra-spettacolo per Lucio Dalla: "Anche se il tempo passa"

"Lucio ha capito subito tutto di me. Alla fine ho seguito il suo consiglio"

Torniamo indietro al vostro incontro. Un'audizione al Teatro Comunale..."La peggiore della mia vita perché avevo la febbre. Tremando ho chiesto si poter tornare il giorno dopo e mi è stato concesso: il provino era per lo spettacolo "The Beggar’s Opera" (L’Opera del Mendicate). Lucio non lo avevo visto quel giorno, ma alla fine mi hanno preso e abbiamo cominciato subito a lavorare sodo: alle prove ho capito che era geniale. Mi ha detto che non era quella la mia strada, che ballare non era tutto, ma che avrei dovuto dedicarmi a un aspetto più creativo. E oggi, in effetti, faccio il coreografo. Aveva questa speciale capacità di capire subito chi aveva davanti e aveva voglia di tirare fuori il meglio dalle persone. Lo considero a tutti gli effetti il mio padre artistico". 

Dopo lo spettacolo "The Beggar’s Opera" avete lavorato ancora insieme? "Lucio mi ha chiesto subito di partire con lui per la tournée Lucio Dalla and Friends. E così è stato. Sono stato al suo fianco fino alla fine: il giorno dopo il suo concerto in Svizzera sarebbe tornato e ci saremmo visti. Quella notizia è stata la più terribile di sempre. Un dolore folle che ho elaborato solo con il tempo, tanto tempo. Ho detto che è stato il padre artistico, ma è stato anche il mio padre spirituale". 

Lucio Dalla, a 10 anni dalla morte Bologna lo celebra con tanti eventi

Nelle serate trascorse insieme a te a agli altri ragazzi e ragazze che lavoravano con lui, fra una canzone e una chiacchierata filosofica, era mai emerso il tema della morte? "Ne abbiamo parlato quando si faceva riferimento alle ultime volontà, all'eredità. Ma lui tagliava sempre corto e diceva sempre 'c'è ancora tanto tempo per pensarci'...E invece tutto questo tempo non c'è stato". 

Quali sono i ricordi più piacevoli, gli aneddoti e le stranezze che colleghi al maestro e all'amico? "Le serate a parlare di tutto, a quando all'improvviso una volta si è zittito per un po' ed è nata in una sola notte la canzone 'I piccioni', a quando mi chiamava a notte fonda per chiedermi se all'alba sarei andato con lui a fare colazione in un bar di via Toscana...Era un po' scaramantico, ce lo diceva lui. Non ci ha mai rivelato quale fosse il suo rituale o l'oggetto che lo aiutava nelle cose della vita a cui si chiedono anche sostegni particolari: d'altronde se lo avesse rivelato forse avrebbe perso la sua efficacia". 

Hai una sua canzone che ti è rimasta particolarmente nel cuore? "Mi commuove sempre tanto 'Come è profondo il mare'". 

Anche Caterina Praderio, che ha lavorato con Lucio Dalla nello spettacolo che lo ha visto alla regia (all'epoca performer e adesso imprenditrice nel mondo dello spettacolo) ha dei ricordi da condividere che fino ad oggi sono rimasti nel cassetto: "Era molto umano e alla cena che abbiamo fatto dopo tutte le repliche mi ha regalato una bambolina. A ognuno ha fatto un piccolo pensiero personalizzato da conservare come ricordo di quella intensa esperienza. Da piccola mi piaceva già molto, conoscerlo all'inizio della mia carriera è stato importante e adesso amo ancora di più le sue canzoni". 

Caterina e Dalla-2

Qualche ricordo particolare di quell'esperienza? "Fare uno spettacolo insieme, tra palco e prove, significa vivere in comunità e stare insieme tantissimo. Lucio faceva portare un buonissimo gelato ogni giorno a teatro e lo faceva mettere nei piccoli frigoriferi che avevamo in prossimità dei camerini. Ne mangiavo talmente tanto che ho rischiato di sare male. Era una coccola che voleva farci e l'ho sempre interpretata con molta tenerezza. Ricordo anche delle cose buffe: un giorno sono arrivata alle prove e l'ho trovato coperto da una mantella bianca che si stava faecendo fare la barba...Ricordo anche quando vennero a consegnargli il Tapiro d'Oro per un inno legato alle Olimpiadi che non si decideva a comporre. In una sola notte l'ha scritto e poi lo abbiamo registrato. Era un vero talento. Un altra cosa che ricordo di lui era il suo profumo". 

Le sue canzoni che ami di più? "Sono tante. Forse troppe. Le Rondini, Anna e Marco, Caro amico ti scrivo". 

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